Caravaggio è uno di quegli artisti che affascinano il grande pubblico. Vi ricordate del boom di visitatori dello scorso anno per la grande mostra alle Scuderie del Quirinale?
A Roma è allestita un’altra esposizione dedicata al grande pittore per celebrare il quarto centenario della sua morte (1610-2010).
Dal 21 dicembre 2010 nella sale di Palazzo Venezia c’è una mostra che incuriosisce sotto diversi punti di vista dal titolo: “Caravvaggio. La Bottega del Genio”.
L’esposizione sarà visitabile sino al 29 maggio 2011 ed è un lavoro di carattere didattico e sperimentale.
Come dipingeva Caravaggio? Come era la sua bottega? Quali erano le tecniche pittoriche che gli hanno permesso di realizzare i suoi capolavori?
A queste domande la mostra romana cerca di dare risposta, ricostruendo la sua bottega romana.
Sono stati analizzati documenti coevi al periodo in cui Caravaggio lavorò nella capitale, come quelle di Mancini, Baglione, Sandrart, Bellori, e l’inventario delle robbe del 1605, che riporta i beni posseduti da Michelangelo Merisi in quell’anno.
Grazie a queste fonti documentarie, Rossella Vodret e Claudio Falcucci (ideatore e curatore) hanno avanzato delle ipotisi ricostruttive sulla tecnica pittorica caravaggiesca.
Uno degli elementi dominanti della pittura di Caravaggio è la luce, ecco quindi che nella mostra romana si cerca di capire come la utilizzava il grande genio lombardo, per illuminare i suoi modelli. Non solo, è noto come il grande artista si serviva di strumenti ottici, specchi e lenti, per riflettere le immagini, la mostra cerca di indagare anche questa tecnica.
Le ipotesi ricostruttive sono quattro, esse sono avanzate attraverso dei modelli scultorei in vetroresina: la Canestra di frutta, il San Girolamo scrivente, il Bacchino malato e la Medusa.
Intorno alla Canestra di frutta vi sono lenti, fori stenopeici, e specchi che proiettano il soggetto in tre tele, al fine di mettere a fuoco l’oggetto osservato.
I visitatori hanno il privilegio di scoprire questo affascinante modus operandi di Caravaggio. Possono mettersi al suo posto per vedere il modello allo specchio dallo stesso punto di vista, che probabilmente ebbe il grande pittore.
A corredo dei modelli, lo studio del chiaroscuro e dello scorcio è spiegato attraverso i trattati di Leonardo, Filarete e Leon Battista Alberti.
Una mostra che come impatto lascia incuriositi per il suo aspetto che ricorda un po’ i set cinematografici, così come è di un certo effetto, vedere la ricostruzione in micro resina dei soggetti dei suoi dipinti.
Nella prima sala, l’oscurità fa da padrona, qui sono visibili i modelli tridimensionali della Canestra di frutta. La seconda sala ha invece un carattere prettamente didattico, e mostra come gli specchi erano utilizzati per realizzare gli autoritratti. Qui vi è il modello del Bacchino malato, e il visitatore può mettersi nella sua stessa posa.
Nel terzo ambiente invece vi è l’analisi di come avveniva l’illuminazione dei modelli.
Di solito Michelangelo Merisi si serviva o di finestre o di luce riflessa su uno specchio piano che potenziava il fascio luminoso. La figura veniva proiettata nella tela attraverso un altro specchio piano.
La mostra si conclude con l’esposizione delle pagine di una delle fonti che probabilmente ispirò Caravaggio, per i suoi esperimenti in pittura: la Magia Naturale di Giovan Battista della Porta del 1558 (riedito nel 1589)
Una mostra che mira ad appassionare tutti gli amanti di questo grande artista, ama anche tutti coloro che sono affascinati dai misteri del passato ancora da svelare.
Da non perdere, avete tempo sino al 29 maggio 2011.