Una della fiabe più belle e conosciute di tutti i tempi, sotto la fortunata versione di balletto, è in scena al Teatro Italia di Roma dal 15 al 27 marzo. Cenerentola ha fatto sognare generazioni di bambine, ci ha fatto palpitare per la sua storia d’amore con il principe e ci ha fatto emozionare entrando di diritto in quell’immaginario popolare dove la frase “..e vissero tutti felici e contenti..” la fa da padrone, alimentando le fantasie e le speranze di milioni di giovani fanciulle.
La celebre favola dei fratelli Grimm, conosciuta ai più grazie alla trasposizione cinematografica della Walt Disney, che risale al lontano 1950, diede l’ispirazione a Sergej Sergeevič Prokof’ev, il compositore sovietico che scrisse la partitura per il balletto tra il ‘40 e il ’44.
Da allora, Cenerentola divenne uno dei balletti più rappresentati e più celebri nell’ambito della danza classica. Passando nelle mani di numerosi coreografi e calcando i palchi più importanti del mondo, lo spettacolo ha subito qualche rivisitazione a seconda del gusto personale di ogni direttore artistico, ma è sempre rimasto nel cuore di ogni spettatore, grazie alla favola della bellissima principessa costretta ad una schiavitù domestica dalla matrigna e dalle sorellastre.
Oggi questo splendido balletto rivive in una versione contemporanea, decisamente suggestiva ed affascinante, capeggiata da una eccezionale Azzura Schena, l’interprete di Cenerentola. Grazie alla compagnia del Balletto di Roma, che approderà nei prossimi giorni sul palcoscenico del Teatro Italia, guidata nella coreografia e nella regia da Fabrizio Monteverde, Cenerentola si apre sotto nuova veste, sottolineata da un’atmosfera e un’ambientazione diversa rispetto all’originale, più scarna ed essenziale. Cambia il sapore, ma rimane il valore di fondo, che mai potrà sganciarsi dalla vera essenza di questa fiaba. Accompagnati dalla musica di G. F. Haendel, i ballerini non saranno al centro di esplosioni di colori o di passaggi musicali travolgenti, ridondanti e pomposi, ma faranno percepire sicuramente l’umana sensibilità della storia, grazie a pochi ma fondamentali tratti di riferimento. In questa “nuova” Cenerentola prevale una sensazione di malinconica tristezza che proviene un po’ dalla realtà contemporanea e dalle angosce per i soprusi familiari.
Monteverde ha voluto sottolineare il suo tentativo di immortalare una fotografia svilita dal tempo, facendola rivivere e rianimare nel presente, adattandola magnificamente ai giorni nostri. L’atmosfera, quindi, si fa un po’ tetra; è animata di travagli psicologici, di percorsi umani, di anime.
Nel corso dello spettacolo si segue a tempo di danza l’introspezione, ed è proprio scavando a fondo a quella apparente semplicità che emerge, come il regista stesso ha sottolineato, “una massa tumultuosa di materiale complesso ed in gran parte inconscio; questo crea un contrasto fra la sua superficiale semplicità e la sua sostanziale complessità, un contrasto che suscita un profondo interesse per la storia e spiega come, durante i secoli, abbia conquistato milioni di persone”.
Nello spettacolo ogni cosa, dalle luci ai costumi e al trucco, sino alla scarna scenografia, fa pensare ad un manicomio. E forse ciò si ricollega al fatto che credere nei valori cardine di questa storia, che si traducono nei sentimenti puri di amore e felicità, ai giorni d’oggi sembrerebbe un po’ una cosa “da pazzi”. Ma, come è noto da sempre, nella tradizione teatrale solo i matti dicono la verità. E questo ne è l’esempio danzato contemporaneo.