Lunedì 22 Febbraio ore 18:00 sui canali social di “Atlantide 2.0.2.1.” a un anno esatto dalla chiusura dei teatri 23 artisti presentano un continente indipendente
Nasce “Atlantide 2.0.2.1.”
Ideazione e coordinamento artistico : Elena Arvigo
Artisti: ( in ordine di arrivo sull’isola di Atlantide )
Elena Arvigo, Elvira Scorza, Elena Gigliotti, Caterina Gramaglia, Fabrizio Martorelli, Francesco Bolo, Alessandro Averone, Monica Nappo, Cristina Perico, Valentina Banci, Mimosa Campironi, Geremia Longobardo, Emanuela Rolla, Orlando Cinque, Simone Faloppa, Matteo Alfonso, Monica Santoro, Giovanni Arezzo, Roberta Lidia De Stefano, Consorzio Balsamico, Silvia Salvatori, Selene Gandini, Fabio Sartor.
A un anno dalla chiusura dei teatri, nasce “Atlantide 2.0.2.1.”, contenitore indipendente abitato da artisti della scena e delle arti contemporanee.
Atlantide è l’ottavo continente (continente dal latino “continere”= tenere insieme) che raccoglie e tiene insieme artisti della scena contemporanea, che rivendicano la possibilità del ritrovarsi finalmente nell’azione creativa e in una comunità artistica autentica che sia in relazione con se stessa e con il pubblico, anche se virtuale, dopo tanti mesi di separazione. Non una proposta culturale, quanto piuttosto un imprevisto culturale per stimolare vitalità, gioia, creatività, interazione, e provare a riconsegnare al pubblico il ruolo di spettatore e testimone, non solo “cliente”, ridando forza e credibilità alle parole svuotate, inflazionate e fraintese. Non solo intrattenimento e conforto , ma soprattutto trasformazione.
Un progetto inedito, che intende IL TEATRO come luogo in cui è possibile “trasformarsi” attraverso la conoscenza dell’altro, che vedrà la luce e salperà lunedì 22 febbraio, alle ore 18, sui canali social di “Atlantide 2.0.2.1.”, con un incontro/ presentazione in diretta, in cui sarà possibile esplorare più da vicino questo territorio artistico, incontrare i suoi abitanti, riflettere e confrontarsi, a partire da un interrogativo che è stato, ed è, alla base dei processi creativi di Atlantide: Dov’è il teatro oggi?
Il continente “Atlantide” è abitato da circa trenta artisti, di formazione diversa, provenienti da tutta Italia, ognuno dei quali ha ideato un proprio progetto al quale sta lavorando da solo o coinvolgendo altri colleghi.
Ogni progetto avrà come obiettivo la propria vitalità e la restituzione pubblica sarà intesa come opportunità per gli artisti coinvolti di condividere in questo tempo sospeso parti del processo creativo tramite i mezzi ora possibili, ovvero con debutto online, attendendo la presenza. Uno stimolo per ri-comprendere, ripensare agli strumenti che si hanno a disposizione per potersi esprimere .
Sono previste sessioni di studio, reportage di prove, restituzioni in forma di video o podcast, radiodrammi, docuserie: nulla è escluso per costruire nuove ipotesi di drammaturgia, ri-scrittura e di rappresentazione.
Un contenitore di lavori che differiscono ampiamente fra loro per forma, tematiche, contenuto e complessità. Una comunità variegata di artisti che hanno modo di confrontarsi, conoscersi, aiutarsi, creare sinergie e sentirsi vicini seppur da lontano.
“Non esistevamo come comunità già prima di questa rottura e il contesto culturale, ovvero la possibilità di essere in relazione era già fortemente compromessa” .- annota Elena Arvigo, ideatrice e coordinatrice artistica del progetto. “Le occasioni di salvezza possono avvenire attraverso l’unica via possibile, ovvero nella relazione, nel confronto con gli altri , tenere un dialogo non “stregato “ dalla paura di sparire. L’unica possibilità è solo insieme agli altri .
