“IL CUORE RIVELATORE” di ANTHONY NEILSON Un thriller-horror psicologico ispirato all’omonimo racconto di E.A. Poe. Dall’11 novembre al 31 dicembre presso il Teatro della Visitazione
Con BARBARA LO GAGLIO, MARTINA COLAPRICO E LUCA BIAGINI
Regia di FEDERICO VIGORITO e scene e costumi di MAURIZIO BALO’
Da giovedì 11 novembre al 31 dicembre alle ore 21 presso il Teatro della Visitazione, andrà in scena “Il cuore rivelatore” di Anthony Neilson con traduzione di A.Peghinelli, tratto dal racconto di E.A. Poe e con Barbara Lo Gaglio, Martina Colaprico, Luca Biagini, regia di Federico Vigorito, scene e costumi sono di Maurizio Balò. Lo spettacolo è prodotto dalla BaBi Production, visual artists Luca Brinchi e Daniele Spanò, light designer Marco Policastro.
Una drammaturga di successo affitta una mansarda a Brighton, sperando di rompere il blocco dello scrittore che le impedisce di dare seguito al suo debutto come grande autrice teatrale.
Durante il soggiorno, stringe una relazione con la sua padrona di casa, una ragazza affetta da una grave malformazione al volto.
I giorni si susseguono infruttuosi; Celeste non riesce a trovare nessun motivo di ispirazione e il suo rapporto con la padrona di casa diventa sempre più soffocante.
Ormai la stesura del nuovo dramma sembra un obiettivo irraggiungibile mentre l’occhio malato di Nora diventa prepotentemente la sua unica ossessione.
Note di Regia
Il Cuore Rivelatore di Anthony Neilson rielabora in un horror contemporaneo le pagine terrificanti del capolavoro di Poe. E’ il dramma di un’ossessione che tramuta in follia omicida. Un giallo esemplare che non avremmo risolto senza il più involontario degli indizi: il battito di un cuore.
Ho cercato di estendere in scena la volontà drammaturgica che fu di Poe e oggi di Neilson: l’inganno del narratore inattendibile. Una tecnica di scrittura secondo cui la narrazione non riporta i fatti come sono realmente accaduti. Il ruolo del lettore (e dello spettatore) diventa determinante. Egli, per il piacere indiscutibile che nasce dall’imprevisto, accetta consapevolmente la versione mendace del narratore scegliendo per se una condizione di caos in cui sarà incapace di distinguere la realtà dalla fantasia.
Penso che ogni messa in scena in qualche modo rappresenti un accordo temporaneo tra palco e platea sul concetto di verità; In un giallo però tutto appare relativo, le verità diventano “alternative” e al regista finalmente è concessa un pò di slealtà.
Fonte: Francesco Fusco Ufficio stampa