Al via la nuova stagione del Teatro Belli di Antonio Salines. Si parte il 26 dicembre con SE DOVESSI CANTARTI… Una serata con Roberto Lerici, con la regia di Toni Fornari
A seguire un cartellone con 13 spettacoli fino a maggio
Dopo la partenza con la ventunesima edizione della rassegna TREND nuove frontiere della scena britannica, che ha avuto grande successo di pubblico e critica, prende il via la nuova stagione del Teatro Belli di Antonio Salines, a Trastevere, nel cuore di Roma, con un cartellone variegato che prevede 14 spettacoli, tra classici, drammaturgia contemporanea italiana e straniera, debutti assoluti e graditi ritorni. Carlo Emilio Lerici, Francesca Bianco, Simona Patitucci, Valentina Martino Ghiglia, Edoardo Siravo, Patrizia Bellucci e Patrizia La Fonte sono solo alcuni tra i tanti protagonisti di questa Stagione che vuole offrire uno sguardo nuovo e interessante sul panorama teatrale contemporaneo, romano e non.
Il sipario si alza il 26 dicembre con SE DOVESSI CANTARTI… Una serata con Roberto Lerici, con la regia di Toni Fornari, uno spettacolo che vuole celebrare Roberto Lerici, uno degli autori più interessanti del panorama teatrale e culturale italiano del 900 in occasione del trentennale della sua morte. In scena Simona Patitucci e Valentina Martino Ghiglia, accompagnate da un terzetto musicale diretto da Mimmo Sessa, riproporranno in una sorta di varietà teatrale monologhi, canzoni, poesie, sketch, editi ed inediti scelti e assemblati da Toni Fornari, che ne cura anche la regia. Roberto Lerici ha segnato la storia del Teatro Belli, insieme ad Antonio Salines – Salines grande interprete e regista, e Lerici vero e proprio “dramaturg”. E’ per questo che è così importante che questo spettacolo debutti al Teatro Belli.
Successivamente, dal 27 gennaio al 12 febbraio, torna a grande richiesta per il terzo anno consecutivo IL DIARIO DI ANNE FRANK con la regia di Carlo Emilio Lerici: La vicenda inizia con Otto Frank, unico sopravvissuto, che ritrova nella soffitta il Diario tenuto da sua figlia Anne (Raffaella Alterio). Mentre inizia a leggere, come evocate dalle pagine del Diario, riprendono vita le vicende della famiglia Frank nella Amsterdam occupata dai nazisti. E’ il 1942: la famiglia Frank è ebrea, e i tedeschi danno la caccia agli ebrei di casa in casa. Prima del tragico finale, Anne vivrà due anni nel rifugio segreto, vedendo il cielo solo la notte, da una piccola finestra, con la compagnia della sua famiglia, della famiglia Van Daan e del dottor Dussel. Lo spettacolo, che ha ricevuto il patrocinio dalle principali istituzioni ebraiche: UCEI – Unione della Comunità Ebraiche Italiane, Fondazione Museo della Shoah, Centro Ebraico Italiano “G. E. V. Pitigliani”, l’Associazione Progetto Memoria, l’Associazione Figli della Shoah e il MEIS, Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah. verrà proposto anche in matinée per le scuole, dopo essere stato visto da oltre 3000 studenti nelle precedenti edizioni.
Dal 23 al 26 gennaio è la volta di LA BANALITA’ DEL MALE di Hannah Arendt, allieva di Heidegger e Jaspers, emigrata nel 1933 dalla Germania alla Francia, e da qui in America nel 1940, a causa delle persecuzioni razziali, dal 1941 ha insegnato nelle più prestigiose università americane, pubblicando alcuni tra i più importanti testi del Novecento sul rapporto tra etica e politica. Nel 1961 segue, come inviata del The New Yorker, il processo Eichmann a Gerusalemme: il resoconto esce prima sulle colonne del giornale nel 1963, quindi, sempre nello stesso anno, in volume. Esso susciterà una grande ondata di proteste e una accesa polemica soprattutto da parte della comunità ebraica internazionale, a causa della particolare lettura che la Arendt, ebrea e tedesca, dà al fenomeno dell’Olocausto e dell’antisemitismo in Germania.
