Chi non ricorda l’affascinante Audrey Hepburn nel film My Fair Lady del 1964 che vinse ben 8 Oscar?
La storia della rozza fioraia trasformata poi in una nobile dama è tratta dall’opera di George Bernard Shaw “Pigmalione” e debutta come musical a New York nel 1956, ottenendo un successo straordinario e dopo numerose rappresentazioni a Broadway diventa un classico del teatro musicale americano.
Questa romantica commedia musicale arriva per la prima volta al teatro Sistina da martedì 11 dicembre (prima serata di beneficienza) fino al 6 gennaio toccando poi le principali città italiane fino al 17 marzo 2013, con la regia di Massimo Romeo Piparo, le coreografie di Roberto Croce, i volti di Vittoria Belvedere e Luca Ward nei panni dei due protagonisti, la popolana Eliza e il burbero professore.
“Speravo di portarlo da tanti anni in questo teatro cui sono molto affezionato” dice il regista ed infatti My Fair Lady è uno spettacolo importante come sottolineano anche gli attori, di grande qualità, concepito con grande fasto e splendore, con parti comiche e tanta musica che saprà divertire il pubblico. Godibile per l’azione che scorre veloce, per le piacevoli trasposizioni dialettali, per i costumi, il canto, il talento interpretativo dei personaggi.
L’attrice Vittoria Belvedere molto emozionata e al suo debutto nel musical, parla del suo ruolo nuovo ed impegnativo, del suo personaggio difficile, dovendo, lei di origine calabrese, provare a parlare con la cadenza aperta del dialetto siciliano. Dice di aver trovato una preziosa collaborazione nel gruppo, di aver lavorato con responsabilità e un po’ di autogestione, non avendo mai fatto teatro o scuola di recitazione, per poter raggiungere un risultato piacevole e convincente.
La commedia ruota veloce attorno a tre personaggi principali: Henry Higgins un illustre professore di fonetica che scommette con il suo amico colonnello Pickering di riuscire a presentare per duchessa ad un ricevimento dell’alta società, l’umile e ignorante fioraia Eliza, che parla in modo orribile e dialettale, dopo averla in soli sei mesi cambiata e plasmata come si conviene ad una gran signora.
Il centro della storia è rappresentato dalla lenta ma sorprendente educazione di Eliza da parte del suo precettore che le insegna l’etichetta e le buone maniere, doti per lui indispensabili per procedere sicuri e liberi nella vita.
Il signor Higgins è un uomo come tanti, con tutti i suoi pregi e difetti, ossessionato dalla conoscenza della lingua, un uomo molto ricco e presuntuoso che ha una vera avversione per le donne ed Eliza è un gioco, una scommessa che vuole assolutamente vincere.
Il segreto del successo nel corso degli anni sta nella narrazione che vuole andare oltre il significato della favola e del sogno per approdare ad un concetto di riflessione specie sul divario fra ricchi e poveri, sull’importanza della cultura e della conoscenza della propria lingua . L’intento dell’autore del testo letterario sembra infatti proprio quello di voler demolire l’eterno mito di Cenerentola e l’ipocrisia della nobiltà del tempo.
Infatti Eliza saprà poi ritrovarsi nella persona semplice che era, rifiutando ricchezze e frivolezze e scegliendo l’amore di un giovane nobile ma povero.
Il messaggio dell’epilogo finale è chiarissimo: non si può tentare di apparire per quello che non si è, non si può sconvolgere la propria identità fino a rendersi sconosciuti a se stessi.