“Gli ultimi giorni di Agatha Von Braun” all’Altrove Teatro

Approda a Roma, all’Altrove Studio, dal 10 al 12 febbraio, GLI ULTIMI GIORNI DI AGATHA VON BRAUN, spettacolo ideato e diretto da Francesca Lo Bue e Joaquin Nicolas Cozzetti.

GLI ULTIMI GIORNI DI AGATHA VON BRAUN
Ideazione e Regia Francesca Lo Bue e Joaquin Nicolas Cozzetti

Con Francesca Lo Bue e Joaquin Nicolas Cozzetti

Testi Annalisa Ambrosio

Produzione Lo’Co Théâtre (Paris)

Con il sostegno di Cavallerizza Irreale, L’Asola Di Govi, Associazione Naso in Tasca

DAL 10 AL 12 FEBBRAIO
ALTROVE TEATRO STUDIO-ROMA

Una casa avvolta dalla polvere porta i segni di una gloria antica. Una contessa senza età canta a una pianta appassita mentre il suo maggiordomo muto spazza le foglie che cadono imperterrite dal soffitto. Due figure senza tempo in un luogo sospeso, dove l’eternità è un susseguirsi indistinguibile di giorni e di tazzine da tè. Questo delicato equilibrio va in pezzi quando la contessa Agatha Von Braun scopre che il suo calendario termina l’11 novembre. Così Agatha si ritrova ad affrontare l’inconcepibile: per lei non ci saranno più un 12 novembre, una primavera, un Natale, tantomeno un compleanno. Disperazione, follia, risate, ricordi, pianificazioni assurde, ogni trovata è buona pur di cambiare la sorte. Surreale e autentico al tempo stesso, Gli Ultimi Giorni di Agatha Von Braun è la parabola tragicomica di una donna di fronte alla finitezza dei propri giorni.

Il terrore della morte accomuna gli uomini di ogni tempo, e società.
In scena troviamo una donna che si protegge dalla natura assurda della propria fine.
Piuttosto che accettarla ne rimuove il pensiero e si rinchiude nella propria illusione d’eternità. La morte appare come una possibilità distante che non la riguarda. Muoiono gli altri, non lei.
Il carattere nobiliare di Agatha è stato scelto proprio per enfatizzare l’arroganza umana di fronte alla morte, la presunzione infondata di avere a disposizione un numero infinito di giorni. Essi sono, per l’appunto, a nostra disposizione; l’esistenza e il tempo sono al nostro servizio: nient’altro che un semplice maggiordomo sul quale possiamo esercitare la nostra volontà.
Tuttavia, in prossimità della morte, questa gerarchia si capovolge. In questo ribaltamento emerge con forza la natura ridicola, fragile e grottesca dell’essere umano.
Crollata ogni illusione, persa ogni speranza di poter aggirare la propria fine, Agatha non può fare altro che accettarla. I giorni che, nel loro banale e quotidiano susseguirsi, apparivano dovuti, si rivelano ora concessi. L’esistenza resta muta di fronte alla nostra disperata richiesta di aiuto e, infine, si rivela nel suo ruolo di vero padrone.
La pièce si sviluppa in un’atmosfera simbolica e surreale.
Nel salotto dove si svolge l’azione drammatica sembra non esistere altro tempo che quello scandito per Agatha. La polvere, le piante secche, le foglie che cadono dal soffitto, sono i segni tangibili del suo declino: i sintomi di una catastrofe imminente. Siamo in uno spazio metaforico in cui l’universo coincide con l’io che lo abita e non esiste altro mondo al di fuori di quello conosciuto. Siamo di fronte ad un momento catartico dell’esistenza della protagonista: la realizzazione della sua finitezza e al tempo stesso del proprio esistere.
La poetica dello spettacolo è fortemente influenzata dalle opere di Beckett, Pinter, Ionesco e il teatro dell’assurdo.
In particolare, punto di riferimento centrale della creazione è Il Re Muore di Eugène Ionesco, con il quale condivide, oltre al tema, la chiave dell’umorismo e del grottesco. Del resto non deve sorprendere che la morte, intesa come il fallimento per eccellenza – momento nel quale ogni volontà, ogni tentativo di risoluzione e vittoria, si scontrano con un’ineludibile sconfitta – offra anche preziosi spunti di riflessione comica.
L’atmosfera assurda e onirica è realizzata attraverso una regia essenziale, un’accurata ricerca estetica e una direzione anti-naturalistica dello stile recitativo.
Se l’investigazione del movimento e delle forme è al centro del lavoro della compagnia, altrettanto importante è la ricerca del testo. Per questo la compagnia collabora con la scrittrice Annalisa Ambrosio, che segue le prove affinché la scrittura di scena e la stesura drammaturgica possano nutrirsi e stimolarsi a vicenda.
La contaminazione di linguaggi teatrali diversi (prosa, mimo corporeo, teatro-danza, acrobatica teatrale) rende questo spettacolo dinamico e fruibile da un pubblico eterogeneo.

INFO
Dal venerdì al sabato ore 20
Domenica ore 17

ALTROVE TEATRO STUDIO
Via Giorgio Scalìa, 53
MP 351 8700413

Ufficio Stampa
Maresa Palmacci

 

 

 

Fonte: Maresa Palmacci

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