Uno degli ultimi rimasti. Cantautori in giro ce ne sono sempre meno, o comunque della vecchia scuola, con un modo di intendere, concepire e fare musica di un certo tipo. Probabilmente tanti grandi nomi del passato non sarebbero mai emersi oggi, che siamo nell’epoca dei Talent Show e dei Social Media. Ve lo immaginate uno come Fabrizio De Andrè, oppure Rino Gaetano, Lucio Dalla, Piero Ciampi, Ivan Graziani in un programma come “X Factor”? E Francesco De Gregori, il “Principe” della canzone italiana? Non credo proprio, anche perché è un tipo che appare molto poco in tv, concede rare interviste e propone della musica lontana anni luce da ciò che viene fuori da “Amici” di Maria De Filippi, oppure dallo stesso “X Factor”. Sì, siamo nel 2012 e tante cose sono cambiate, eppure la qualità di oggi è inferiore, e di molto, a quella dell’epoca d’oro dei nostri cantautori…
De Gregori è, perciò, uno degli ultimi rimasti, specialmente dopo la morte del suo caro amico Lucio Dalla. Ecco allora che l’uscita di un suo album di soli inediti, fa sempre notizia. Il titolo del nuovo lavoro è emblematico, “Sulla strada”. Ovviamente chi ama la letteratura non potrà che pensare al capolavoro di Jack Kerouac, vero manifesto della cosiddetta “beat generation”. Non è insensatezza, perché il titolo rimanda proprio a quel celebre libro che, De Gregori stesso, ha affermato di aver letto solamente negli ultimi tempi. Oppure potremmo collegare il tutto all’essere ancora sulla strada. Il “Principe”, infatti, ha esordito nell’ormai lontano 1972, con lo storico album, “Theorius Campus” (registrato assieme al suo collega del Folkstudio romano, Antonello Venditti). Non è semplice rimanere e superare mode, crisi della discografia, ecc… Eppure, eccolo lì, il “Principe” è ancora sulla strada…
Il merito è, senza dubbio, quello di aver creato album magnifici, densi di significato, vere poesie in musica. Un album come “Rimmel”, probabilmente il più famoso della prima parte della sua carriera, contiene canzoni immortali e che non possono mai mancare nella scaletta di un suo concerto. Quali? La dolcissima “Pezzi di vetro”, la fiera “Pablo”, molto adatta ai concerti, e la stessa “Rimmel”, uno dei brani in assoluto più noti del cantautore romano.
Qual’è una delle canzoni più struggenti, intense ed amate nella storia della canzone italiana? I più romantici direbbero “Questo piccolo grande amore” di Claudio Baglioni, ma in tanti risponderebbero col titolo di altro celebre brano di De Gregori, ossia “La donna cannone”. Chi non la conosce? Si tratta di brano amaro, struggente ed intenso; pure qui una poesia in musica. Altri album degni di nota? L’elenco può essere lungo, anche perché ognuno ha i suoi preferiti e, oltretutto, la qualità è sempre elevata, trattandosi di uno come De Gregori. Uno dei più sperimentali, ad esempio, è “Prendere e lasciare” (1996), prodotto ed arrangiato da un nome molto conosciuto nell’ambiente: Corrado Rustici. “L’Agnello di Dio”, primo singolo, è parecchio ritmato e poco vicino agli arrangiamenti consueti dell’artista. Stessa cosa la si può dire per “Tutti hanno un cuore”, mentre in “Fine di un killer” troviamo come ospite un grande musicista, l’organettista Ambrogio Sparagna.
Tuttavia, De Gregori adora gli arrangiamenti scarni e coi successivi album abbandonerà i territori sondati con “Prendere e lasciare”. Ad esempio, “Amore nel pomeriggio” (2001) e “Per brevità chiamato artista” (2008) badano all’essenziale e nulla è superfluo, anche perché la vera intenzione è quella di far parlare i testi; il vero punto di forza di questo cantautore.
Dopo innumerevoli tour (ricordiamo quelli in compagnia di Dalla ed immortalati in due album live, “Banana Republic” del 1979 e “Work in Progress” del 2010). Adesso (e per fortuna!) è venuto il momento di un nuovo album. Dal 28 di settembre è già disponibile, su iTunes, il singolo “Sulla strada”, mentre l’album verrà pubblicato il 20 novembre che, guarda caso, coincide col concerto romano all’Atlantico Live. Un modo, questo, per presentare a tutti quanti la sua ultima fatica discografica e, ovviamente, per ripercorrere la sua lunga carriera. Il 28 novembre, invece, si replica a Milano, all’Alcatraz.
L’inizio del concerto romano è previsto per le 21.30 e toccherà anche sbrigarsi per i biglietti, dato che la capienza dell’Atlantico è ridotta rispetto a quella di un palazzetto dello sport.
Andare a vedere De Gregori è l’occasione per apprezzare uno di questi artisti vecchio stampo. In politica si parla spesso di “rottamazione”, ma in musica ciò non è proprio auspicabile. Rottamare De Gregori (ma anche altri artisti e gruppi) vorrebbe dire eliminare uno dei pochi baluardi rimasti, rispetto alla banalità musicale che ci circonda. E poi, diciamolo, il “Principe” ha fatto sempre bene il suo lavoro, mentre il discorso sarebbe diverso per tanti altri, i quali dicono di rappresentare le Istituzioni, oppure tutti quei mediocri artisti che infestano la programmazione delle radio. Anche per questo, non si può che ringraziarlo per essere ancora sulla strada…