“Capitano Ulisse” di Alberto Savinio al Teatro Trastevere

“Ulisse non è più Ulisse. Ulisse è un desiderio, una nostalgia vagante.”

L’Associazione Culturale Trastevere
in collaborazione con
Hangar Duchamp
presenta

Dal 6 al 10 aprile 2022
Capitano Ulisse
di Alberto Savinio

Regia
Andrea Martella

Con
ULISSE – Flavio Favale
CIRCE – Simona Mazzanti
CALIPSO – Vania Lai
PENELOPE – Giorgia Coppi
MINERVA – Martina Brusco
EURILOCO/EUMEO – Walter Montevidoni
SPETTATORE – Vincenzo Acampora

SCENOGRAFIA – Mattia Urso
DISEGNO LUCI – Mauro Buoninfante
AMBIENTE SONORO – Attila Mona
ORGANIZZAZIONE – Alessia Cottone

 

Dal 6 al 9 aprile 2022 alle ore 21:00 e il 10 aprile 2022 alle ore 17:30 torna sul palcoscenico di via Jacopa de’ Settesoli 3, la compagnia Hangar Duchamp con il terzo capitolo della TRILOGIA DELL’AVANGUARDIA, progetto nato e cresciuto proprio al Teatro Trastevere.
Dopo aver affrontato il dadaismo con “Il Cuore a Gas” di Tristan Tzara e il surrealismo con “Le Mammelle di Tiresia” di Guillaume Apollinaire, ecco “CAPITANO ULISSE”, un salto senza reti di protezione nella metafisica di Alberto Savinio.

Una visione di Ulisse filtrata dalla lente deformante di un grande artista ed intellettuale del Novecento. Scritto nel 1925 per l’effimero Teatro d’Arte di Pirandello, venne rappresentato per la prima volta solo nel 1938, in un clima che viene definito “ostile”. Da allora, fino a oggi, il quasi totale oblio per un testo considerato minore tra gli scritti di questo prolifico autore. Ulisse è per Savinio un uomo sfinito, svuotato, un anti-eroe che non è in grado di prendere in mano la sua vita, soprattutto quella sentimentale, diviso com’è nel rapporto con tre che sembrano a lui la stessa persona. La regia di Andrea Martella proietta l’azione dentro la mente del protagonista, rappresentata come un carcere di massima sicurezza all’interno del quale Circe, Calipso e Penelope sono prigioniere dell’incubo ricorrente di un uomo disturbato e confuso, recluso lui stesso nel proprio caos psicologico, alimentato anche dalle altre presenze che si aggirano in modo poco nitido nei suoi ricordi, dalla Dea Minerva ai marinai della sua nave. Il contatto col pubblico avviene attraverso un personaggio fulminante e geniale, lo spettatore, portatore sano di una sottile ed inaspettata comicità.

 

Appena ho letto il testo, mi è sembrato da subito che la mossa iniziale di Savinio sia stata quella di prendere un eroe e di recidere con un colpo netto e deciso la stessa motivazione per essere eroe, l’essenza del suo eroismo: quello che rimaneva era “semplicemente” una persona, nella sua complessità e nelle sue quotidiane e private incertezze. L’essenza della fama di Ulisse risiede non tanto nella sua forza fisica, quanto nella sua intelligenza, nella sua furbizia, nella sua capacità di stratega e anche di improvvisatore di fronte al pericolo e all’imprevisto, ma il senso del suo eroismo è da cercare nell’azione più forte che un essere umano possa compiere: l’amore. Infatti è proprio l’amore per Penelope a guidare il suo viaggio da Troia ad Itaca. Savinio, cancellando con una mossa astuta e teatralmente ingegnosa il ricordo o meglio la coscienza di quell’amore, di fatto annulla il personaggio stesso di Ulisse così come siamo abituati a conoscerlo e ci mostra un nuovo Ulisse, un capitano che non è più a capo di nessuno, neanche di se stesso, precipitato in un mondo onirico che appare più un incubo che un villaggio incantato. Per questo (e per dare continuità con i primi due capitoli della trilogia dell’avanguardia) ho deciso, con molta sofferenza, di ridurre il testo originale, trattenendo solamente il nucleo relativo al rapporto tra Ulisse e le tre donne della sua vita, epicentro emotivo di tutta la sua avventura.
cit. Andrea Martella

 

 

Teatro Trastevere
via Jacopa de’ Settesoli 3, 00153 Roma
prevista tessera associativa
CONSIGLIATA PRENOTAZIONE
Da mercoledì a sabato ore 21 (Esclusivamente domenica alle 17:30)
biglietti: intero 13, ridotto 10
contatti: 065814004
Ufficio Stampa: Vania Lai

 

 

Fonte: Vania Lai

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