Doppia personale di Puzzo e Vanetti: “Carte da decifrare”

Sabato 18 marzo 2023 si inaugura la doppia personale di Luciano Puzzo e Annibale Vanetti. In mostra fino al 30 marzo, 60 opere di piccolo formato e installazioni realizzate sul tema del ricordo.

Come recita il titolo, il termine ‘de-cifrare’ presuppone una ‘cifra’, ovvero un simbolo che riassume un’idea, un lavoro, uno stile, un modo di essere e di pensare. Implicitamente, l’analisi per identificare una ‘cifra’ caratteristica comporta altresì la conseguente azione di ‘de-crittare’ – dal greco crypte, nascosto, coperto – ovvero portare alla luce, all’evidenza visiva. Al contempo, ciò che era nascosto era anche protetto, come in uno scrigno, per cui l’azione della scoperta comporta rischi di cui l’autore deve essere consapevole. E come può essere consapevole di questi rischi un artista, e avere pure la forza di affrontarli, nel portare alla luce qualcosa di profondo e di intimo?

È qui che sovviene la manualità artistica del fare.
Le opere sono porte aperte, ‘soglie’ da attraversare per percorrere, in senso inverso, il percorso analitico-realizzativo esplorato dall’artista.
Un percorso agevolato oggi dalle modalità espressive dei due artisti in mostra: Luciano Puzzo e Annibale Vanetti, che hanno incentrato sulle trasparenze opposti racconti di vita. (dalla prefazione del catalogo della mostra).

Come scrive Laura Turco Liveri nel catalogo della mostra, la novità dei lavori di Luciano Puzzo consiste innanzi tutto nell’uso e nella presentazione di opere finite realizzate in sola carta. L’uso della carta vergatina che Puzzo ne fa – provocatore per scelta e per passione – è in se stesso già parte di quell’impulso che lo ha spronato oggi a realizzare opere che assumono appunto una diversa cifra, nuova, fresca, che emana il profumo leggero e colorato di un mondo vissuto dall’autore nell’infanzia, un mondo ora depurato dal ricordo e idealmente amplificato da un respiro di totale libertà immaginativa.
Se da bambino realizzava aquiloni con fettucce di canna “spaccate con rabbia” (come nella sua poesia Ali di vento, 1982), e con la carta vergatina colorata e piegata in modo geometrico, oggi il pittore, ripercorrendo la manualità di un tempo, si riconnette alla forza e alla purezza delle proprie aspirazioni, animando opere dove l’aspetto dell’aquilone si dissolve, distribuendosi in acquose stesure dai toni brillanti di piccoli rettangoli, piegati e stropicciati da una gestualità emotiva e al contempo razionale, in cui misura e geometria sono in realtà solo apparenti.
Nei suoi nuovi ‘aquiloni’ a vibrare è l’emozione sottesa al gesto: la carta piegata di un tempo si apre all’oggi, evocando in lui ricordi antichi e radicati nella propria formazione visiva sensibile e caratteriale ma, nel confronto con le attuali drammatiche situazioni, si inquina della stessa contaminazione che avvelena, in condivisione con chi guarda, i nostri mari, il nostro cielo, il nostro ambiente. Il processo creativo, mosso dal ricordo, diviene allora atto di ribellione e pianto, scaturito dall’indignazione per un presente contaminato, e cosciente invito alla riflessione e alla rivolta .

“In Annibale Vanetti la stratificazione di materia pittorica nella translucentezza degli strati sottostanti, che attribuisce all’autore una dinamica creativa sofferta e una costante ricerca di idoneità sempre perfettibile, appare come l’applicazione di veli successivi che costringono l’osservatore a leggere l’opera finita in senso inverso rispetto al pittore, percorrendola dalla superficie fino allo strato più profondo.
Una gestualità strutturale, mediata da un’insita impalcatura geometrica mentale, ne controlla i limiti e ne garantisce, all’interno di essi, la libertà espressiva. Per tale architettura pittorica, la composizione si anima e riesce a perforare la superficie invisibile che separa l’opera dalla realtà fisica in cui essa è osservata, intrigando lo spettatore e attirandolo nei meandri di una lettura biunivoca, a doppio senso di percorrenza.
La superficie dei dipinti di Vanetti è, appunto, ‘solo’ superficie, pelle sottile che trattiene gli sconvolgimenti intimi che si originano dal fondo.
Altrove, Vanetti utilizza la tecnica del monotipo. La tecnica del monotipo è in sé una tecnica ‘del ricordo’. Ricordo in quanto l’opera risulta dall’impressione di un foglio dipinto di fresco su un altro foglio, che produce un’immagine speculare del primo, dove non tutta la materia pittorica si trasferisce e dove comunque si perde concretamente la cronologia degli strati. Il conseguente schiacciamento e certo rimescolamento delle originarie sovrapposizioni di colore rende il secondo foglio un’opera ‘altra’, con nuovi picchi e avvallamenti dovuti al distacco. Perdita di cronologia e differente conformazione dei segni in una nuova geografia visiva rendono l’opera strutturalmente simile al ricordo.

 

INFO
“CARTE DA DECIFRARE”
Testi a cura di Laura Turco Liveri
Promossa da Arte Borgo Gallery
Inaugurazione sabato 18 marzo ore 17.30
Fino al 30 marzo 2023
Orari: da martedì a sabato 11.00 – 19.00
Arte Borgo Gallery
Borgo Vittorio 25 – Roma
Info 345 2228110

 

 

Fonte: Arte Borgo Gallery

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