“Pianista? Ma lui si crede anche compositore, filosofo, poeta, scrittore. La cosa che più mi dà fastidio è l’investimento mediatico che è stato fatto su un interprete mai originale e privo del tutto di umiltà. Il suo successo è il termometro perfetto della situazione del Nostro Paese: prevalgono sempre le apparenze.”
A pronunciare queste accese parole è stato il celebre violinista Uto Ughi nel corso dell’intervista rilasciata a Sandro Cappelletto de La Stampa, all’indomani del concerto natalizio, promosso dal Senato della Repubblica, che ha avuto come protagonista il pianista Giovanni Allevi.
Costui, del resto, ha sempre diviso la critica ed anche i suoi colleghi musicisti. C’è chi ne ha sottolineato la sua capacità di dialogare col grande pubblico, di portare presso le masse la musica cosiddetta “colta” e chi, al contrario, ne ha rimarcato il suo essere presuntuoso, nonché privo di gran talento. Una cosa è comunque sicura, ed è un dato di fatto, i suoi album vendono ed i concerti richiamano sempre un numero cospicuo di pubblico.
“Ho rubato qualcosa a tutti i grandi e alla fine ho capito di aver creato un mio stile originale. Ho copiato la posizione eretta che conferisce autorevolezza da Riccardo Muti, il modo deciso di portare il tempo di Arturo Toscanini, la passione e il trasporto da Daniel Oren e la capacità di dirigere gli orchestrali anche con uno sguardo di Leonard Bernstein.”
Così Allevi ha risposto ad Andrea Lanfranchi, Corriere della Sera, in una intervista pubblicata nell’agosto 2008. Lo stile di questo pianista, infatti, ha sempre destato curiosità nei giornalisti e critici. Insomma, qual’è il segreto del suo successo? Allevi risponde dicendo di aver preso un po’ da altri musicisti, tutti nomi prestigiosi, arrivando comunque a creare uno stile tutto suo e per questo originale.
Dal diploma in pianoforte ottenuto, nel 1990, al conservatorio Francesco Morlacchi di Perugia, ai considerevoli dati di vendita dei suoi lavori ne è passata, come si usa dire, di acqua sotto i ponti. Centrale nella sua carriera è comunque stato l’incontro con Jovanotti, che ha deciso di pubblicare, presso la sua etichetta Soleluna, il primo album di Allevi dal titolo “13 dita” (1997). Inoltre, aspetto senz’altro significativo, aprirà il tour di Jovanotti, ma senza nessuna band di supporto, soltanto col suo inseparabile pianoforte.
Da lì in poi il successo aumenterà sempre più ed inizierà a suonare anche all’estero. “Joy”, il suo quarto album uscito nel 2006, ottiene il disco d’oro e numerosi consensi. Altro enorme successo lo raggiungerà con “Alien” (2010) e relativo tour. L’ultimo lavoro invece si intitola “Sunrise” ed è stato pubblicato nell’ottobre del 2012. Allevi lo ha definito “’alba di un nuovo giorno”, quindi per certi versi un nuovo inizio, meglio ancora, “la musica della mia rinascita”.
Un altro aspetto da sottolineare sono le sue tante collaborazioni, prima fra tutti quella con Jovanotti nell’album “Lorenzo 2002: Il quinto mondo”. Allevi poi accompagnerà al pianoforte Simone Cristicchi in “Lettera da Volterra”, brano che chiude il suo album “Dall’altra parte del cancello”. Il pianista sarà presente anche in “Q.P.G.A.”, il progetto di Claudio Baglioni che prevede rivisitazioni delle canzoni contenute in “Questo piccolo grande amore”, nel brano “Fiumicino”.
Una caratteristica di tutta la sua carriera è il fatto di aver scombussolato il mondo della musica classica. Critiche sono infatti piovute da varie parti ed in parecchi hanno voluto etichettarlo come pure fenomeno mediatico senza, tuttavia, possedere il genio creativo.
Ognuno dirà la sua ed Allevi non farà altro che ribadire, pur in forme diverse, questo concetto: “Credo che portare un pubblico di giovani davanti a un’orchestra sinfonica oggi sia rivoluzionario, penso sia un modo per rimettere gli strumenti classici in contatto con la società.”
Chi volesse andare a sentirlo dal vivo, avrà presto l’opportunità. Il pianista si esibirà, accompagnato dall’Orchestra Sinfonica Italiana, il 30 luglio alla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica, nell’ambito dell’edizione 2013 di Luglio suona bene (inizio ore 21). Un modo, questo, per ripercorrere la sua carriera “rivoluzionaria”.
Ma cosa c’è di “rivoluzionario” in lui? Qui non è tanto opportuno discutere sulla sua valenza di musicista. È chiaro a tutti che sono esistiti, ed esistono tutt’oggi, pianisti più bravi di Allevi ed anche con maggior talento; tuttavia è incontestabile il fatto che costui sia riuscito ad entrare nelle case pure di coloro che avevano poca dimestichezza con determinate sonorità. Queste persone (tante) avranno tutto il tempo di ascoltare i geni del piano, ma merito di Allevi è di aver mostrato che esiste altra musica oltre a quella commerciale delle radio. Ciò non è certo di poco conto.