La drammaturgia shakespeariana di Villa Borghese si è tinta per qualche serata dei colori e della vivacità tipica della migliore tradizione siciliana.
Dal 14 al 22 luglio, sotto il cielo del Globe, è stata messa in scena l’opera “Troppu trafficu ppi nenti”, commedia di Michele Angelo Florio Crollalanza, cui sarebbe ispirata la più celebre “Much ado about nothing” in italiano “Troppo rumore per nulla”, apparsa, 50 anni dopo, a firma del più noto William Shakespeare.
Le vicende narrate in “Troppu trafficu ppi nenti” si svolgono a Messina, siamo nell’Ottocento, Don Petru d’Aragona torna in città reduce da un’impresa d’armi e viene ospitato presso la casa del nobile Lionato, padre di un’unica figlia, Ero. Tra i cavalieri che accompagnano Don Petru si distingue la figura del giovane conte Claudio, che si innamora, ricambiato, della bella Ero. Tutto sembrerebbe deciso, matrimonio organizzato, lieto fine assicurato, sotto certi tratti forse anche prevedibile, ecco quindi intervenire Don Giuvanni, fratello del principe Don Petru e geloso di Claudio, che tenta di complicare la vita ai 2 innamorati, coinvolgendo il pubblico in un vortice di scenette tragi-comiche, colpi di scena, ripensamenti, finti funerali. Il tutto nel dialetto messinese sceneggiato da Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale ed interpretato da: Pietro Montandon, Filippo Brazzaventre, Plinio Milazzo, Angelo Tosto, Gian Paolo Poddighe,Riccardo Maria Tarci, Toni Lo Presti, Valeria Contadino, Alessandra Costanzo, Raniela Ragonese, Chiara Seminara, Sergio Seminara, Mimmo Mignemi, Aldo Toscano, Sergio Seminara e Giovanni Vasta, tutti del Teatro Stabile di Catania.
La commedia shakespeariana originale sembra essere frutto di influenze letterarie differenti, principalmente proveniente dalla novellistica e dall’epica cinquecentesca.
Ad esempio l’origine classica dell’intreccio si ritrova nel lavoro di Caritone di Afrodisia: “Il romanzo di Calliroe”, alcune scene sembrano ispirate ad opere italiane come le novelle dello scrittore Matteo Bandello.
Anche alcuni personaggi sembrano ispirati ad opere note, la figura di Margherita ad esempio è riconducibile al canto V dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto (1516) che si incentra su Dalinda, dama della corte di Scozia, accompagnatrice di Ginevra, la bella principessa promessa sposa di Ariodante.
Ma perché il Globe, luogo di “culto” dedicato all’autore inglese ha lasciato spazio ad un’opera di tal Crollanza?
Nell’epoca della ricerca ai “complotti” e della nazionalizzazione culturale dove Cristoforo Colombo per gli spagnoli è Cristóbal Colón anche Shakespeare per qualcuno sarebbe in realtà un nome di copertura per il messinese Crollalanza.
Secondo alcuni studiosi infatti la somiglianza tra le due opere potrebbe non essere casuale. Il quacquero Michele Angelo Florio Crollalanza, messinese, avrebbe lasciato la cittadina siciliana a causa delle persecuzioni religiose, trovando un rifugio e una nuova vita a Stratford-upon-Avon, riconosciuta poi ufficialmente come sua città natale, e cambiando nome in William (nome del figlio morto dell’oste che lo accoglie in Inghilterra) Shakespeare (traduzione del cognome “scrolla lanza” o in italiano “scrolla la lancia”).
Per campanilismo, agli italiani ma soprattutto ai siciliani, piace credere a questa “versione” della realtà, comunque la si pensi, la rappresentazione “Troppu trafficu ppi nenti”nel teatro di Roma nel verde di Villa Borghese accompagnata dai suoni e i “colori” tipici siciliani ha regalato emozioni uniche all’appassionato pubblico che ha vissuto i complicati intrecci che spesso sfociavano nel surreale. Grazie Crollalanza, Shakespeare o chi tu sia.