Einaudi è uno dei cognomi più prestigiosi ed altisonanti in Italia. Non bisognerebbe neppure spiegarne la ragione, anche perché compare in ambiti diversi, tutti molto popolari e noti. Innanzitutto bisognerà citare, tenendo conto dell’ordine cronologico, di Luigi Einaudi, Governatore della Banca d’Italia (1945-1948) e Presidente della Repubblica (1948-1955), oltre che economista di fama mondiale. Poi passiamo a Giulio, proprio il figlio del Presidente Einaudi che, nel 1933, fondò quella che un po’ di tempo dopo divenne una delle più grandi ed autorevoli case editrici italiane.
Dalla politica fino all’editoria, per poi giungere alla musica. Ludovico Einaudi, figlio del noto editore, è oggi fra i più apprezzati pianisti e compositori del nostro Paese. Inoltre, aspetto non di poca importanza, è musicista che vende molto sia in Italia che all’estero, ed i suoi concerti richiamano sempre parecchio pubblico.
Probabilmente dopo il geniale Ennio Morricone, troviamo proprio lui fra i più stimati compositori italiani contemporanei. Sabato 22 settembre 2012 è in programma, presso la Sala Santa Cecilia (ore 21) dell’Auditorium Parco della Musica, un suo concerto o, meglio ancora, la prima assoluta del suo nuovo progetto intitolato “The Elements”, che vedrà la partecipazione pure dei percussionisti della PMCE dell’Auditorium e del fidato Robert Lippok (live elecrtronics). Ma cosa ha contribuito a fare di Ludovico Einaudi un grande della musica “colta” ed a portare, sempre con fierezza, ed in giro per il mondo, un cognome così prestigioso?
Ludovico nasce il 23 novembre 1955 a Torino (ovvio!). I suoi primi passi nella musica li compie assieme ad una band, che coniuga il jazz col rock, i Venegoni & Co, supportati da una delle case discografiche più brillanti degli anni Settanta, la Cramps. Tuttavia riesce lo stesso a coniugare il tutto con lo studio al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, ottenendo alla fine il relativo diploma. Le composizioni di Einaudi troveranno, piano piano, spazio nei cartelloni di importanti teatri, ad esempio il Lincoln Center di New York ed il Teatro alla Scala di Milano.
Una delle sue prerogative è il suo essere compositore poliedrico, dato che si interesserà a varie tipologie di arti, in particolare il cinema, il teatro e la danza. Qualche titolo di fortunate colonne sonore? “Aprile” di Nanni Moretti (1998), “This is England” di Shane Meadows (2006) e “Quasi amici” di Olivier Nakache ed Éric Toledano (2011). Il suo primo successo discografico lo si deve, invece, all’album intitolato “Le onde”, pubblicato nel 1996; mentre il boom nelle vendite lo otterrà, dieci anni dopo, con “Divenire”. Il suo più grande successo di pubblico e critica è, però, l’album del 2009, “Nightbook”, che ha spopolato pure in Europa.
Il punto di forza di Einaudi è il saper ottimamente coniugare la musica classica con il pop, folk e jazz, il tutto combinato con una continua ricerca di sonorità. Il suo pubblico è piuttosto eterogeneo, raccogliendo consensi da più parti, sia da chi proviene dalla musica classica, sia da coloro che prediligono musica contemporanea lontana, tuttavia, dal commerciale. Ecco spiegata la ragione di questo nuovo progetto del compositore torinese, ossia “The Elements”, appunto quello che porterà all’Auditorium il 22 di settembre. L’intenzione è quella di dedicare vari momenti musicali proprio agli elementi “filosofici” della creazione del mondo, ovvero acqua, terra, aria e fuoco. Lo spettacolo sarà dedicato alla memoria di Luciano Berio, maestro di Einaudi, ma anche uno dei massimi pionieri della musica elettronica e d’avanguardia. “The Elements” prenderà il via dalle composizioni per pianoforte dello stesso Berio e rivolte, appunto, ai quattro elementi prima indicati. C’è da dire, inoltre, che lo spettacolo di Einaudi è inserito a pieno titolo nel programma di “Contemporanea”, oramai arrivata alla sua settima edizione. L’obiettivo dichiarato è quello di avvicinare la contemporaneità artistica al grande pubblico. Quindi, suoni, melodie e composizioni spesso distanti dai soliti canali di comunicazioni, addirittura ritenuti inaccessibili, inavvicinabili. Ecco, perciò, la missione di “Contemporanea” e, potremmo dire, anche quella dello stesso Ludovico Einaudi che, dai primissimi anni ’80 ha iniziato la sua fortunata carriera, ottenendo ottimi riscontri di pubblico, pure quello non troppo avvezzo alla musica cosiddetta “colta”.
La musica è di tutti, è bene ricordarlo. Ciò che conta, in questo caso, è l’interesse mediatico, la creazione di canali di comunicazioni efficaci, che possano informare, incuriosire e stimolare gli ascoltatori ed avvicinarli così a sonorità di “confine”, che meritano la giusta considerazione e spazio.
Ludovico Einaudi, Giovanni Allevi e qualche altro, hanno successo, ma sempre troppo poco rispetto alle proposte discografiche che, periodicamente, arrivano. Pochi ma buoni? Sì, ma la sensazione è che si potrebbe fare molto, ma molto di più.