La storia del Mediterraneo è permeata di espressioni culturali e tradizioni che hanno da sempre suggestionato lo sviluppo delle culture e delle arti popolari. Da questo punto di vista, la caliente terra spagnola è da sempre stata terreno fertile per misteriose e spettacolari forme di ballo, canto e musica. Il flamenco è tutto questo, una equilibrata e struggente miscela di baile, cante y toque, un patrimonio che racchiude tutta la sensualità artistica dell'Andalusia.
Per esaltare ancora una volta le caratteristiche di questa forma d'arte, ancora oggi sentita e largamente praticata, dal 10 al 20 settembre l'Auditorium Parco della Musica ha ospitato la terza edizione del festival "¡FLAMENCO!". Prodotto dalla Fondazione Musica per Roma in collaborazione con il Comune di Siviglia (capoluogo dell'Andalusia), il festival ha ottenuto un enorme successo di pubblico, entusiasta di fronte alle varie forme di esibizione dell'arte gitana per eccellenza, la più nota e apprezzata al mondo.
Le componenti fondamentali sono, come detto, el baile (la danza), el toque (musica composta da chitarra classica accompagnata dal battito delle mani e dal tacchettio delle scarpe), el cante (canto tradizionale, fatto di prolungati e struggenti lamenti). Molti degli spettacoli rappresentano una prima assoluta in Italia e sono stati accolti con il consueto entusiasmo dal pubblico di Roma, che si è lasciato conquistare da questa spettacolare forma di arte, proveniente da una terra così vicina alla nostra dal punto di vista emotivo.
Il programma del festival è davvero intenso. Oltre agli spettacoli di toque, baile y cante, sono previste mostre, serate danzanti, eventi speciali, una occasione davvero unica per tutti gli appassionati, ma anche per chi vuole provarne le movenze o semplicemente raccontare di aver visto all'opera gli artisti più famosi.
Tra questi, spicca la esperta bailaora Isabel Bayón, impegnata in due spettacoli, "Tan solo Flamenco" e "La puerta abierta". Ho avuto la fortuna di vedere la sua prima performance, in programma il 14 settembre. Non sapevo esattamente cosa aspettarmi, anche perché il tipico locale andaluso si differenzia parecchio dalla Sala Petrassi dell'Auditorium. Dall'alto dei suoi 30 anni di carriera, durante i quali ha partecipato ad una infinita quantità di kermesse internazionali, Isabel ha affascinato ed entusiasmato il pubblico presente, accompagnata in maniera strepitosa da tre tocaores (2 chitarristi e un percussionista) e due cantaores. Un miracolo di ritmi palpitanti, musiche malinconiche, canti struggenti. Illuminati da poche luci spartane, i sei artisti hanno lasciato a bocca aperta i presenti, con piroette acrobatiche, slanci tenorili mozzafiato e commoventi interpretazioni fisiognomiche.
Lo spettacolo è durato poco più di un'ora. Gli artisti, sfiniti dalla grande fatica del generoso impegno, hanno concesso un ultimo pezzo prima di sparire dietro alla scena, mentre una standing ovation prolungata accompagnava la chiusura del sipario e l'accensione delle luci di sala. Davvero toccante, uno spettacolo speciale, una esperienza unica.
Unico neo, devo proprio dirlo, le sedie utilizzate per la scenografia. Mi aspettavo sedie impagliate, che scricchiolassero sotto i movimenti fluidi ma repentini di cantaores e tocadores. Ho trovato sedie da ufficio, con seduta imbottita e gambe in alluminio. Sarebbe bastato poco per rendere perfetta anche la scenografia. Ma non fateci troppo caso, sono un perfezionista ed è uno dei miei peggiori difetti.