“Candide, ou l’Optimisme”, semplicemente “Candido” in italiano, è una delle opere più celebri del filosofo Voltaire. Scritta nel 1759, è una critica rivolta all’ottimismo filosofico di Leibniz. Costui è famoso anche per la frase, un po’ una sentenza: “Viviamo nel migliore dei mondi possibili”. Voltaire non è riuscito, o non ha voluto, contestualizzare tale affermazione, ed ha deciso di criticare il pensiero del filosofo e matematico tedesco. Il risultato è proprio questo “Candido”, un racconto che trae ispirazione pure dal terremoto di Lisbona del 1755.
L’opera di Voltaire ha impressionato il compositore e pianista statunitense, Leonard Bernstein che, nel 1956, compose l’operetta, in due atti, chiamata proprio”Candide”. Il libretto originale è della scrittrice americana, Lillian Florence Hellman, tuttavia a metà degli anni ’70 si decise di mettere in scena l’operetta, utilizzando quello di Hugh Wheeler.
“Candide” segue abbastanza fedelmente il racconto di Voltaire e vengono utilizzati i tipici canoni settecenteschi, tuttavia ci sono pure momenti anomali, come gli inserimenti di ritmi afrocubani e tango. Insomma, si tratta di operetta colorita in tutti i sensi e con dell’umorismo pungente e mai banale.
“Candide” arriva a Roma, con l’orchestra, coro e corpo di ballo del Teatro dell’Opera. Il direttore è Wayne Marshall, mentre la regia è affidata a Lorenzo Mariani. Appuntamento, quindi, dal 18 gennaio e fino al 24.