Debutta in prima nazionale il 6 dicembre a Roma, presso il Teatro Porta Portese, lo spettacolo “La chiamavamo Terra Santa”, un’opera che intreccia parole e musica per esplorare l’universo interiore di Alda Merini. Questo progetto teatrale, ideato da Alessandro Fea e Stella Novari, si propone di svelare l’anima della poetessa attraverso i suoi diari, in un viaggio tra follia, dolore e una straordinaria vitalità. Le repliche dello spettacolo continueranno fino all’8 dicembre, per poi partire in tournée in tutta Italia a partire dal 2025.
Stella Novari, protagonista della performance, insieme alle sonorizzazioni di Alessandro Fea, porta in scena un racconto intimo e profondo dell’esperienza di Merini nei manicomi. I diari della poetessa narrano il suo rapporto con l’amore, il dolore e la follia, senza tralasciare l’ironia e la speranza. Questo delicato equilibrio tra sofferenza e resistenza è il fulcro dello spettacolo, che restituisce al pubblico la storia di una donna che ha saputo trasformare il suo dolore in poesia e forza creativa.
Il cuore dello spettacolo: il significato di “Terra Santa”
Nel cuore dello spettacolo vi è il concetto di “Terra Santa”, una definizione che Merini attribuisce al manicomio, un luogo che, nonostante la sua crudezza, assume un carattere quasi sacro. Nei suoi scritti, Merini descrive il manicomio come un paradiso promesso, dove la mente malata non subisce colpi e il martirio raggiunge livelli di estasi. Questo contrasto tra crudezza e sacralità, tra dolore e trasformazione, è ciò che rende unico lo spettacolo “La chiamavamo Terra Santa”.
Attraverso l’unione di teatro, musica e poesia, lo spettacolo offre un’esperienza artistica che esplora la sofferenza e la fragilità umana, mettendo in luce la straordinaria capacità di trasformare il dolore in forza, poesia e vita. Alda Merini, una delle voci più emblematiche e originali della poesia del Novecento, viene raccontata in tutta la sua complessità, offrendo al pubblico un viaggio emozionante e riflessivo.
La vita e l’eredità di Alda Merini
Alda Merini, nata nel 1931 e scomparsa nel 2009, è stata una delle poetesse più rappresentative della letteratura italiana. La sua vita è stata segnata da esperienze dolorose, tra cui il ricovero a soli 16 anni nella clinica psichiatrica Villa Turro di Milano e, successivamente, l’internamento nell’ospedale psichiatrico Paolo Pini, dove trascorse un lungo periodo fino al 1972. La Legge Basaglia del 1978, che rivoluzionò la psichiatria italiana chiudendo i manicomi, segnò un punto di svolta per Merini e per molte altre persone.
Questa riforma, completata negli anni ’90, introdusse cure territoriali e puntò sull’inclusione sociale, cambiando radicalmente il modo in cui venivano trattate le persone con disturbi mentali. Lo spettacolo “La chiamavamo Terra Santa” non solo celebra la vita e l’opera di Alda Merini, ma invita anche a riflettere sulle conquiste sociali e culturali che hanno permesso di superare l’emarginazione e gli abusi del passato.
Info utili
Lo spettacolo “La chiamavamo Terra Santa” andrà in scena al Teatro Porta Portese di Roma, situato in Via Portuense 102, dal 6 all’8 dicembre. Le rappresentazioni si terranno il 6 e il 7 dicembre alle ore 21.00, mentre la replica dell’8 dicembre avrà luogo alle ore 18.00. Il costo del biglietto è di 10 euro, con un supplemento di 2 euro per la tessera associativa. Per prenotazioni, è possibile contattare i numeri 06.5812395 o 320.7279212.
(Fonte e locandina: Rossana Tosto Comunicazione)