Atlantide vorrebbe abbozzare una filosofia del risveglio e vorrebbe farlo proponendo agli artisti la possibilità di studiare insieme per comprendere come ci ha trasformato questo tempo e come poter tornare in scena. La preoccupazione per il pubblico è stata fin da subito la prima urgenza. Creare offerte, Intrattenere, confortare. La necessità è quella di uscire dalla dinamica dell’ esibizione , fare un passo indietro e ri-crearsi.”
“Atlantide 2.0.2.1.” nasce in seguito alle riflessioni e agli smarrimenti condivisi in questo periodo. Un continente ideale composto da tanti stati autonomi e indipendenti, ciascuno con una identità precisa e ben distinta, una propria storia, tradizioni e innovazioni, da attraversare e scoprire, passo dopo passo, tappa dopo tappa.
Gli artisti da un mese hanno iniziato a lavorare ai singoli progetti, i quali saranno restituiti agli spettatori in vari appuntamenti online, in diverse modalità, video e podcast, a partire da marzo.
Accanto a loro coesiste il piccolo continente di “Atlantide Lab”, un laboratorio di giovani studenti di recitazione che si affacciano come uditori, ma anche come parte attiva dei vari progetti che hanno deciso di coinvolgerli e ospitarli. In contemporanea, la sceneggiatrice e regista Cristina Perico sta realizzando un documentario che fotografa in divenire, la realtà, l’universo di Atlantide nella sua essenza e totalità. Una testimonianza concreta di dove siano il teatro e gli attori in questo momento.
“Atlantide” disegnerà una nuova geografia teatrale, sarà un teatro alternativo, con una sorta di stagione teatrale diversa, attuale, insolita, fuori dagli schemi, che spazierà dai classici riletti in chiave moderna, a forme drammaturgiche inedite, documentari, racconti, poesia, musica, e tanto cuore, il tutto visibile sui canali di “Atlantide 2.0.2.1.” , con la finalità di aprirsi a un pubblico più vasto possibile e, perché no, conquistarne nuove fasce. Esplorazioni, riflessioni, restituzioni che offrono un riavvicinamento all’arte con l’obiettivo di creare una rete di sostegno che possa portare all’atterraggio di alcuni lavori in presenza e sulla piattaforma “niceplatform”, a pagamento, il cui ricavo sarà per sostenere Atlantide e i suoi abitanti.
GLI ARTISTI E LA PROPOSTA ARTISTICA DI “ATLANTIDE 2.0.2.1.”
(in ordine di arrivo sull’isola di Atlantide )
ELENA ARVIGO_: la mia proposta e’ Atlantide stessa . Se qualcuno mi avesse chiesto un progetto, la risposta sarebbe stata nella possibilità di questo luogo, ovvero nel ritrovare gli altri, prima di tutto . Per quanto riguarda i progetti di studio, al momento le possibilità che vorrei darmi sono: continuare l’esplorazione di alcune figure femminili del Mito, anche attraverso riscritture ( tra gli altri G. Ritsos), “Le troiane” partendo dalla riscrittura di Sartre. Proseguendo nel sogno vorrei restituire “L’uomo in rivolta “di Camus e “L’elogio del disordine” di L. Jouvet, e continuare lo studio dell’opera poetica di alcuni che mi ha accompagnato in questo anno, in particolare Dante, con la restituzioni di alcuni canti. Trovo interessante ripensare anche a come “covertire “alcuni miei monologhi gia’ esistenti ( o che stavano prendendo vita come i copioni di Antonioni, Cassavetes e Bergman) a nuove forme di fruizione, senza comprometterli. Infine “Giorni Felici” di Beckett con l’accompagnamento registico di Alessandro Averone.
ELVIRA SCORZA_ “Come un goccio di saliva”_ Una riflessione sul linguaggio negato che trova modo di esistere sempre, anche a costo poi di inabissare le sue stesse forme quando diventano vetuste e superate, attraverso il radiodramma: il recupero di un luogo che chiarisca un’intenzione del linguaggio, dire all’altro, arrivare all’altro fisicamente dalla mia bocca al tuo orecchio ma ancora prima dal mio io al tuo mediante un mezzo che serva a questo.
ELENA GIGLIOTTI _ Un viaggio di studio sarà tra le madri coraggio d’Italia, barricate dietro le finestre durante la guerra dell’isolamento covid, attraverso video/audio interviste. Attraverso una call pubblica, si chiederà a chi da troppo tempo non ha voce, di intervenire, di esprimersi, di raccontare il suo tempo presente. Il materiale raccolto sarà messo a disposizione per un documentario. Dal vivo.
