“Se hai vent’anni e la tua aspirazione è diventare come me, o come Kurt Cobain o Trent Reznor, sappi subito che non ce la farai. Non succederà. Ammettiamo anche che tu sia il nuovo Kurt Cobain. Nel momento in cui verrà pubblicato il tuo primo album, Pitchfork (un sito di riferimento nel panorama musicale indipendente americano, ndr) e la sua comunità si impossesseranno di te. La tua casa discografica cavalcherà questa cosa, perché le sue prerogative di marketing sono quelle. Ma un minuto dopo che succederà tutto questo, tu rimarrai congelato in questa situazione. Perché chi scrive e legge Pitchfork è molto attento ai codici sociali, a come ti vestirai e se indosserai la t-shirt giusta. L’ortodossia non è troppo diversa dalla rigidità di una squadra di football scolastica. Non puoi infrangere le regole se sei tra i ragazzi del coro. E i ragazzi del coro hanno tutti un taglio di capelli molto alla moda…”
Queste le dichiarazioni del leader degli Smashing Pumpkins, Billy Corgan, durante un’intervista rilasciata al Daily Beast lo scorso anno. Non male come considerazioni sul music business del nostro tempo, del resto Corgan è sempre stato incline ad interviste polemiche o provocatorie. La storia della band statunitense la possiamo proprio considerare come valido esempio di ciò che il music business può creare attorno e dentro ad uno dei gruppi più importanti del rock.
Gli Smashing Pumpkins conoscono il successo a partire dal secondo album, “Siamese Dream”, uscito nel 1993 e perciò in piena epoca del grunge. Tuttavia sarà con “Mellon Collie and the Infinite Sadness” (1995) che riusciranno a toccare l’apice, sia a livello compositivo che dal punto di vista delle vendite. Un successo travolgente per un album davvero ambizioso, ma perfetto sotto ogni punto di vista. Impossibile non ricordare brani come il celebre singolo “Tonight, Tonight”, oppure “1979”, “Thirty-Three” e “Bullet with Butterfly Wings”. Anche i relativi video promozionali otterranno grande visibilità e tutto ciò contribuirà a fare di “Mellon Collie and the Infinite Sadness” uno degli album rock più importanti di sempre.
Col successivo “Adore” (1998) si assisterà, invece, ad un cambio di rotta a livello di sonorità e questo a causa di innesti di elettronica, specialmente in ambito di sezione ritmica. Un cambiamento, questo, che lascerà perplessi i fans, ma a cambiare non è solo il sound della band ma anche le dinamiche interne. Se ne va via la bassista D’arcy Wretzky, il batterista Jimmy Chamberlin ha problemi di tossicodipendenza e Corgan assume maggiormente il ruolo di leader, rendendo quasi il tutto un suo progetto da solista. “Machina/The Machines of God” (2000) e “Machina II/The Friends & Enemies of Modern Music” (2000) sanciscono la fine del gruppo.
Nel 2001 Corgan deciderà di mettere su altra band, ossia gli Zwan, tuttavia il successo non arriverà mai e “Mary Star of the Sea”, unico loro album, passerà praticamente inosservato. Sarà allora la volta della carriera da solista, ma anche qui si assisterà ad una risposta da parte di critica e pubblico piuttosto tiepida. Corgan allora sceglierà di rimettere in pista gli Smashing Pumpkins, che rilasceranno nel 2007 “Zeitgeist”. Ritorna l’interesse per la band e ricominciano pure coi concerti, fino alla pubblicazione di un nuovo lavoro di inediti, “Oceania” (2012), accolto molto bene. L’album racchiude diverse sfaccettature del gruppo, il tutto accompagnato da una valida produzione. Smashing Pumpkins vecchia maniera, quindi al limite del grunge, aperture prog, elementi di elettronica e rock anni ’70 si avvicendano in questo lavoro che certamente segna una nuova fase per la band di Corgan.
Adesso tutto è pronto per l’ennesimo tour che toccherà anche la Capitale, Ippodromo delle Capanelle, il 14 luglio, nell’ambito di Postepay Rock in Roma 2013. Ad aprire ci penseranno i Beware of Darkness e Mark Lanegan Band (Lanegan, ricordiamo, è stato il cantante degli Screaming Trees, oltre che essere musicista poliedrico ed amante delle collaborazioni, prime tra tutte quella con i Queens of the Stone Age).
Una serata ricca, quindi, che servirà pure a verificare il reale stato di salute degli Smashing Pumpkins o, meglio, dello stesso Corgan dato che lui è, e sempre sarà, l’anima di questa band che, sotto certi aspetti, la si può ritenere suo grande progetto solista sotto mentite spoglie.
Trionfi, vicissitudini personali, conflitti interni, problemi di tossicodipendenza, la smania di un musicista per diventare unico leader, clamorosi flop, tutto ciò non è qualcosa di isolato e la storia del rock è, infatti, costellata di simili esempi. Andare a vedere gli Smashing Pumpkins è allora anche un modo per constatare la parabola di un celebre gruppo rock, musicisti che si sono trovati in un sistema più grande di loro (quello del music business, del marketing), rischiando di venirne stritolati. Per le nuove generazioni del rock, ecco la raccomandazione di Corgan, sempre estrapolata dall’intervista al Daily Beast: “L’unica cosa che rimane da fare è sovvertire questo ordine sociale. Ecco perché i Nirvana erano così dannatamente pericolosi. Loro avevano davvero le palle.”
I Nirvana non ci sono più ed è inutile spiegarne il motivo, mentre Corgan e compagni ancora sì. Che questa sia l’ennesima ambiguità e contraddizione del rock?