È stata presentata il 10 marzo scorso l’opera permanente che Daniel Buren ha realizzato per il MACRO.
Una creazione che può essere vista come una ventata di contemporaneità nella capitale, concepita per la struttura museale, che ha fatto del contemporaneo il suo marchio di fabbrica.
Uno sogno diventato realtà, così è stata descritta dal direttore del MACRO, Luca Massimo Barbero, la collaborazione con il grande artista francese, che per l’occasione ha realizzato la sua prima opera a Roma.
Daniel Buren è uno dei più grandi artefici del panorama artistico contemporaneo. Classe 1938 le sue opere hanno fatto parlare per la loro carica rivoluzionaria.
Dagli anni Settanta comincia il suo percorso artistico incentrato sulla realizzazione di installazioni che sono concepite per dialogare con l’architettura ed il paesaggio circostante. Queste vengono realizzate nello stesso spazio dove poi venivano esposte.
L’artista utilizza strisce verticali su carta e su tela, standardizzate ed anonime, che vengono collocate o in spazi dove viene fruita l’arte, come musei e gallerie, oppure in luoghi dove l’arte viene promossa: strade, metropolitane e cartelli stradali.
«Il pubblico non sa di trovarsi di fronte all’opera di un artista. Si dimostra così come l’opera d’arte è data dal contesto in cui si pone» (Achille Bonito Oliva).
Celebre è il suo intervento del 1986 al Palais Royal di Parigi. Qui Buren ricoprì uno dei patii del palazzo parigino con decine di colonne, di dimensioni diverse, rivestite con le sue inconfondibili righe bianche e nere. Nello stesso anno ha partecipato alla Biennale di Venezia, vincendo il Leone d’Oro per il miglior padiglione.
Migliaia di persone hanno visitato (continuano a visitare) il MACRO, anche Daniel Buren è stato tra queste. Il direttore Luca Massimo Barbero ha “preso la palla al balzo” chiedendo al grande artista un intervento all’interno del MACRO, reso possibile grazie al supporto del UniCredit Group.
Il desiderio era quello di arricchire il luogo di passaggio per eccellenza della struttura espositiva romana: il Belvedere.
Un ambiente neutro di passaggio, quello che molti architetti chiamerebbero il “non luogo” è diventato ora con l’installazione di Buren , significante, una zona con cui il visitatore può dialogare, può danzare e può interagire.
Il museo non è solo una struttura espositiva, è soprattutto uno spazio in movimento, un ambiente in cui le persone vivono. Bisogna partire da questo presupposto, per capire l’installazione romana di Daniel Buren. Lo stesso artista, per presentare la sua opera ha preferito farlo, non con le parole, ma invitando i presenti a uscire per ammirare la sua creazione.
L’opera è sospesa, collocata al di sopra dell’attuale entrata del museo. Per poterla ammirare bisogna entrare nella hall, fermarsi al centro, girarsi e guardare in alto. Ad accogliere il visitatore vi è una parete a specchio dove si svolge appunto una “Danza fra triangoli e losanghe per tre colori”.
Nella facciata riflettente si stagliano le losanghe a fasce trasversali bianche. Qui si possono osservare tre porte animate dai colori primari. L’opera può essere goduta dal basso, oppure dai ballatoi della “torre” che si trova al centro dell’ambiente. L’installazione viene percepita in modo diverso ed originale a seconda della luce, del tempo, delle condizioni atmosferiche, ma soprattutto delle persone che hanno la possibilità di muoversi, specchiarsi, guardare i riflessi, entrando così dentro l’opera d’arte.
Come spiega l’artista: «La danza dovrebbe iniziare non appena lo spettatore si muove di fronte l’opera; qualcosa di nuovo e inaspettato, poi, può accadere. Quando essa sarà completata, solo allora ognuno di noi, me compreso, potrà vedere il risultato e percepire la distanza, se ve ne sarà alcuna, tra i miei intenti e l’opera in sé».
L’opera che Daniel Buren ha realizzato per il MACRO è solo il punto di partenza di un rinnovamento che tra qualche mese subirà la struttura espositiva.
Il 6 aprile il museo chiuderà, per aggiornare i suoi spazi. Vi sarà la realizzazione di una nuova ala progettata da Odile Decq.
Il 27 maggio 2010 riaprirà i battenti con una nuova programmazione che sarà in rapporto con l’opera di Buren. Verrà realizzata una nuova e grande terrazza, ma anche passerelle sospese, che saranno il punto di osservazione privilegiato del capolavoro dell’artista francese.
Finalmente anche a Roma, che ha con il contemporaneo un rapporto conflittuale, vi è un intervento che ha il sapore di nuovo e che è stato concepito per chi le opere le fruisce: il visitatore.
Daniel Buren
Danza tra triangoli e losanghe per tre colori lavoro in situ, installazione permanente
Dance between triangles and lozenges for three colors, Work in situ – 2010
MACRO
11 Marzo – 5 Aprile 2010
Via Reggio Emilia 54 Roma – Hall centrale
Orari: Martedì – domenica 9.00-19.00; 24 e 31 dicembre 9.00-14.00 (la biglietteria chiude mezz’ora prima)
Ingresso gratuito
Sito: www.macro.roma.museum
Foto di / Photo by Matteo Crosera