A Roma nello spazio solenne del Museo dell’Ara Pacis sarà visibile fino al 23 febbraio la mostra Gemme dell’Impressionismo. I dipinti provengono per la maggior parte dalla collezione Mellon, mecenati che a partire dagli anni 20 del Novecento formarono una delle collezioni private più prestigiose al mondo, successivamente donata alla National Gallery di Washington.
Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, organizzata da Zètema Progetto Cultura, la mostra si inserisce nell’ambito della iniziativa di scambio internazionale che porterà in America la maestosa statua del Galata morente dei Musei capitolini. I pittori francesi dell’impressionismo e post hanno avuto un grande rilievo nella collezione che ne custodisce i nomi più famosi e significativi svelandone la parte più intimista. L’evento è reso possibile grazie al prestito di 68 opere per un arco temporale di capolavori magicamente esposti sotto i nomi di: Boudin (maestro di Monet), Monet, Manet, Degas, Renoir, Pissarro, Sisley, Toulouse-Lautrec, Cézanne, Van Gogh, Gauguin, Seurat, fino a Bonnard e Vuillard.
Il pubblico potrà ammirare una mostra unica nel suo genere,una serie di quadri che esprimono il gusto personale del collezionista che solo la forza espressiva ed universale dell’arte può comunicare. Il risultato è quello di una pittura della bellezza, del tono chiaro e del tocco vibrante, tesa a rendere l’istantaneità dell’impressione, che esclude ogni schema preordinato e ogni metafora per farci gustare la poesia del presente e della quotidianeità.
L’iter espositivo è diviso in cinque sezioni tematiche, che sono una panoramica del periodo più fulgido dell’arte francese ottocentesca sin dalle origini.
La prima è la pittura “en plein air “, con i meravigliosi paesaggi naturali: La veduta di Argenteuil il quadro più gioiosamente impressionista di Claude Monet, i Vendemmiatori e Cogliendo fiori di Paul A. Renoir, uno splendido e cromatico Letti di fiori in Olanda del giovane Van Gogh, Alle corse di Manet, e La Battaglia dell’amore di Cézanne, esposta in una parete separata per la concretezza del soggetto.
La mostra prosegue con la sezione Ritratti e autoritratti, genere in cui i pittori francesi eccellevano riuscendo a cogliere il profilo e l’intimità dei volti con macchie di colore: Autoritratto dell’amico Claude Auguste Renoir di Monet, La sorella dell’artista alla finestra, della giovane pittrice Morisot, il piccolo ma intenso Carmen Gaudin di Toulouse-Lautrec e Autoritratto dedicato a Carrière di Paul Gauguin.
La sezione seguente dedicata alle donne amiche e modelle, intente a svolgere semplici attività quotidiane, riesce a dare una nuova immagine della donna moderna e concreta, come in Giovane donna che tesse i suoi capelli di Renoir, e Le ballerine dietro le quinte di Degas. Si rinnova anche il genere antico della natura morta cercando di privilegiare l’effetto d’insieme piuttosto che il particolare e i dettagli: Natura morta con ostriche di Manet, grandissimo e ineguagliabile nel genere, l’austera Natura morta con brocca e frutta di Cézanne, colui che pronunciò la fatidica frase “ stupirò Parigi con una mela” e infine la grande Jatte di Seurat e la ventosa marina di Sulla spiaggia di Trouville di Eugène Boudin.
L’ultima sezione Bonnard e Vuillard-l’eredità è riservata ai due pittori precursori del simbolismo, un esempio in Bambina con la sciarpa rossa di Vuillard.
Una passeggiata per Roma, con visita alla mostra presso l’Ara Pacis è doverosa e piacevole per deliziare gli occhi e l’immaginazione.