Riti scaramantici a volontà. Forse è proprio quello che faranno, o stanno già facendo, i fans italiani dei Green Day dopo l’annullamento, dovuto ad un malessere che ha colpito il loro leader Billie Joe Armstrong, del loro concerto previsto all’edizione 2012 dell’I-Day Festival a Bologna. Non è la prima volta però, basti pensare al nubifragio che si è abbattuto sul Parco San Giuliano di Mestre, location dell’Heineken Jammin’ Festival 2010, proprio la sera dell’esibizione della band statunitense. Ed adesso cosa potrà accadere? Ad esclusione sempre di cause legate ad un eventuale maltempo, la band sembra sia tornata a girare a pieno ritmo e questo grazie ad un ritrovato Billie Joe dopo la rehab durata alcuni mesi, che è stato il motivo dell’annullamento del tour mondiale.
Tuttavia, i più scaramantici prenderanno certamente le loro precauzioni, ma a sollevarli c’è anche il fatto che diverse sono le date previste nel nostro Paese, precisamente quattro: 24 maggio a Milano (Fiera Milano Live Di Rho), 25 maggio Trieste (Piazza Unità d’Italia), 5 giugno Roma (Ippodromo delle Capannelle – Postepay Rock In Roma) e 6 giugno Bologna (Unipol Arena).
Dopo ben undici album si può tirare le somme della loro oramai lunga carriera. Billie Joe Armstrong, Mike Dirnt e Tre Cool (in verità, oggi dovremmo aggiungere ai membri storici pure Jason White, che da parecchio li segue in tour come seconda chitarrista) hanno rilanciato praticamente il Punk ed il merito va ai primi quattro album, in particolare “Dookie” (1994). Non ci sono testi impegnativi, cambi vertiginosi di ritmo, solo del Punk Rock bello energico e senza tanti fronzoli. Col già citato “Dookie”, i Green Day riescono a estrarre cinque singoli di grandissimo successo. Brani come “Basket Case”, “When I Come Around” e “Longview” non possono mai mancare in una ideale scaletta del concerto. Anche MTV (canale televisivo che certamente non predilige sonorità “estreme” o troppo lontane dal commerciale) si è accorta di loro ed i video dei Green Day hanno iniziato a circolare, permettendo ulteriore visibilità e, quindi, promozione massiccia. La band ottiene un successo clamoroso che solo “Smash” dei The Offspring, altro gruppo del Punk di nuova generazione, riuscirà a raggiungere. Il successivo “Insomniac”, uscito l’anno successivo, non riuscirà a replicare i notevoli risultati di vendita, forse a causa di un sound più robusto e per il fatto che sia uscito a così poca distanza dal precedente. Ecco, però, che arriva la decisione della band di virare su lidi più melodici, di rendere più vario il proprio sound. “Nimrod” (1997) è il punto di svolta, l’abbandono del Punk Rock puro, a favore di una maggiore apertura verso territori molto distanti dagli inizi. La passione per i Beatles emerge, come anche quella dei The Clash, una band importantissima per il Punk, ma che ha comunque saputo evolversi e sperimentare. Brani come “Redundant”, “Hitchin’ a Ride”, “King for a Day” e “Good Riddance (Time of Your Life)”, ne sono la dimostrazione. Gli appassionati del Punk inizieranno ad avanzare critiche, ma nulla rispetto a ciò che accadrà con l’album seguente, “Warning” (2000). Qui non troviamo quasi più traccia del Punk, mentre ad emergere è un rock molto variegato e con diverse aperture melodiche. Il risultato sarà una risposta fredda da parte della critica e vendite non soddisfacenti.
Dopo il relativo tour, la band decide di prendersi un lungo momento di pausa ed eccoli ritornare in pista con “American Idiot” (2004). Si tratta di una rock opera molto ambiziosa, soprattutto per il fatto che dietro ad essa c’è un gruppo che, fino a qualche anno fa, era considerata tra i massimi esponenti del moderno Punk. I Green Day tornano in vetta alle classifiche mondiali, l’album vende moltissimo e il tour di supporto ottiene un clamoroso successo. I testi si fanno impegnativi e compongono perfino un brano, “Jesus of Suburbia”, che dura più di 9 minuti, di certo un record per una band come la loro. Billie Joe e compagni decideranno di ripetere la formula vincente pure col successivo, “21st Century Breakdown” (2009). Un lavoro, questo, che non arriverà a livelli di vendita uguali a quelle del precedente, ma ciò che ne conseguirà sarà comunque degno di nota. Non mancheranno i riconoscimenti (non si contano neppure più quelli ottenuti da “American Idiot” in poi), singoli di gran successo e concerti sempre affollati. Mettersi in gioco sembra oramai divenuta una parola d’ordine per loro. La Trilogia del 2012, composta rispettivamente da “¡Uno!”, “¡Dos!” e “¡Tré!”, è il frutto di questo voler provare a fare sempre di più, magari anche esagerando. Tre album pubblicati a distanza solo di una manciata di mesi ne è il risultato lampante. La promozione, tuttavia, ne ha risentito a causa della riabilitazione del frontman (disintossicazione) ed il tour è stato annullato. La Trilogia presenta, ancora una volta, una varietà di suoni, ma ciò che manca è il “colpo di genio”, le intuizioni che avevano portato, ad esempio, a “Jesus of Suburbia” e “Homecoming”. Qualcosa rimanda ai primi Green Day, altro ancora alle atmosfere melodiche contenute in “21st Century Breakdown”. Una cosa è comunque certa, la Trilogia divide i fans e pure la critica. Tanti speravano in un netto ritorno al Punk Rock di una volta ed altri, invece, attendevano un “American Idiot” parte seconda. Tutti, alla fine, sono rimasti delusi ed a ciò va aggiunta la preoccupazione destata dalle condizioni psico-fisiche di Billie Joe. Il loro “99 Revolutions Tour” cercherà, quindi, di dissipare critiche ed apprensioni. Chiaramente largo spazio verrà concesso ai brani della Trilogia, ma non mancheranno i cavalli di battaglia del loro periodo Punk e neppure i grandi successi di “American Idiot”.
L’appuntamento nella Capitale è fissato, ripetiamo, il 5 giugno 2013 nell’ambito del Postepay Rock In Roma all’ippodromo di Capannelle, divenuto ormai l’appuntamento caldo per l’estate di ogni amante del rock a trecentosessanta gradi. Ad aprire ci saranno gli statunitensi All Time Low col loro Pop-Punk, mentre i Green Day saliranno sul palco alle 21.45.
Punk, Pop-Punk, Punk melodico, Alternative Rock… Quante definizioni per una band come quella dei Green Day. Ma è veramente utile tutto ciò? Non si smarrisce così il senso, il significato pure che si vuol dare alla musica?
Ecco Billie Joe che, a suo modo, ci viene a schiarire le idee: “La musica non andrebbe presa sul serio, o forse sì, ma fino ad un certo punto. Puoi prendere sul serio il tuo lavoro, la tua famiglia, la politica. Quando vuoi evadere da tutta questa merda, lo fai ascoltando della musica, non ne vuoi sapere di ascoltare canzoni tristi, hai bisogno di divertirti, è questo lo spirito con cui i Green Day fanno musica.”