La cantante romana, che non conoscevo bene – anche se è una delle voci più famose della canzone d’autore – è riuscita a catturare subito la mia attenzione attraverso una musicalità profonda che scandisce ogni singola parola interpretandone il messaggio che contiene.
In questo tour infatti, la Mannoia è accompagnata meritatamente dai ragazzi del progetto AXÉ, da musicisti africani, ballerini brasiliani, dalla sua band e da ospiti italiani che diventano parte integrante della manifestazione. Il concerto è dedicato ai rifugiati di tutto il mondo: i protagonisti, infatti, indossano tshirt d’eccezione realizzate da Impure in collaborazione con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per I Rifugiati (UNHCR) ognuna con una scritta diversa a difesa dei diritti fondamentali dell’uomo, contro le barriere della diversità, del razzismo e dell’omofobia. Durante il concerto è la stessa cantante ad invitare il pubblico a sostenere il progetto fondazione AXÉ, che aiuta i giovani delle favelas brasiliane ad abbandonare la strada attraverso l’arte e tutte le sue forme. Lo spettacolo è interamente dedicato al ricordo di Thomas Sankara, presidente e leader carismatico del Burkina Faso, assassinato nel 1987 durante un colpo di stato militare a soli 38 anni: pagò con la vita la sfida alle grandi potenze rifiutandosi di pagare un debito ingiusto e la convinzione che una classe dirigente ricca non è in grado di guidare un paese povero.
L’album Sud propone 22 brani vecchi e nuovi tutti ispirati alla condizione di povertà e di dolore dei Sud di tutto il mondo derubati e poi abbandonati. E’ forte l’influenza del libro Terroni di Pino Aprile con il suo sud d’Italia sfruttato e poi dimenticato. Da questo libro nascono canzoni e musiche scritte in collaborazione con artisti del calibro di Fossati, Bungaro e Barbarossa e che propone in questo nuovo album per cantare la disperazione, la malinconia, ma anche l’allegria, il calore e la forza di una terra che soffre e combatte.
L’artista torna dunque nella sua città all’Auditorium dopo il successo dello scorso marzo in un Palalottomatica gremito di appassionati o di semplici curiosi come me. In quell’occasione si è mostrata perfettamente a suo agio riuscendo a creare immediatamente un’empatia con il pubblico che pian piano si lascia sempre più andare al ritmo di ballo e canto e si commuove con lei. Intensità interpretativa e notevole energia sono la chiave di uno show vincente; la Mannoia partecipa attivamente cantando e danzando sempre scalza e con una forma fisica invidiabile. Travolgente perchè non si limita ad interpretare le canzoni – cosa che le riesce ottimamente – ma aggiunge all’esibizione tutta la sua carica di umanità e sensibilità artistica. Attraverso la sua voce traspare una grande sincerità e convinzione per tutto quello che dice, fa e rivendica; il progetto che promuove parte innanzitutto dal suo cuore, dalle sue idee, dal suo impegno nel sociale.
Sullo sfondo la sua ricca band: chitarre, basso e tastiere, due batterie, due percussionisti, un trio d’archi e due ragazzi senegalesi per il coro – uno di essi suona la kora, un’arpa a ponte africana – e il gruppo di ballerini sudamericani che deliziano il pubblico con la capoeira e altre danze tipiche in un mix di colori, suoni e voci davvero unico.
Cantante estremamente duttile con una notevole capacita di sfumature espressive e vocali, si fa conoscere al grande pubblico di Sanremo nel 1981 con il brano Caffè nero bollente; seguono un’infinità di successi e canzoni molto diverse: Come si cambia, Ogni volta che vedo il mare, Margherita di Cocciante, Le notti di maggio di Fossati, interpretazioni rivisitate di autori come De Gregori, Dalla, De Andrè, Ruggeri e numerosi altri album di grande successo (I Treni a vapore, Belle Speranze, Fragile).
La Mannoia è da sempre interprete raffinata e colta – vince cinque volte il Premio Targa Tenco come miglior interprete – sa dosare e modulare la voce sottolineandone le pause come in un racconto cantato. In questo ultimo album decide di scrivere anche i testi «in un’esperienza umana prima che musicale».
Ascolta con ammirazione insieme a noi gli assolo di kora; riuscitissimo e coinvolgente il duetto con il rapper Frankie Hnrg, con cui scrive Non è un film, canzone bellissima ispirata allo sfruttamento sessuale delle immigrate che gli è valso il premio Amnesty International. Apparentemente così diversi musicalmente, danno invece vita ad una piacevolissima esibizione; il pubblico apprezza notevolmente anche la famosa L’amore si odia incisa con Noemi, cantautrice romana dalla voce profonda e sabbiata di cui Fiorella è uno dei riferimenti musicali.
Le nuove canzoni sono presentate sul gigantesco schermo dello sfondo attraverso immagini di speranza e pace, attraverso volti di bambini e mani che si intrecciano e si cercano. Da ricordare Io non ho paura di Bungaro e Luce di Barbarossa che si apre con un canto palestinese.
Non mancano certo i classici del suo repertorio: Sally di Vasco, Vieni via con me versione reggae – molto simpatica – di Paolo Conte, Che sarà, Quello che le donne non dicono di Ruggeri ( Premio della Critica Sanremo 1987) per chiudere con Il cielo d’Irlanda e un’intensa Cara omaggio a Lucio Dalla. Una grande e scenografica scritta Grazie Lucio fa esplodere una commossa standing ovation e applausi sinceri per il cantante bolognese e per lei che lo ricorda con discrezione e sentimento.
Un emozionante concerto di grande fattura per la qualità della musica, il talento dei musicisti e ballerini, l’organizzazione, la regia, le luci e soprattutto il carisma della protagonista che aggiunge ad una perfezione tecnica una forza comunicativa senza la quale non ci sarebbe da parte del pubblico partecipazione e coinvolgimento.
Artista di grande personalità, poetica e delicata in tutte le sue esibizioni è sicuramente una delle voci più belle del panorama musicale italiano.