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Al Piccolo Eliseo va in scena l’oriente: Chie Chan e Io di Banana Yoshimoto

chie_chan_e_io_luceTratto dall'ultima fatica della scrittrice giapponese Banana Yoshimoto, Chie Chan e Io, in scena dal 19 al 31 maggio, è lo spettacolo che chiuderà i battenti della fortunata stagione 2008- 2009 al Piccolo Eliseo Patroni Griffi.
Lo spettacolo è arrivato nella capitale, direttamente da Napoli dove ha debuttato al San Ferdinando nel giugno dello scorso anno, poco dopo l'uscita del libro da cui ne è tratto.
E proprio di una coproduzione tra Napoli e Roma si tratta: per portarlo in scena si sono unite le forze del Napoli Teatro Festival, del Teatro Mercadante e del Teatro Eliseo, oltre quelle del traduttore di fiducia della Yoshimoto, Giorgio Amitrano, del giovane regista Carmelo Rifici e di tutta la compagnia.

La scenografia, coordinata da Guido Balzaga, si presenta, studiandola a sala ancora vuota, come minimale e quasi asettica, con quel palco che sembra quasi voler avvolgere le prime file della platea, stretto ma allo stesso tempo reso ampio dalla profondità e da un candore che ne esalta la semplicità.
La storia che si è voluta rappresentare racconta di Kaori e di sua cugina Chie Chan, due ormai in età matura (la prima di quarantadue anni, l'altra di trentacinque), che vivono insieme in un appartamento medio borghese di Tokyo, e che oltre a condividere la stessa dimora, condividono un legame quasi morboso e malato. La vita e le relazioni al di fuori di questo nucleo sembrano quasi impossibili ad entrambe; l'unico contatto con l'esterno Kaori ce l'ha la mattina quando va al lavoro nella boutique di alta della zia, e ancor di più quando intraprende i suoi viaggi con l'Italia per curare i rapporti con gli stilisti italiani. Chie Chan invece, ragazza chiusa e problematica, è quasi sempre in casa a fare pulizie e a prendersi cura delle sue ipomee. Tanto che, in uno dei rari giorni in cui esce di casa, quasi stordita, verrà investita da una macchina e portata in ospedale.
E' con questa scena che si apre lo spettacolo, nel momento in cui arriva a Kaori un messaggio della cugina che le spiega il fatto. Di qui si snoda il monologo di Kaori, che durerà poi per quasi tutta la messa in scena.
La trovata geniale dell'adattamento di Amitrano, sta nel fatto che è riuscito a rendere scorrevole con un acuto trucchetto, un testo che di per sé non sarebbe stato facile da seguire in una piece teatrale: Amitrano esporta il monologo interiore della protagonista, ponendolo su quattro piani diversi, resi fluidi dalle quattro attrici, con le loro diverse voci, i loro diversi volti, le loro diverse espressioni e i loro diversi corpi.
Solo in alcuni momenti la scena diventa tradizionale, si stacca dalla polifonia, per ritornare in battute e personaggi riconoscibili. Se all'inizio si rimane un po' stupiti per questo veloce e sensazionale scambio di voci e personaggi, già dopo i primi minuti, quasi ci si affeziona e ci si prende gusto, e la commedia, scivola via fluente nella sua ora e mezza di durata.
Leit motiv del racconto, oltre le tematiche care alla Yoshimoto come l'amore, l'amicizia, la casa  e la famiglia come punto fermo, la perdita e l'effetto che ne ha sull'animo umano, sono l'ossessione per l'Italia e per la moda di casa nostra. Un po' più in ombra in questo testo altri due temi importanti per la scrittrice giapponese, quali la morte e i fantasmi che ritornano dal passato.
Nel susseguirsi delle scene, a tratti oniriche, si avverte solo il rapporto anomalo di attaccamento tra le due cugine, di legame causato da insicurezza da parte di Chie Chan, e di protezione e voglia di famiglia da parte di Kaori.
Ad alterare gli equilibri tra le due, l'incontro casuale ma forte di Kaori con un uomo conosciuto su un volo di ritorno dall'Italia, che arriverà a mettere in discussione uno dei suoi punti fermi, l'indipendenza dall'altro sesso e l'assoluta dipendenza da Chie Chan.
Un uomo che però Kaori non manderà via facilmente dai propri pensieri e dalla proprie emozioni, per cui, alla fine, non si percepisce che ruolo andrà a ricoprire nella sua vita.
Altro climax della storia la scoperta del segreto di Chien Chan, della sua storia e delle sue radici, che essa rivelerà alla cugina, durante il suo ritorno a Brisbane, in Australia, sua terra natia.
Una parola in più va spesa per le quattro straordinarie interpreti, Caterina Carpio, Alessia Giangiuliani, Francesca Porrini e Cinzia Spanò, tutte giovani donne, appassionate e capaci, che hanno saputo rendere al meglio , le ansie e le angosce, le paure e le speranze, di una donna del nostro tempo; ed anche a Guglielmo Menconi, unico rappresentante del sesso maschile in scena, che ben si è districato tra le quattro Kaori.
Va inoltre segnalato, poiché si tratta di un lavoro di giovani che coinvolge i giovani, che tutti gli abiti e gli accessori portati in scena sono stati realizzati dagli studenti dello IED moda Lab Roma.
Lo spettacolo, che consiglio a chi ama le atmosfere oniriche e pulite della Yoshimoto, e non solo, andrà in scena fino al 31 maggio al Piccolo Eliseo Patroni Griffi alle ore 20,45 e la domenica alle ore 17,00.

Botteghino del Teatro Eliseo:
Via Nazionale 183 – 00184 Roma
Tel. 0648872222
Tel. 064882114

 

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