FRANCESCO BOLO ROSSINI_ La Bhagavad Gita, il Canto del Beato, è la dilatazione dell’attimo che precede la Guerra.Il campo di guerra del Kurukshetra è solo la rappresentazione della sua anima e del suo corpo, e l’annientamento dell’avversario è prima di tutto una battaglia da vincere con se stessi.
FABRIZIO MARTORELLI _ Partendo dall’epistolario di Anton Cechov si inseriscono altre lettere di artisti, scrittori, drammaturghi e compositori, senza un legame tematico ma procedendo per associazioni, per musica e per colori, come in un’armonia e come in un mosaico. Cercando forse nuove basi per altre forme drammaturgiche, come se ora il teatro fosse in fuga. O in salvo su una scialuppa.
CATERINA GRAMAGLIA _ “The White Room”: E’ un viaggio nella solitudine, nell’isolamento e come da questa condizione sospesa possa nascere un atto creativo. Questo contenitore che nasce nel 2013 è stata la casa di personaggi come Gelsomina de La strada di Federico Fellini e altre stravaganti creature nate per gioco. Inoltre, “Una Camelia per Due”: Una esplorazione del femminile, che parte da due donne, attrici Sarah Bernhardt e Eleonora Duse. Un confronto tra due personalità tenute insieme da una passione, da un mestiere, da un’arte. Entrambe interpreti de “La Signora delle Camelie” che segnerà per loro un destino comune. Con Selene Gandini.
ALESSANDRO AVERONE_“ Le Interviste impossibili “ di Giorgio Manganelli: una forma di TALK SHOW che si potrebbe prestare sia ad una fruizione video che a una squisitamente teatrale. Smussare i confini tra un codice oggigiorno molto abusato come quello del talk show e una scrittura fortemente teatrale che affronta temi di introspezione esistenziale conditi costantemente con una grande ironia. “Giorni Felici” insieme ad Elena Arvigo. Dare corpo ad una resistenza estremamente ostinata e vitale di chi, come la Winnie di Giorni felici, lotta ogni giorno in un universo privo di punti di riferimento e senza un dio o una metafisica che risponda alle infinite domande sul senso del nostro essere qui e ora. Come si può resistere alla circolarità del tempo? Come possiamo metterci al riparo dal logorio delle azioni che quotidianamente ripetiamo per aggrapparci ad un’ abitudine e che di volta in volta vediamo perdere di significato? Reinventarsi. Ridipingersi. Riciclare il proprio io. Essere concime e fiori per se stessi e per le persone che amiamo. Rifiutare l’ abbandono e l’immobilità per farsi vita
MIMOSA CAMPIRONI_ “Pornografia dei luoghi comuni-Dialoghi VR”: uno spettacolo che indaga e spezza i legami che esistono tra luoghi verbali del senso comune e i luoghi reali che condividiamo tutti: il salotto, la cucina, il treno, il ristorante, il letto, etc. La tematica è quella dell’erotismo, si lega alla parità di genere e alle relazioni amorose.
MONICA NAPPO_ “Da Zoom a Mosca!“: Liberamente tratto dalle Tre sorelle di A. Checov, lo studio vuole essere una panoramica del lavoro teatrale dove la storia però procede a ritroso. Si partirà̀ da una visione ristretta, data appunto da Zoom, che ci ha salvati e rintronati in questi mesi, per arrivare a condizioni simili ma in tempi precedenti.
Inoltre, Karaoke Femminista_Un progetto di Monica Nappo e Silvia Gallerano. Karaoke Femminista si propone di analizzare questo: quanto qualcosa di innocuo come una canzone può aver forgiato il nostro sentirci donne. Ogni volta sarà invitata un’eccellenza al femminile del tema della serata, che non solo parlerà brevemente di che fatica è rompere il famoso tetto di cristallo per le donne, in tutti i campi, ma che porterà’ anche la sua lista di canzoni (massimo 3, mi raccomando) da cantare tutti insieme. Femministe in gruppo, cantando a squarciagola. Ci sembra il miglior modo per affrontare l’avvenire.
