Tuttavia, i più scaramantici prenderanno certamente le loro precauzioni, ma a sollevarli c’è anche il fatto che diverse sono le date previste nel nostro Paese, precisamente quattro: 24 maggio a Milano (Fiera Milano Live Di Rho), 25 maggio Trieste (Piazza Unità d’Italia), 5 giugno Roma (Ippodromo delle Capannelle – Postepay Rock In Roma) e 6 giugno Bologna (Unipol Arena).
Dopo ben undici album si può tirare le somme della loro oramai lunga carriera. Billie Joe Armstrong, Mike Dirnt e Tre Cool (in verità, oggi dovremmo aggiungere ai membri storici pure Jason White, che da parecchio li segue in tour come seconda chitarrista) hanno rilanciato praticamente il Punk ed il merito va ai primi quattro album, in particolare “Dookie” (1994). Non ci sono testi impegnativi, cambi vertiginosi di ritmo, solo del Punk Rock bello energico e senza tanti fronzoli. Col già citato “Dookie”, i Green Day riescono a estrarre cinque singoli di grandissimo successo. Brani come “Basket Case”, “When I Come Around” e “Longview” non possono mai mancare in una ideale scaletta del concerto. Anche MTV (canale televisivo che certamente non predilige sonorità “estreme” o troppo lontane dal commerciale) si è accorta di loro ed i video dei Green Day hanno iniziato a circolare, permettendo ulteriore visibilità e, quindi, promozione massiccia. La band ottiene un successo clamoroso che solo “Smash” dei The Offspring, altro gruppo del Punk di nuova generazione, riuscirà a raggiungere. Il successivo “Insomniac”, uscito l’anno successivo, non riuscirà a replicare i notevoli risultati di vendita, forse a causa di un sound più robusto e per il fatto che sia uscito a così poca distanza dal precedente. Ecco, però, che arriva la decisione della band di virare su lidi più melodici, di rendere più vario il proprio sound. “Nimrod” (1997) è il punto di svolta, l’abbandono del Punk Rock puro, a favore di una maggiore apertura verso territori molto distanti dagli inizi. La passione per i Beatles emerge, come anche quella dei The Clash, una band importantissima per il Punk, ma che ha comunque saputo evolversi e sperimentare. Brani come “Redundant”, “Hitchin’ a Ride”, “King for a Day” e “Good Riddance (Time of Your Life)”, ne sono la dimostrazione. Gli appassionati del Punk inizieranno ad avanzare critiche, ma nulla rispetto a ciò che accadrà con l’album seguente, “Warning” (2000). Qui non troviamo quasi più traccia del Punk, mentre ad emergere è un rock molto variegato e con diverse aperture melodiche. Il risultato sarà una risposta fredda da parte della critica e vendite non soddisfacenti.
L’appuntamento nella Capitale è fissato, ripetiamo, il 5 giugno 2013 nell’ambito del Postepay Rock In Roma all’ippodromo di Capannelle, divenuto ormai l’appuntamento caldo per l’estate di ogni amante del rock a trecentosessanta gradi. Ad aprire ci saranno gli statunitensi All Time Low col loro Pop-Punk, mentre i Green Day saliranno sul palco alle 21.45.
Punk, Pop-Punk, Punk melodico, Alternative Rock… Quante definizioni per una band come quella dei Green Day. Ma è veramente utile tutto ciò? Non si smarrisce così il senso, il significato pure che si vuol dare alla musica?
Ecco Billie Joe che, a suo modo, ci viene a schiarire le idee: “La musica non andrebbe presa sul serio, o forse sì, ma fino ad un certo punto. Puoi prendere sul serio il tuo lavoro, la tua famiglia, la politica. Quando vuoi evadere da tutta questa merda, lo fai ascoltando della musica, non ne vuoi sapere di ascoltare canzoni tristi, hai bisogno di divertirti, è questo lo spirito con cui i Green Day fanno musica.”