Sono mesi che il MAXXI è sotto i riflettori. Alla sua straordinaria inaugurazione, come spesso accade nella capitale quando vi sono le novità, sono seguite alcune polemiche.
Alla faccia di tutti gli scettici oggi la nuova struttura museale di Roma è diventato il museo dei record. Di pochi giorni fa è la notizia, che dal giorno dell’apertura il grande museo romano è stato visitato da ben 140.000 visitatori. Numeri da capogiro, che testimoniano come nella capitale mancava una struttura museale di respiro internazionale.
Tutti hanno parlato però del MAXXI mettendone in evidenza la sua strabiliante architettura, la sua collezione permanente, e le interessanti mostre.
Noi di Ez Rome vorremmo invece accendere i riflettori non sul MAXXI di cui hanno parlato già tutti, ma spostando l’attenzione su un progetto speciale che il museo ha attivato molti mesi prima della sua apertura. Un lavoro nuovo che non ha precedenti nel campo museale italiano, avviato dal Dipartimento di Educazione del MAXXI, gestito da Stefania Vannini, dal titolo “Se navigando uso la bussola…”.
Di cosa si tratta? Di un percorso destinato a persone affette da disabilità mentale, nella volontà di “ribaltare un fenomeno di inclusione esclusione che rende questi visitatori spesso ancora più disorientati, ribaltare il meccanismo di esclusione rispetto all’arte, loro sono i detentori del sapere”. Queste sono le parole della dott.ssa Simona Antonacci del Dipartimento di educazione del MAXXI.
Siamo andati da lei, che ha seguito in prima linea questa avventura, per farci raccontare meglio di cosa si tratta. Prima di dare la parola alla dott.ssa Antonacci vogliamo riassumere brevemente le linee guida del progetto “Se navigando uso la bussola“. I destinatari dell’iniziativa sono stati un gruppo di persone affetti da disagio mentale del Dipartimento di Salute Mentale della ASL RmA. L’équipe di progetto è formata da Dipartimento Educazione del MAXXI e da uno staff multidisciplinare dell’Unità Operativa Complessa di Salute Mentale 1° Distretto – Roma Centro \ ASL Roma A composta da dott. Federico Russo (psichiatra), dott.ssa Leonella Magagnini (psicologa), dott.ssa Francesca Di Fazio (terapista della riabilitazione psichiatrica) e dott. Gianni Panzieri (assistente sociale). La UOC lavora in stretta collaborazione con il V Dipartimento dell’Assessorato Promozione dei Servizi Sociali e della Salute del Comune di Roma nell’ottica di un progetto di reinserimento sociale di persone con disagio mentale.
Come è nata l’idea di dare all’iniziativa il titolo “Se navigando uso la bussola”?
Il titolo è nato da un’idea del Dipartimento di educazione, prendendo come spunto quello che dice Zaha Hadid sul MAXXI. La progettista parla, infatti, di derive e flussi. Il MAXXI è come una nave dove il visitatore è invitato a fare surf, a perdersi e a perdere l’orientamento. Noi abbiamo deciso di dare la bussola, gli strumenti necessari far orientare il visitatore che ha più difficoltà.
I partecipanti del progetto sono delle persone affette da patologie mentali, quale metodologie avete utilizzato, per avvicinarli all’arte contemporanea?
Le metodologia è volta a far acquisire delle competenze e conoscenze. Non ci interessa fare il solito laboratorio dove si tira fuori la loro interiorità tormentata, vogliamo superare una visione del disagio mentale, secondo cui queste persone hanno solo una creatività naturale. Loro sono diventati i detentori del sapere.
Come avete selezionato i partecipanti?
Abbiamo preso un gruppo di persone che avevano già iniziato una formazione sull’arte contemporanea, che avessero già delle preconoscenze, dando vita ad un progetto pilota.
A partire da Febbraio 2010, li abbiamo coinvolti in questo percorso che allo stesso tempo è stato formativo e creativo e che proseguirà nei prossimi mesi.
Prima dell’apertura abbiamo avviato contemporaneamente vari progetti speciali, tra cui quello destinato agli anziani del quartiere intitolato ABC del contemporaneo. I due progetti sono andati parallelamente e in alcuni punti si sono incontrati perché ci piaceva l’idea di farli interagire tra di loro.
Come è stata la risposta da parte del gruppo di anziani e dei diversamente abili, di fronte all’arte contemporanea?
Per gli anziani del quartiere è stato incontrare una istituzione che loro hanno visto crescere. Sin da subito hanno manifestato la voglia di partecipare. Entrambi i gruppi hanno dimostrato una partecipazione smodata, vogliono venire, sono curiosi, per questo stiamo riavviando i progetti con gli stessi gruppi.
Quali sono state le fasi del progetto?
Abbiamo prima iniziato il percorso di formazione, il primo incontro è stato quando il museo era ancora vuoto, hanno visitato gli spazi vuoti del museo con delle telecamere, facendo dei percorsi psico-geografici, facendo emergere l’emozione che percepivano su ogni tipo di spazio. È stato un incontro libero ed informale. Alla fine di questo primo incontro, ci siamo sdraiati in suite 5 e abbiamo fatto emergere le peculiarità del posto. In questa occasione ognuno di loro ha dato una definizione del museo, e ha realizzato un disegno, che rappresentasse il tipo di percezione che aveva avuto dello spazio. Disegni e pensieri fatti in modo del tutto informale. Abbiamo deciso di confrontarli e abbiamo notato come ognuno di loro era rimasto colpito da una particolarità del MAXXI, chi si è concentrato sui volumi, chi sulle scale, chi sulla pianta. Sono disegni nati senza una finalità descrittiva, ma solo per immortalare le loro emozioni a pelle.
