Raffaele Riefoli

Raf, le ragioni dell’essere semplicemente se stessi

Raffaele RiefoliCos’è rimasto del rock dei Cafè Caracas nella proposta musicale di Raffaele Riefoli, meglio conosciuto però come Raf? Forse in pochi hanno idea delle sue origini e quindi, dei suoi inizi punk rock assieme ad un nome non proprio sconosciuto come Ghigo Renzulli, fondatore e chitarrista dei Litfiba. Eppure i Cafè Caracas hanno aperto il concerto di una leggenda vivente del punk rock, ossia i The Clash. Poi le carriere dei due hanno preso strade diametralmente opposte.

Ricordiamo, però, che ci troviamo in un periodo a cavallo tra fine anni ’70 ed inizi ’80, quindi l’ondata punk si stava esaurendo ed il genere del momento era la New Wave e Firenze, la città dove sono proprio nati i Cafè Caracas, era all’epoca capitale di questa nuova sonorità emergente (pensiamo, ad esempio, all’album dei Litfiba “Desaparecido” ed a quello dei Diaframma, “Siberia”). Tuttavia, Raf sceglierà una strada completamente diversa ed i risultati, poco da dire, gli hanno dato ragione.

Raf liveCon “Self control” (1984), l’album di debutto, inizia un cammino che lo porterà a vendere un numero considerevole di dischi ed a intraprendere numerosi tour di successo. La svolta è arrivata, però, con un incontro che risulterà essere fondamentale per la sua carriera, ossia quello col produttore e paroliere Giancarlo Bigazzi che, ricordiamo, ha firmato alcuni grandi successi della musica italiana tra cui “Si può dare di più”, “Gloria”, “Gente di mare” e “T’innamorerai”. Il sodalizio fra i due continuerà ed il risultato saranno album come “Svegliarsi un anno fa” (1988) e “Cosa resterà…” (1989), dove Raf ha iniziato a trovare un suo spazio ben definito nel panorama della musica italiana. Tocca segnalare il primo vero grande successo rappresentato dalla canzone “Cosa resterà degli anni ’80”, presentato al Festival di Sanremo. Un brano malinconico che risulta quantomai efficace, anche perché è stato pubblicato nel 1989, momento giusto per ricordare con un po’ di nostalgia quel decennio pieno di fermenti pure a livello musicale. Ecco allora arrivare il momento dei massimi successi discografici di Raf, grazie a due album molto significativi per lui: “Sogni… è tutto quello che c’è” (1991) e “Cannibali” (1993). I singoli sono, senza dubbio, i suoi punti di forza, questo perché arrivano dritti all’ascoltatore e le radio lo appoggeranno senza esitazione. Pensiamo allora a brani come “Siamo soli nell’immenso vuoto che c’è” (torna qui a farsi sentire un po’ di rock), “Interminatamente”, “Il battito animale” (uno dei suo brani in assoluto più celebri ed immancabile nei live), “Due” (altro tormentone) e “Stai con me”. Sono anni, questi, di tanti concerti, di riconoscimenti (pensiamo alla vittoria al Festivalbar del 1993) e apprezzamenti, ovviamente, da parte del pubblico.
Dopo la pubblicazione di “Manifesto” (1995), trainato dal singolo “Sei la più bella del mondo, Raf decide di cambiare di netto. Ecco che il rock torna a farsi sentire e, in effetti, le sonorità del nuovo album intitolato “La prova” (1998), saranno decisamente improntati all’utilizzo massiccio delle chitarre. Buona è la risposta della critica che apprezza questo suo volere allontanarsi dal pop e da testi ritenuti un po’ scontati, prevedibili; mentre il pubblico rimane stordito e parecchio perplesso. Le vendite non saranno, infatti, all’altezza dei precedenti lavori e ciò influirà sulla sua scelta di tornare su territori a lui più congeniali nei successivi album. Il risultato sarà un altro grande successo, “Iperbole” (2001), con brani che diventeranno subito dei suoi cavalli di battaglia, in primo luogo “Infinito” e poi “Via”. Da qui in poi Raf non si distaccherà mai da sonorità pop di facile presa, anche se nell’ultimo “Le ragioni del cuore” (2012) ha voluto riproporre alcuni suoi successi in chiave elettropop e con l’uso consistente di sintetizzatori. Due, invece, gli inediti, ossia “In questa notte” e la title track.
Raf è così pronto ad affrontare l’ennesimo tour della sua lunga carriera, dove verranno impiegati prevalentemente degli strumenti elettronici di vario tipo. Ad accompagnarlo ci saranno Cesare Chiodo (basso, chitarra elettrica, synth), Andrea Pesce (tastiere, synth, piano elettrico) e Stefano Bechini (batteria, sequencers, synth).
Il cantante arriverà anche nella Capitale, precisamente il 2 febbraio 2013, presso l’Auditorium Parco della Musica, Sala Sinopoli. Non mancheranno i suoi successi rivisitati alla maniera dell’ultimo album, un modo pure per dare nuovamente vigore a brani che hanno puntato tutto, o quasi, sulla melodia e su un pop-rock melodico.
Forse gli inizi punk erano solo una “follia” tardo-adolescenziale e la storia di Raf ci mostra come sia importante seguire la propria strada, le personali attitudini, senza eccessive forzature. Quindi, dedicarsi sempre a qualcosa che si riesce bene a fare e non avventurarsi in territori poco congeniali, se non addirittura ostili. Da uno come Raf ci si attende quello e non suoni distorti, chitarre a tutto volume o testi polemici; altrimenti risulterebbe come minimo fuori contesto.
Il battito animale “batte ogni volta che suono con la mia band, batte più forte, batte fino alla morte a volte batte nella musica pop e va controtempo, è la parte di te più vera che c’è.
Questo è Raf, può piacere oppure no, per la “vita spericolata” rivolgersi altrove…

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