Riuscirà mai a trovare un momento per dedicarsi ad altro che non sia la musica? Questa domanda è più che mai lecita quando il riferimento è ad uno dei musicisti più impegnati, sempre in movimento, indaffarato fra mille progetti e collaborazioni. Steven Wilson è, infatti, un musicista che ha deciso di dedicare la proprio vita all’arte. Forse è riduttivo definirlo come chitarrista, vocalist, tastierista, ecc. La sua è arte musicale, uno sguardo sempre rivolto alla bellezza in musica. Certo, è leader di una delle band più importanti del progressive rock attualmente in circolazione, i Porcupine Tree, ma il suo è un percorso individuale di ricerca, di continuo mettersi in gioco con sperimentazioni e desiderio di intraprendere sempre nuove avventure musicali.
I Pink Floyd non escono più con album contenenti brani inediti e non fanno più concerti. A raccogliere la loro eredità ci ha pensato proprio il musicista inglese, anche perché il gruppo di “The Dark Side of the Moon” è una delle sue maggiori influenze, assieme ad altra band fondamentale del genere, i King Crimson. Wilson, del resto, non ha mai nascosto i suoi riferimenti musicali e, nel caso del gruppo guidato da Robert Fripp, si è pure adoperato al remix dei loro primi album in 5.1 audio surround.
Oltre a far parte dei Porcupine Tree, dei Blackfield, nonché a portare avanti una fortunata carriera da solista, si è dedicato anche alla produzione di gruppi non certo di modesta qualità e di scarso seguito. Basti pensare agli Opeth del suo fidato amico Mikael Åkerfeldt (con lui ha pure creato un nuovo progetto musicale denominato Storm Corrosion che, tuttavia, ha diviso critica e pubblico), agli isrlaeliani Orphaned Land ed ai conterranei Anathema.
Insomma, è proprio il caso di dirlo, Wilson difficilmente si annoia ed i risultati, aspetto non di poco conto, sono tutti degni di nota.
Ciononostante, negli ultimi tempi ha voluto dare maggior spazio alla sua carriera da solista, mettendo in un angolo la band che gli ha dato il successo mondiale, ossia i Porcupine Tree. “Insurgentes” (2008), “Grace for Drowning” (2011) e l’ultimo “The Raven That Refused to Sing (And Other Stories)”, uscito nel febbraio di quest’anno, hanno ottenuto successo, come pure i relativi tour promozionali. Wilson, evidentemente, si sente più libero di lasciarsi andare senza dover muoversi entro i confini rigidi di una band. Adesso tutto ruota attorno a lui, anche se i musicisti che lo accompagnano sono tutti dotati di grande talento. Il tour di supporto all’ultimo suo album lo vede supportato da Nick Beggs (basso), Adam Holzman (tastiere), Marco Minnemann (batteria), Theo Travis (fiati) e Niko Tsonev (chitarra). Quindi, non proprio gli ultimi arrivati per quanto concerne esperienza e talento. “The Raven That Refused to Sing (And Other Stories)” è molto bello, forse il più riuscito tra i suoi lavori da solista. Progressive rock di grande qualità ed una produzione praticamente perfetta, anche se non è certo una novità per uno come lui che adora misurarsi con i suoni e col lavoro in studio.
Non ci sono, è vero, novità sostanziali, ma le idee non mancano e brani come “Liminol”, “The Watchmaker” e la title track sono delle perle e vi si possono notare anche influenze jazz, rock anni ’70 e, chiaramente, i suoi amati Pink Floyd e primi Genesis.
Dopo il tour invernale, adesso Wilson è pronto per una nuova serie di concerti, che comprende pure una data nella Capitale, il 4 luglio, presso la sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica (inizio ore 21), nell’ambito dell’edizione 2013 di “Luglio suona bene”. La scaletta verterà sui brani dell’ultimo album, senza tralasciare però quelli dei precedenti lavori come solista. Appuntamento d’obbligo per gli appassionati dei Porcupine Tree (già, ma quando torneranno con un nuovo lavoro?) e, in generale, per tutti coloro che adorano il progressive rock.
I Pink Floyd non torneranno più e stessa cosa, purtroppo, per i Genesis. Non rimane allora che guardarsi attorno e Steven Wilson è certamente il massimo, oggi, che si possa trovare, per così dire, nel mercato discografico (di qualità).
Aspettando il ritorno (imminente) dei massimi esponenti del progressive metal, i Dream Theater, una serata in compagnia di Steven Wilson è come minimo d’obbligo. Possiamo forse perdere lo stakanovista del rock?