Alma Tadema e i pittori dell’800 inglese fanno parte della collezione privata di Juan Antonio Pérez Simòn che si potranno ammirare nello splendido scenario delle sale del Chiostro del Bramante fino al 5 giugno 2014. Dopo Parigi, le 50 opere, provenienti da Città del Messico e appartenenti alla pittura inglese del XIX secolo del Movimento Preraffaellita e dell’Aesthetic Movement, giungono a Roma.
I pittori preraffaelliti guidarono la riforma della pittura inglese recuperando l’arte medievale e degli artisti precedenti a Raffaello, con un’arte primitiva, spontanea, ispirata alla natura, allo studio della luce, a soggetti storici e letterari attraverso un realismo pittorico minuzioso e intenso.
Il periodo successivo fu caratterizzato dall’Aesthetic Movement che aggiunge una forte predilezione per il simbolismo, la bellezza, la perfezione formale, principio assoluto dell’arte e della vita.
Nella bigotta Inghilterra vittoriana, solo la coraggiosa voce di nomi come Oscar Wilde e l’affermarsi dei valori borghesi, della fede nel progresso, segnano un radicale cambiamento di gusto, con i nuovi ricchi che si sostituiscono all’aristocrazia nella committenza delle opere d’arte.
Il mecenate Pérez Simòn decise d’investire grandi risorse economiche per l’acquisizione di dipinti fino a comporre una delle raccolte private più importanti dell’America Latina contribuendo a rivalutare una produzione pittorica che per quasi un secolo era stata deprecata e disprezzata.
L’esposizione è qui rappresentata da dipinti di alto valore e da tutti i suoi principali esponenti come: Alma Tadema, John Everett Millais, Dante Gabriel Rossetti, Edward Burne Jones, Frederick Leighton, John William Waterhouse, John William Godward, Arthur Hughes, Albert Moore, che pur essendo estremamente personali sono accomunati da ispirazione e stile simili.
Molti di questi quadri dimenticati hanno oggi riconquistato un vasto pubblico di critici ed estimatori e sono ancora montati su tele originali con le cornici come le avevano immaginate gli autori.
In queste opere ricorrono vari e usuali i temi dell’antica Grecia, della Roma imperiale, della mitologia classica e medievale, delle leggende celtiche e delle fiabe inglesi, ma anche banali soggetti di vita quotidiana sublimati dall’allegoria che affascina e incanta lo spettatore.
In ogni quadro c’è sempre una donna: una musa, una donna fatale, una strega, una principessa, un’eroina; il corpo femminile è sogno, piacere e voluttà.
Troviamo una galleria di donne seducenti nella Sfera di cristallo di John William Waterhouse, oppure la seduttrice de Il mare incantato di David Payne, mentre Edward Burne Jones è presente con Fatima e Pigmalione i desideri del cuore, dove la mente oscilla tra la donna reale e quella immaginata.
La sensualità delle donne è anche presente nel nudo di Crenaia, la ninfa del fiume Dargle, di Leighton di cui anche le tele Le ragazze che raccolgono conchiglie e Antigone, magnifica rappresentazione di mitologia e psicologia che cattura lo sguardo.
I nudi spesso hanno come sfondo la natura lussureggiante o ambienti sontuosi come Pirra di John William Godward o Andromeda di Edward Poynter. Una nube passa di Arthur Hughes e il capolavoro di Alma Tadema, Le rose di Eliogabalo, sono la glorificazione della storia antica; nell’ultimo quadro si vede il crudele imperatore romano che schiaccia gli ospiti sotto una cascata di affascinanti rose.
Magia, simbolismo, leggenda, raffinatezza, eleganza e accuratezza nei dettagli, sono elementi comuni a tutti, ma anche la natura e il mare sono protagonisti e offrono l’occasione all’artista per rendere con abilità la brillantezza e l’esaltazione della luce e dei colori come nel Canto di primavera di William Waterhouse, L’isola di Rodi e Le fanciulle che giocano a palla di Frederick Leighton.
La curatrice Veronique Gerard Powell invita a visitare la mostra, sconosciuta alla nostra tradizione pittorica ma che potrà piacere e farsi apprezzare.