CRISTINA PERICO _ “Atlantide-Il Documentario”: Il racconto sarà sia sui progetti (come sto cercando di realizzare questo progetto in questo preciso momento storico) sia su come si concepisce la possibilità di fare teatro ora e perché no in futuro.
Non mi importa molto di quale sia il supporto che utilizzerete per le riprese, conta solo che ci sia un audio buono e una buona luce o ombra. Ognuno sarà, in questa fase, regista di sé stesso. La scelta di dove posizionare “la camera” o ciò che verrà detto, sarà una vostra scelta artistica. Conta molto anche il silenzio, ci tengo a dirlo. È uno spazio vostro in cui vorrei che diceste al mondo, dove è il teatro e dove sono gli attori ora. Perché il pubblico non lo sa e deve saperlo.
Inoltre, “Virginia Woolf”_ L’opera della Woolf, i suoi romanzi, le sue lettere sono veri e propri luoghi in cui ci si può confrontare con l’immaginario e la questione femminile. Perciò, sarebbe molto interessante una riscrittura a più voci, per far vivere quella sorella di Shakespeare che la Woolf invoca essere in ogni donna, per darle la possibilità di scrivere la sua poesia; per fare ciò occorre che si lavori per lei, vale la pena di lavorare così, pur nella povertà e nell’oscurità affinché ciò avvenga.
VALENTINA BANCI _ “Un passaggio”- viaggio che avrà come mèta le liriche ma anche la vita di Marina Cvetaeva, una delle voci più potenti della poesia del ‘900. Il Teatro può essere ovunque sia l’attore. Lo spettatore può immergersi dentro il mondo poetico di Marina Cvetaeva attraverso brevi video in piano sequenza che esploreranno la sua opera e la sua vita seguendo il viaggio dell’attrice dalla sua quotidianità all’entrata nell’atto creativo, nel passaggio dalla dimensione domestica fino al Mondo Marina.
ORLANDO CINQUE_ “Lo Scantinato”: A partire dagli “Scritti dal sottosuolo” e dalle “Lettere sulla creatività” di Dostoevskij, un percorso intimo di riflessione sull’arte teatrale, e la scrittura di una drammaturgia nel suo farsi, dallo “scantinato” nel quale siamo costretti e al quale rischiamo di abituarci. Nessuna solitudine è mai totale e definitiva e Colui che si nasconde, prima o poi, darà un cenno della sua presenza.Un attore fugge da un set e si rinchiude in uno scantinato con un microfono e il testo che aveva interpretato al suo provino d’ammissione alla Scuola d’arte drammatica, 25 anni prima.
MATTEO ALFONSO _ “Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi”: un viaggio in solitaria, con la voce di Cesare Pavese ed i suoi appunti, in un’indagine che cerca salvezza nella malinconia e nel suo più profondo significato. Tre generazioni di persone per un lavoro in video di natura documentaristica, e infine altri artisti, alternando fasi di studio a restituzioni di natura teatrale, in presenza, così come di natura digitale. Attraverseremo la drammaturgia, la scrittura di scena, il teatro verbatim la creazione di podcast, il video documentario e guarderemo al Teatro non solo come al luogo in cui performare, quanto piuttosto come al prisma da cui guardare.
EMANUELA ROLLA _ “Seduta vicino alla finestra alle tre di pomeriggio”: A partire da alcuni racconti selezionati di Virginia Woolf (Un romanzo mai scritto, Il segno sul muro, Una società, Lunedì o martedì, Quartetto d’archi, La signora Dalloway in Bond Street, Felicità ,La signora nello specchio: un immagine riflessa, Gipsy,la cagnetta bastarda), si dissemina lo sguardo su persone, oggetti, fiori, su dettagli – piccoli-, una ruga su un volto, un sopracciglio asimmetrico o una piega di un vestito-, per fluttuare negli abissi di grandi temi come il senso di solitudine, della caducità umana, della impossibilità dì una vera comunicazione intima.
