Il nu metal vive oggi un momento di stasi e la sua forza dirompente, venuta fuori a metà anni ’90, sembra essersi arrestata. Tutto questo è inevitabile ed è capitato a tutti i generi musicali: c’è un inizio travolgente e poi il progressivo declino. Mode passeggere, oppure idee che scarseggiano? Si possono fare diverse congetture, ma gruppi come Slipknot, Linkin Park, Deftones, Limp Bizkit non sorprendono più. A questo elenco vanno aggiunti anche i Korn, band statunitense capeggiata da Jonathan Davis che, tra poche settimane tornerà in Italia per tre date, di cui una a Roma, martedì 25 giugno, Ippodromo delle Capannelle, nell’ambito di Rock in Roma 2013.
Eppure il nu metal ha portato una grande ventata di novità nel panorama metal e rock mondiale, basti pensare ad album che sono divenuti presto dei capisaldi del genere, ad esempio “Hybrid Theory” dei Linkin Park (2000) e “Significant Other” dei Limp Bizkit. Tanti i ragazzi che si sono avvicinati al rock “pesante”, proprio grazie a questi titoli. I Korn hanno, senza dubbio, dato il loro grande contributo all’esplosione di tale genere, grazie soprattutto a due album, “Life Is Peachy” (1996) e “Follow the Leader” (1998), capaci di vendere milioni di copie in tutto il mondo. La loro caratteristica è quella di unire melodia alla pesantezza e ferocia del metal, il tutto impreziosito da sonorità funky ed hip hop.
I loro inizi sono nel segno di un maggiore impatto ed aggressività, come ben testimoniano l’album omonimo di debutto (1994) ed il successivo, e già citato, “Life Is Peachy”. La vera svolta avverrà, tuttavia, col loro lavoro più famoso, quello che li porterà in cima alle classifiche, ovvero “ Follow the Leader”. Meno metal e maggiore spazio alle contaminazione, prima tra tutti quella con l’hip hop. Notevole successo ottengono i singoli, dove ad emergere prepotente vi è “Freak on a Leash”, uno dei brani più celebri del quintetto di Bakersfield. I Korn decidono di puntare moltissimo sui video promozionali e questo sarà sempre un loro punto di forza; del resto siamo negli anni del predominio MTV.
La band ci ha preso gusto e tornano, nel 1999, con un un nuovo lavoro intitolato “Issues”, dove troviamo un po’ di tutto, dall’elettronica fino al metal. Qualcuno, in verità, inizierà a nutrire perplessità di fronte a questi repentini cambi di rotta, ma altri finiranno per apprezzare la loro onestà artistica.
Siamo qui nel periodo di massima popolarità per i Korn, poi arriveranno problemi, quali l’abbandono del batterista David Silveria e del chitarrista Brian “Head” Welch (che tornerà agli inizi del 2013) e poi la malattia (precisamente la porpora trombocitopenica idiopatica) che colpirà il vocalist Jonathan Davis. Il calo di popolarità è vistoso, pensiamo al flop di “Untouchables” (2002) e “See You on the Other Side” (2005). La band sembra non avere più le idee chiare e cerca ancora di rintracciare soluzioni innovative senza, però, trovare il bandolo della matassa. Una situazione che possiamo riscontrare pure nell’ultimo album di inediti, “The Path of Totality”, uscito due anni fa. Adesso che è tornato Welch, cosa potrà cambiare nei Korn? Un ritorno a sonorità dei primi album, oppure una continuazione con le sperimentazioni, ma con maggior qualità a livello compositivo? Ancora non si hanno indicazioni a riguardo, anche perché al momento la band è presa da questo tour che li porterà in giro per il mondo. La scaletta verterà principalmente sui grandi successi, quasi uno show autocelebrativo.
Coloro che decideranno di assistere al concerto romano (inizio ore 19.15), troveranno due gruppi pronti ad aprire le danze, i Love & Death e Bullet for my Valentine, quest’ultimi degli ospiti di lusso, in quanto possono vantare una cospicua fama, ottenuta fin dall’album di debutto, “The poison” (2005).
Ai Korn, invece, il compito di far vedere a tutti quanto ancora possono risultare convincenti dal vivo e gridare ad alta voce il loro desidero di restare tra i grandi del rock mondiale.