A seguire, dal 3 al 5 marzo, Carlo Emilio Lerici dirige DIDONE. Didone si esprime con una composizione tratta da frammenti del IV libro dell’Eneide in parte liberamente tradotti e in parte recitati nell’originale latino. Parallelamente alla voce recitante si sviluppa il percorso musicale incentrato su alcuni brani tratti dalla raccolta di Arie Antiche di Alessandro Parisotti, liberamente rielaborati per voce e chitarra elettrica.
Spazio poi, dal 10 al 12 marzo, al Pirandello di L’UOMO DAL FIORE IN BOCCA E ALTRI STRANI CASI con Edoardo Siravo e la regia Patrick Rossi Gastaldi.
In scena alcune novelle di Luigi Pirandello ed alcune sue poesie incastrate una nell’altra dove lo stesso Pirandello, dopo aver analizzato alcuni personaggi dei suoi racconti, si immerge in prima persona in altri personaggi, compreso il protagonista della novella “La morte addosso” (L’uomo dal fiore in bocca). Cerca disperatamente di capire la follia angosciosa che la vita stessa attanaglia, confonde e altera il nostro breve percorso terreno. Con costante ironia e crudeltà, provoca così il desiderio irrefrenabile della morte e nello stesso tempo la paura di morire. In scena un copione, metafora dello studio di Pirandello delle proprie parole e un tavolino con tre sedie che serviranno da sosta – quasi un “limbo – ai tre personaggi sperduti e inquieti, arrivati dalla platea in cerca di un autore.
Dal 15 al 18 marzo è la volta di uno spettacolo musicale in lingua inglese, MY NAME IS ANNE, scritto e diretto da Arianna De Giorgi. Anne ha 13 anni quando nel 1942, durante l’occupazione nazista in Olanda, entra nel rifugio che la ospiterà ad Amsterdam insieme agli altri otto fuggiaschi di origine ebraica. La sua è una storia universale e senza tempo: Anne, costretta ad una prigionia ignominiosa, è una ragazza sensibile, piena di desiderio di vivere, che si ribella alle ipocrisie e alle ingiustizie; aspira ad esprimere con sincerità i propri sentimenti e ne cerca il rispetto e la comprensione da parte della sua famiglia e dei suoi compagni di prigionia. Anne, alla ricerca della sua identità, si scopre non più bambina, ma giovane donna, si innamora, ma soprattutto sogna la libertà e lotta per vedere la speranza e la bellezza nonostante l’oscurità. Lo spettacolo propone una rilettura attuale della figura di Anne Frank, attraverso una trascinante carica musicale e un gioco teatrale di personaggi indimenticabili, commoventi, irriverenti, inaspettatamente comici: una testimonianza meravigliosa della forza dello spirito umano in uno dei tempi più bui della nostra storia.
Dal 21 al 26 marzo va in scena SE DOVESSI TORNARE di Ester Palma e Giovanna Biraghi , con la regia Diego Andrea Giuliani. A Roma, tre persone, Bianca Maria Balduzzi, Alina Couciuscu e Armando Lanzi si trovano rinchiuse in uno scantinato. L’unico indizio è una strana porta. La figlia dell’onorevole Balduzzi, autrice di un best seller e convinta sostenitrice di cause umanitarie dovrà collaborare con una diplomatica moldava dalle umili origini e un tassista romano piacione e coatto, per riuscire a svelare il mistero dietro al loro rapimento. Questo incontro-scontro li porterà, inevitabilmente, a confrontare le differenze che hanno caratterizzato le loro vite.
Di nuovo uno spettacolo musicale in doppia lingua musica in scena dal 28 marzo al 1 aprile con AMERICAN GHOST, scritto e diretto da Arianna De Giorgi.
