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“Da Corot a Monet. La sinfonia della natura” al Complesso del Vittoriano

corot-monet_locIn questo periodo a Roma c’è l’imbarazzo della scelta su quale mostra d’arte andare a vedere. Esposizioni interessanti, di grande valore che propongono al visitatore dei capolavori senza tempo.
Tra le varie esibizioni ve ne è una, che però propone qualche cosa in più: un viaggio che acquieta l’animo rimettendoti in armonia con il mondo.

Stiamo parlando dell’ultima esposizione allestita nel Complesso del Vittoriano dal titolo “Da Corot a Monet. La sinfonia della natura”. Una mostra da non perdere perché dona un punto di vista originale: la natura rappresentata dai pittori francesi della seconda metà dell’Ottocento.


corot_monet_1Protagonista non è quindi un particolare periodo storico o uno stile, ma la rappresentazione della natura in tutte le sue sfaccettature. I pittori osservatori “privilegiati” del mondo hanno veicolato con la loro arte, le sensazioni e le emozioni che un paesaggio trasmetteva, in un particolare momento. Lo hanno fatto in modo personale, donandoci delle opere diversissime tra di loro e per questo uniche.

I pittori in mostra sono: Corot, Rousseau, Diaz de la Pena, Duprè, Daubigny, Sisley, Renoir, Pisarro, Morisot, Monet, Guillauman, Courbet, Cazin, Boudin, Bazille, Jongkind, Harpignes.

Dalla Scuola di Barbizon sino alle Ninfee di Monet, la mostra romana analizza un periodo storico in cui il paesaggio stava cambiando, per l’avvento della modernità.
Le prime ferrovie, l’urbanizzazione crescente, lo sventramento di Parigi. Tutti questi trasformazioni erano sotto gli occhi dei pittori che non potevano assistere impotenti. Testimoni del loro tempo, ci hanno lasciato la dimostrazione più vera di come era un tempo la natura.

Uno dei punti di vista più originale dell’esibizione romana è quello che vede gli Impressionisti vicini al concetto dell’ecologia.
corot_monet_2«Benché lo studio scientifico dell’ecologia, come pure la diffusione della coscienza ecologica, siano sviluppi largamente novecenteschi, le linee fondamentali di quella nuova disciplina furono fissate in Germania e Francia tra gli anni sessanta e settanta dell’Ottocento, in coincidenza con la nascita dell’impressionismo. Nonostante esistesse qualche legame concreto tra gli scienziati o i geografi d’avanguardia e gli artisti impressionisti, qui non si intende sostenere che gli uni influenzarono direttamente gli altri. Ciò che vogliamo sottolineare è piuttosto che ecologia e impressionismo hanno in comune un olismo profondo e radicale che li distingue dai precedenti sviluppi nei rispettivi campi. Entrambi, inoltre erano un sottoprodotto del pensiero evoluzionista e delle concezioni biologiche dell’“economia della natura”. Capire l’ecologia significa dunque acquisire una conoscenza nuova dell’impressionismo».

Non era solo l’ambiente a cambiare in quel tempo, ma anche i modi di raffigurarlo. L’avvento della , e la possibilità di cogliere l’istantaneità, fu per molti artisti una vera e propria sfida che li condusse verso nuove ricerche espressive ed artistiche, alcune delle quali fortemente rivoluzionarie per l’epoca.
corot_monet_3L’esposizione si apre con il confronto tra i paesaggi classicheggianti in voga nei Salon  e il nuovo approccio della Scuola di Barbizon.
Da una parte l’imponente “Vista dell’Isola di Capri” di Harpignies, che colpisce per la precisione e il forte realismo e dall’altra il modo di indagare la natura di pittori di Barbizon.
Questi si stabilirono a Barbizon una località nella foresta di Fontainebleau. Qui cominciarono a dipingere in plein air, cercando di cogliere gli effetti transitori della luce.

Lo stesso fecero gli Impressionisti, conducendo in modo ancora più radicale la ricerca della luce e degli infiniti effetti che essa creava nel paesaggio circostante.
Non si può che rimanere affascinati dalla visione dal vivo di opere come i Giardini delle Tuileries (1876) di Claude Monet.
Un tripudio di colori, di pennellate infinitesimali poste ad indagare, i fiori, le piante i rami degli alberi e l’orizzonte. Per non parlare del Campo di papaveri a Vétheuil (1880) e Campo di papaveri, Giverny (1885), dove sembra di essere all’interno del dipinto.

corot_monet_4Le opere vanno osservate da una certa distanza per poterle godere a pieno, anzi provate a guadarle prima da vicino a poi da lontano e vedrete come sono in grado di regalare emozioni ed effetti diversi, come nelle Ninfee di Claude Monet con cui si conclude la mostra.

Queste esposte all’Orangerie di Parigi furono per l’artista una vera e propria ossessione che accompagnò gli ultimi anni della sua vita. La concezione artistica di Monet era cambiata, ora il grande artista non era più interessato a raffigurare un momento immediato ed eterno, ma era attratto nel creare un «luogo dell’anima, un ideale rifugio della contingenza della vita quotidiana».
Tutto ciò rende i grandi maestri del Vittoriano più vicini a noi. Avete mai sentito il bisogno di staccare la spina dal quotidiano, di ricercare un equilibrio interiore che si è spezzato, cercando un momento di pace nella natura come  rimedio ideale per ritrovare se stessi? Ecco i quadri esposti al Vittoriano donano la stessa identica sensazione, solo per questo vale la pena andarci.

Da Corot a Monet. La sinfonia della natura
Complesso del Vittoriano, salone delle mostre
Via San Pietro in Carcere (00186) (Fori Imperiali)

dal 6 Marzo 2010 al 29 Giugno 2010
Orari: lunedì – giovedì 9.30-19.30; venerdì e sabato 9.30-23.30: domenica 9.30-20.30
Contatti: +39 066780363, +39 066780664
Infoline: 06.6780664
biglietti: € 10,00 intero; € 7,50 ridotto

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