Chi fa oggi del rock in Italia? Certamente ci sono i nomi storici tipo Vasco Rossi, Luciano Ligabue, Piero Pelù e gruppi come Afterhours, Negrita e Verdena; tuttavia si fa un po’ di fatica a trovare nuovi e promettenti nomi. Fabrizio Moro, classe 1975, non è più un giovanissimo, però può rientrare senza dubbio nella nuova generazione di cantautori rock. Dopo un inizio difficile, riuscirà piano piano a prendersi delle belle soddisfazioni, oltre che ad ottenere vittorie significative, pensiamo a quella del Festival di Sanremo del 2007. Cerchiamo un rock genuino e con testi non banali? Tra le nuove e brillanti leve c’è certamente il Moro, così come lo chiamano semplicemente i suoi fans.
La rabbia si alimenta dal contesto sociale in cui ci si ritrova a vivere e Fabrizio Moro, cresciuto nel quartiere romano di San Basilio, ha sempre riversato questa condizione nei testi. Tuttavia, la borgata non ha mai rappresentato per lui un impedimento, bensì un qualcosa che lo ha forgiato ed arricchito. La musica e proprio il suo quartiere hanno rappresentato lo stimolo in più per reagire agli insuccessi, alle difficoltà del quotidiano. La voglia di rivalsa lo ha sempre accompagnato, come pure il desiderio di ricordare da dove si è venuti.
Sono nato in un quartiere e me ne vanto
un quartiere malfamato col nome di un santo
dove ho trovato la gioia, il dolore, l’amore, la vita, l’anfetamina
scambiare la sera per la mattina
uscire di casa e trovarsi solo gli scontrini del caffè
fischiettando una canzone penso a me e a te
Moro, in un suo brano intitolato “Un pezzettino” (da “Ancora Barabba” del 2010), ci rammenta proprio questo, ma gli esempi potrebbero essere diversi. Un leitmotiv del Moro-pensiero è proprio la voglia impellente di trovare un proprio spazio, una rivincita. La società, spesso e volentieri, tappa le ali ai sogni, ma l’ostinazione alla fine potrebbe portare a risultati positivi. Può bastare, però, la sola forza acquisita durante gli anni trascorsi in una borgata, la grande passione per la musica ed il talento? Forse può anche essere sufficiente, ma l’amore può dare quello slancio in più. E l’amore rappresenta proprio un altro dei suoi temi ricorrenti.
tu che sei il sogno più grande tra i sogni più veri
e questa canzone
che gira e rigira la dedico a te
il mio unico amore
il senso di ogni cosa che c’è
L’album “Barabba” (2009) contiene proprio “Il senso di ogni cosa”, forse uno dei più riusciti brani d’amore del Moro.
Sana rabbia, voglia di rivalsa e la ricerca di un rifugio in un rapporto d’amore, sono i temi predominanti di questo cantautore. Chiaramente troviamo delle eccezioni, pure significative, basti solo ricordare quel “Pensa” che gli ha fruttato la vittoria a Sanremo nella sezione “Giovani”. Un brano scritto di getto, subito dopo la visione di un film sulla vita del magistrato Paolo Borsellino che, assieme a Giovanni Falcone, rappresenta il simbolo della lotta alla mafia. Altra canzone, in tal senso degna di nota, è “Fermi con le mani”, dedicata alla tragica vicenda di Stefano Cucchi.
Non, dunque, un cantautore impegnato (del resto, non si è mai descritto così) o, addirittura, militante, bensì semplicemente Fabrizio Moro col suo modo di vedere la realtà circostante e di parlare d’amore.
Dal punto di vista invece strettamente musicale, il suo è un rock che annovera comunque varie influenze fra cui pop, elettronica e atmosfere degne della musica d’autore italiana (un nome su tutti quello di Rino Gaetano).
Dopo un lungo periodo (stiamo parlando di tre anni) caratterizzato pure da svariate collaborazioni, Moro torna in pista con “L’inizio”, uscito nella primavera di quest’anno. Un nuovo inizio, dunque, che però può contare su uno zoccolo duro di fans e l’esperienza di sei album alle spalle, nonché parecchi concerti. Anticipato dal singolo “Sono come sono”, l’album mostra un cantautore sicuro dei propri mezzi artistici, che si avvale di ottimi musicisti e con la scelta precisa di rimanere lontano da sonorità palesemente commerciali.
Adesso è venuto il momento dell’Inizio Tour che arriverà pure nella Capitale, di preciso a Villa Ada, nell’ambito della nuova edizione di “Roma incontra il mondo”. Moro si esibirà, perciò, il 27 giugno con l’inizio (quasi un gioco di parole) del suo concerto fissato per le ore 21.30.
Ogni progetto lo si può considerare una specie di nuovo inizio, di ripartenza, eppure la sostanza rimane identica, o così sempre dovrebbe essere. “Parole Rumori e Giorni“, canzone contenuta nel fortunato “Pensa” (2007), esemplifica molto bene questo concetto.
siamo fatti per sbagliare, e poi tornare indietro
<em >e desiderare sempre quello che sta dietro al vetro
ma prenditi le scarpe e riprendi la tua rabbia
e continua a cercare il tuo ago nella sabbia…
Si riparte allora con nuovi stimoli e conoscenze acquisite, rimanendo comunque sempre gli stessi. Un “inizio”, questo, che ci dovremmo nondimeno prefiggere tutti noi…