Poi ci sono stati gli altri incontri, dentro il museo mentre entravano le opere e abbiamo fatto un corso di formazione di introduzione all’arte contemporanea attraverso le opere del MAXXI. Abbiamo cominciato a vederci una volta a settimana sino a Luglio. In questi incontri informativi ognuno di loro si concentrava su un opera che lo colpiva. In seguito è nata la collaborazione con Cesare Petroiusti e da lì abbiamo avviato un percorso di Workshop con 6 incontri. I primi di conoscenza dell’arte contemporanea e poi due progetti . Uno rivolto a creare una giornata di apertura straordinaria per le persone che hanno partecipato al progetto e ai loro invitati, poi la distribuzione di messaggi, testi e oggetti tra cui i loro disegni che sono stati trasformati in bigliettini, accompagnati da alcune loro frasi. Queste ultime non sono state scritte volutamente proprio per questo Cesare le ha trovate interessanti e le ha utilizzate per il progetto.
Quando è avvenuta l’apertura straordinaria per le persone del progetto e i loro invitati?
Il giorno dell’inaugurazione il 27 maggio 2010 i primissimi a entrare al MAXXI sono stati loro con gli anziani del quartiere. Hanno creato un invito ufficiale del MAXXI, che lo hanno dato alle persone con cui volevano condividere questa esperienza. Lo stesso giorno è stato distribuito il loro materiale sul MAXXI, per creare un momento di scambio e riflessione con il visitatore. La mattina dell’inaugurazione abbiamo organizzato una decina di visite nel museo e ci siamo soffermati con i gruppi dove vi erano i ragazzi che erano in punti specifici, ognuno di loro era sull’opera che si erano preparati. Questa esperienza è stata replicata il 30 maggio in occasione dell’apertura al grande pubblico. Il primo giorno è andato benissimo, il secondo alcuni di loro hanno avuto difficoltà con la massa.
Dopo questa fase abbiamo proseguito con gli incontri, dal 2 giugno sino a luglio, sono tornati con le telecamere hanno fatto i video e abbiamo rivisto le diverse mostre nel dettaglio. Abbiamo fatto un momento di riflessione condivisa, con lo staff dell’Asl Roma A cercando di fare una valutazione su cosa aveva funzionato e cosa no, e abbiamo rilanciato per Settembre e Ottobre.
Vi saranno quindi altre giornate in cui i partecipanti del progetto presenteranno le opere del MAXXI?
Ora ci stiamo lavorando, la volontà è quella di proseguire ed ampliare, sicuramente con loro si continuerà ormai sono mediatori formati, hanno la volontà di conoscere altre opere, proponendo altri momenti di mediazione. Il 9 ottobre in occasione della giornata del Contemporaneo vi saranno sempre loro a presentare le opere. Non sappiamo ancora se saranno visite guidate, però troverete loro come mediatori. Poi vogliamo proseguire con nuovi gruppi con momenti formativi. Il 9 ottobre saranno invitati i diversi dipartimenti di sanità mentale di Roma per presentare il progetto. Lo stesso giorno troverete anche gli anziani del quartiere che saranno all’accoglienza del Museo.
Volevo terminare con le frasi che il gruppo del progetto ha scritto visitando per la prima volta la struttura museale:
Quando sono entrata la prima volta ho pensato che fosse un luogo che stavano per demolire.
Fantascientifico, mastodontico. La prima volta la mia sensazione era quelle di una formica nel cosmo: ho provato un senso di vuoto e un senso di gioia (per me scoprire un posto nuovo è sempre motivo di gioia). mi sono chiesto: “se mi ha colpito, così, vuoto, cosa farò quando lo vedrò pieno di opere?
Un luogo di estraneazione, in cui non tornare; un percorso di estraneazione, una specie di labirinto in cui non conoscevamo nessuna strada, ma che abbiamo percorso in lungo e in largo. Poi, fare questo percorso con la telecamera in mano mi ha fatto sentire tutt’uno con il museo e ha trasformato la sensazione di rottura ed estraneazione in una sensazione di armonia.
Penso che fra il museo e le opere ci sarà uno scontro di identità: non è detto che l’articolazione di queste multiple identità creerà un’armonia. Gli allestimenti potrebbero essere giocati proprio su un forte contrasto, un po’ come se si trattasse di un’occupazione abusiva di un luogo. All’interno c’è un senso di movimento continuo: questo mi mette parecchio in subbuglio.
Un luogo che fa girare la testa, qualcosa di esplosivo, itinerante, magico – un luogo senza limiti. Ci si trova sempre a contatto con qualcosa di sconosciuto, qualcosa senza auspicio, senza ombra di ritorno, raddoppiato. Qualcosa di limpido, si cerca di trovare la strada giusta, e io mi regolo guardando attentamente le porte… dove si va a finire, dove c’è la vetrata all’ultimo piano si sta benissimo, ci siamo anche sdraiati.
Ringrazio la Dott.ssa Simona Antonacci per la disponibilità e per il materiale grafico e testuale inerente al progetto.