La Direzione del Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo per celebrare il Giorno della Memoria presenta al pubblico il dipinto di Bruno Canova 1938 dal ciclo L’arte della guerra Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo, 26 gennaio 2023 ore 11.00 Sala della Biblioteca
Nell’ambito delle attività organizzate dalla Direzione Musei Statali della città di Roma per celebrare il Giorno della Memoria, la Direzione del Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo presenta al pubblico l’opera dell’artista Bruno Canova: 1938 dal ciclo L’arte della guerra. Bruno Canova, internato in un lager tedesco nel 1944 come partigiano, è un testimone che ha scelto di usare il linguaggio delle arti visive per contribuire al grande mosaico collettivo della memoria, alla volontà e alla necessità di continuare a trasmettere alle generazioni future il ricordo dell’orrore della Shoah e della cancellazione violenta di tutti gli avversari del regime nazista. Per dare la propria testimonianza sulla tragedia in cui è stato coinvolto e sulle atrocità a cui è sopravvissuto, affinché non si ripetessero e non venissero dimenticate, Bruno Canova, con grande impegno civile, ha lavorato dalla fine degli anni Sessanta alla sua scomparsa, avvenuta nel 2012, alla grande mostra L’arte della guerra, dedicata alle crudeltà delle guerre di tutti tempi. La mostra ha toccato moltissime città italiane, in un progetto articolato dove hanno un’importanza particolare le opere dedicate alle Leggi Razziali, alla persecuzione degli ebrei e alla Shoah.
In questi lavori Canova unisce la sua formazione di avanguardia (legata alla grafica di Albe Steiner, Max Huber e alla fotografia di Luigi Veronesi) a una personale rielaborazione del collage futurista e dadaista e alla sua vocazione iconica di disegnatore e pittore. Queste opere, frutto di lunghe ricerche storiche, utilizzano manifesti, ritagli di giornale e documenti originali inseriti nel corpo dell’opera, elementi verbovisivi, campiture quasi informali, disegni e parti dipinte.
Nel ciclo L’arte della guerra Canova ha lavorato parallelamente a un libro e a dei dipinti dove talvolta compaiono gli stessi elementi documentari, utilizzati sia nelle pagine del volume che all’interno dei dipinti, attraverso modi compositivi diversi, ma con la stessa volontà di dare una testimonianza il più possibile oggettiva e rigorosa degli eventi storici trattati.
Il risultato è di grande forza espressiva e di dolente partecipazione, legata indubbiamente alla sua esperienza diretta, dove i simboli non restano sospesi come fredde evocazioni ma diventano elementi strutturali della potenza drammatica di opere colme di una intensa e sofferta capacità di testimoniare ed evocare fatti e cose talmente spaventosi da giungere alla soglia dell’indicibile.
Nella pagina del libro dedicata all’emanazione delle Leggi Razziali del 1938 in Italia e ai loro effetti nelle scuole e nelle università, compaiono per esempio gli stessi ritagli delle prime pagine dei quotidiani Il Messaggero e Il Corriere della Sera utilizzati poi nell’opera 1938.
Nel quadro 1938, realizzato nel 1973, infatti, lo sciagurato e tragico esito finale dell’emanazione delle Leggi Razziali che colpivano studenti e professori ebrei si chiarisce non solo nella grande stella gialla che campeggia nell’opera, ma ancora più intensamente nel filo spinato, evidente allusione ai campi di sterminio, che l’artista ha accennato con la matita sulla destra del quadro, mentre i fogli di studi di calligrafia di bambini incollati al supporto aumentano lo stridore dolente della denuncia del razzismo italiano e delle sue terribili conseguenze. L’opera, in mostra al Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo fino al 19 febbraio, verrà presentata da Mariastella Margozzi, Direttrice del Monumento e dei Musei Statali della città di Roma, e dal professor Lorenzo Canova, storico e critico d’arte, figlio dell’artista Bruno Canova, che ha generosamente messo a disposizione il dipinto.
Bruno Canova (Bologna, 1925-Lacco Ameno 2012), nel 1943 viene richiamato alle armi in marina e dopo poco viene arrestato per avere tentato di organizzare un nucleo partigiano a La Spezia e internato in un lager tedesco a Brüx nei Sudeti. Dopo la liberazione studia grafica nei Convitti Rinascita a Roma e Milano, con docenti come Luigi Veronesi, Max Huber, Albe Steiner, Lucio Lombardo Radice, Gabriele Mucchi. Dopo l’esordio nel 1949 a Praga in una mostra sulla grafica italiana, si dedica al lavoro di artista a Roma, città dove passerà tutta la vita e dove frequenta, tra gli altri, Mario Mafai, Alberto Ziveri, Renato Guttuso, Renzo Vespignani, Salvatore Scarpitta, Ugo Attardi, Pier Paolo Pasolini. Nel 1965 vince il Premio Suzzara e partecipa alla Quadriennale di Roma dove il suo lavoro viene notato da Carlo Ludovico Ragghianti che gli scrive una lettera di grande apprezzamento. In questo periodo sviluppa una ricerca sulla città e la sua periferia, dove compone disegni e fogli in bianco e nero con pochi elementi cromatici, in un assemblaggio legato anche alle esperienze delle avanguardie storiche. Disegnatore e incisore di grande qualità, nei primi anni Ottanta il suo percorso si apre al colore e a una pittura dove le memorie della Scuola Romana si fondono alla sua visione analitica con suggestioni del Rinascimento nordico, in una ricerca durata fino a oggi. Segnato dalle drammatiche esperienze belliche, dal 1966 lavora ininterrottamente alla mostra L’arte della guerra che viene esposta in spazi pubblici di molte città italiane, con opere dove il disegno e la pittura si fondono a documenti, giornali e manifesti d’epoca, sulla scia del collage dadaista e con esiti spesso vicini a certe esperienze concettuali.
Tra le tante mostre si ricordano le personali a Villa Pignatelli a Napoli (1975), al palazzo dei Diamanti di Ferrara (1976), alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma (1993) e al Museo Laboratorio dell’Università romana “La Sapienza” (1998), la Quadriennale di Roma del 1965 e del 1986, la partecipazione al Padiglione Italia, sezione Lazio, della 54. Biennale di Venezia a Palazzo Venezia a Roma (2011); Galleria Studio S, Roma (2013); Casino dei Principi, Musei di Villa Torlonia, Roma (2013-14); Castello Svevo, Grottaglie (2016); Museo Internazionale della Memoria, Ex Campo di Concentramento, Ferramonti di Tarsia (2013; 2020); Museo Il Correggio, Correggio-Istituto Italiano di Cultura, Lisbona (2017); Museo Le Piccole Cisterne, Fermo (2018); Pinacoteca Fondo Gottardo Mancini, Montegranaro (2019); Musei dei Brettii e degli Enotri, Cosenza (2022), L’arte sala Umberto Boccioni, Palazzo Corrado Alvaro, Reggio Calabria (2022).
Direzione Musei Statali della città di Roma
Fonte: Archivio Bruno Canova