Un ragazzo Italiano si trasferisce con la famiglia in America e scopre che la sua nuova stanza ha già un inquilino: un fantasma! Lo spirito, infastidito dal nuovo compagno, proverà tutti i trucchi per sbarazzarsene, ma senza successo. In una buffa dinamica di coppia i due cominceranno a conoscersi, a suonare insieme e a imparare l’uno la lingua dell’altro, stringendo un’insolita amicizia che li porterà a risolvere il mistero celato dietro la storia del fantasma.
Si continua, dal 14 al 16 aprile, con C’ERA UNA VOLTA…L’ORLANDO FURIOSO, scritto e diretto da Magda Mercatali , in cui gli “attori”, un gruppo di migranti provenienti da tutto il mondo, un “meticciato” teatrale, danno vita ad un racconto che lavora non solo con il testo classico di Ariosto, ma con il nostro presente, con la nostra cultura e con la nostra lingua che apprendono in modo ludico e con un percorso collettivo e terapeutico.
Dal 18 al 23 aprile Claudio Boccaccini dirige W.A.M. IRONIA DELLA MORTE di Carlo Picchiotti: un incontro musicale che percorre gli episodi più significativi della vità del grande Amadè, prpone e commenta l’ascolto di alcuni suoi brani celebri, e racconta con ironia e brillantezza gli aneddoti più divertenti e sorprendenti sull’autore salisburghese. Un quadro variopinto della Vienna di fine ‘700, dove fra intrighi di corte, paura di rivoluzioni e timore dei turchi, si consuma la fine della nobiltà e l’affermazione della borghesia.
Appuntamento speciale dal 25 al 30 aprile con BROTHERS su testi di Oriana Fallaci, Faruk Sehic , Gianni Rodari e Gian Paolo Mai, con la regia Gian Paolo Mai.
L’evento non nasce solo dalla volontà di raccontare l’attuale conflitto Russo- Ucraino.Prende spunto dal conflitto bellico attuale per evidenziare il dramma di tutte le guerre.Da ambo le parti ci sono madri,sorelle che piangono i loro cari. La miseria, la perdita di un figlio non hanno bandiera.
“ Fratelli “appunto.Testimoniare di quella“ carne per il cannone “,per dirla alla Trilussa. Soprattutto significare come nella guerra, nella disperazione,l’arte sopravviva e continui a farsi strada.La musica, così come la poesia e la prosa vivono a volte nel dolore un loro momento di sintesi.Il blues che nasce all’interno delle comunità schiave del Nord America;la poesia di Ungaretti che raggiunge vette elevate proprio durante il primo conflitto mondiale. Samuel Beckett con la sua opera fortemente segnata dagli orrori della seconda guerra mondiale.La performance vedrà anche la proiezione di un documento visivo proprio sulla guerra realizzato dalla Cesena Film Academy,già trasmesso da Rai Cinema,da Sky video,Sky TG24 e vincitore di due premi internazionali.Ci piace pensare che il nostro lavoro sia un’arma di distribuzione di pace.Lo abbiamo concepito con questo intento.
Debutto assoluto, dal 3 al 7 maggio, con V COME VIRGINIA (La solitudine della Contessa di Castiglione), scritto e diretto da Luca Gaeta.
Un vecchio baule è stato recapitato presso un teatro. Nel trasporto il baule cade e si rovescia, dal baule escono dei fogli scritti, lettere, documenti, pagine di diario. Improvvisamente sul palco si alza un vento gelido e una nebbia cupa, i fogli iniziano a volare e nella nebbia vediamo emergere una figura oscura, è un’apparizione sovrannaturale, questa forma di donna avanza lenta: è La Contessa Di Castiglione. Questa donna ci apre le porte del tempo e dello spazio per narrarci le vicende storiche, politiche, personali e sentimentali da essa vissute. La vediamo nella sua ultima, misteriosa, messa in scena Virginia Oldoini, La Contessa di Castiglione, ci appare nella sua immagine finale: invecchiata, svanita, solitaria, al limite della follia.