GIOVANNI AREZZO _ Studio su “MPOC / Musica Per Organi Caldi” di Charles Bukowsk: la selezione di alcuni di questi racconti, e la possibilità per il pubblico di fruirne in diversi modi(video, audio). Lo studio su “MPOC / I Podcast”, prevede la creazione di trentasei podcast (uno per racconto, divisi in quattro stagioni da nove racconti a stagione), in cui la voce darà corpo alle parole di Bukowski, strisciando su tappeti sonori creati ad hoc da musicisti e producer, chiusi nelle proprie case in giro per l’Europa.
GEREMIA LONGOBARDO _“YO SOY FIDEL” nasce dall’approfondimento della figura giovanile di Fidel Castro, attraverso l’analisi dei testi. Una “radio del tempo” trasmette (forse clandestinamente) il discorso di autodifesa che il ventisettenne Fidel pronunciò al processo per il fallito attacco al Moncada del 1953, grazie al quale fu arrestato. I ricordi dell’infanzia, della sua giovinezza, della sua formazione, “commentano” le immagini del film “Soy Cuba”, gioiello cinematografico del 1964 diretto da Michail Kalatozov che racconta la Cuba prerivoluzionaria degli anni ’50.
SIMONE FALOPPA_ “Nel Frattempo – simposio poetico sboccato” : Accanto al canone tradizionale della poesia occidentale, ne esiste un altro minoritario, in controluce, gender- free: la produzione di versi licenziosi, erotici, sboccati, offensivi. Procederemo dall’Antologia Palatina fino magari… a delle composizioni metriche originali.
ROBERTA LIDIA DE STEFANO_ “Corsi e Ricorsi” Giambattista Vico”: Si tratta di “Songs” in video e/o in podcast a partire dallo storico ed eclettico Kurt Weill, musicista e compositore che assieme a Brecht, ha rivoluzionato il concetto di “Opera” . Un excursus nelle songs senza limiti di luogo o tempo.
CONSORZIO BALSAMICO _“Questi pochi centimetri di terra”: un progetto di studio che vuole indagare un ideale di terzo paesaggio, interrogandosi sulla sua identità e cercando di catturarne la voce, la presenza, in relazione all’essere umano. Due animatrici, una marionetta e la materia prima terra, sono gli elementi con cui vogliamo intraprendere questa esplorazione.
SILVIA SALVATORI_ Rubrica : LETTERE DAL TEMPO_ Un viaggio intimo dentro le Lettere dal tempo per comprendere che non siamo stati mai così vicini. La scrittura come atto d’indagine dell’ampio spettro delle sfumature dell’umano, come specchio in cui ritrovare tracce di sé, di passioni, debolezze, conflitti, rumori e melodie di quell’animus che da più di 3000 anni cerchiamo di esplorare, sondare, utilizzando soprattutto arbitrari segni grafici.
MONICA SANTORO _ “Piccole visioni per creare nuovi mondi.” Un viaggio in Russia, tra il suo teatro i suoi testi e le sue sonorità. Città come Mosca o luoghi sperduti, raccontando di essi e aiutando a far ordine tra traduzioni che, specie in campo teatrale, a volte non suonano come dovrebbero. Brevi animazioni, come finestre aperte su mondi che vorremmo far scaturire dalla musica, accompagneranno i brani musicali. Sarà un lavoro concentrato sulla voce, sui suoni e sulle parole.
FABIO SARTOR_ “Q”: un’intensa lettura del Qoelet, un libro della Bibbia. Si porta appresso da sempre quest’aura di libro ammirato, poco letto e ancor meno compreso. Voltaire, che lo riteneva opera di un filosofo epicureo, diceva che non si capisce come possa esser stato consacrato nella costituzione del canone biblico. “L’immenso vuoto” che ci mette davanti spaventa, tanto da essere continuamente studiato, ripreso, ritradotto, commentato, per forzarlo nel sentiero dove si crede debba stare Il piacere di una lettura, un saggio teatrale, il ricordo di un viaggio e qualche reminiscenza scolastica ma quel che poi sfugge alla nostra logica, forse è il più bel regalo che possiamo fare a noi stessi, cercandoci tra le parole.
Gli artisti si sono uniti per lavorare ognuno alla propria idea e restituirla al pubblico, esplorando diverse modalità, dando vita ad una nuova geografia teatrale.
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Coordinamento Comunicazione: Maresa Palmacci
Fonte: Maresa Palmacci