Dal 9 AL 14 maggio Patrizia La Fonte e Maurizio Palladino, diretti da Giuseppe Marini, portano in scena LA MORTE DELLA PIZIA dal racconto di Friedrich Dürrenmatt.
Le molte verità di Delfi e le fake news intorno alla vicenda di Edipo, manipolate da oracoli e veggenti, hanno colori grotteschi e beffardi nel racconto di Durrenmatt, qui in forma teatrale. Pannychis Undici, sacerdotessa Pizia alla fine dei suoi giorni, assistita dal sacerdote Merops Ventisette, sensale e cassiere, è chiamata dal potente Tiresia a rivedere le vicende e le profezie -di cui entrambi si sono resi artefici- al cospetto imbarazzante delle vittime dei loro responsi. Edipo, Giocasta, Creonte, Meneceo e la Sfinge, resi vivi sulla scena, assumono toni di una umanità quotidiana subito riconducibile al nostro odierno sentire. Siamo immersi nel chiacchiericcio confuso di informazioni contrastanti, in mezzo a un vortice di notizie ora folli ora malevole, generate da complotti perversi e dissennati o dall’arbitrio più bislacco, ed è umano che crediamo a quello che risponde alle nostre aspettative o che tranquillizza le nostre certezze. Il testo di Dürrenmatt rimanda al cinismo delle informazioni pilotate e al caos di notizie che oggi ci disorienta anche di più che nel suo tempo. Così abbandonati alla deriva, siamo costretti a scegliere una nostra verità. Unica consolazione e liberazione dal panico: qualche momento di catartico, amarissimo riso.
Chiude la stagione, dal 17 al 21 maggio, TOM À LA FERME di Michel Marc Bouchard, con la regia di Giuseppe Bucci. Il giovane e raffinato Tom, è giunto alla fattoria in cui vive la famiglia di Guillaume, il suo fidanzato appena morto in un incidente stradale, per partecipare al suo funerale. Si accorge presto che la madre del defunto, Agathe, non sa nulla della sessualità del figlio, né del ruolo che Tom ricopriva nel sua vita e che Francis, fratello di Guillaume, sa invece tutto e lo costringe con la forza a non rivelare nulla alla madre. Nella disperata ricerca della elaborazione di questo lutto improvviso, nel quale ognuno dei protagonisti vede nell’altro qualcosa di Guillaume e ci si aggrappa ossessivamente, Francis sviluppa un violento senso di possessività e crudeltà verso Tom il quale, a sua volta, cade in un vortice di morbosa attrazione per Francis e i suoi modi brutali. In questo gioco al massacro psicologico (nel quale entrerà anche la amica di Tom, che si finge la ex di Guillame per placare i dubbi e le ossessioni della madre) prevarrà la profonda amarezza di tutti nel piangere un morto che nessuno conosce veramente. Un ragazzo a cui è stata negata la possibilità di essere sincero e libero a causa della radicata omofobia della famiglia. Un ragazzo che ha dovuto vivere mentendo a tutti, Tom compreso, incapace di accettare fino in fondo se stesso fino alla morte.
Teatro Belli di Antonio Salinas
Piazza Sant’Apollonia, 11/a (Trastevere)
Tel. 06 58 94 875 – fax 06 58 97 094
orario spettacoli
dal martedì al venerdì ore 21.00
sabato ore 19.00
domenica ore 17.30
orario botteghino
dal martedì al venerdì dalle ore 18.00 alle 22.00
sabato dalle ore 14.00 alle 21.00
domenica dalle ore 15.30 alle 19.00
orario segreteria
lunedì – venerdì ore 10,00/18,00
Prezzi stagione
Interi € 20,00 – Ridotti € 15,00
fonte: Maresa Palmacci