Dopo il successo strepitoso di Milano, con più di 180 mila visitatori, è arrivata nella capitale l’attesissima mostra su Edward Hopper alla Fondazione Roma Museo.
“Se potessi esprimerlo con le parole, non ci sarebbe nessuna ragione per dipingerlo” (Edward Hopper)
Queste parole introduttive ben esprimono le sensazioni che si hanno visitando la mostra, inaugurata il 16 febbraio scorso.
Le parole sono insufficienti, sia per descrivere le opere dell’artista a cui è dedicata, che per evocare lo spettacolo che l’esposizione regala ai visitatori. Per questo consiglio di andare ad ammirare con i propri occhi le opere esposte: è certamente una delle mostre più affascinanti, che la nostra città ha ospitato.
Una esposizione molto attesa, esempio della perfetta sincronia tra Roma e Milano che, unendo le forze, hanno raggiunto un risultato culturale di altissimo livello, con progetti di altrettanta eccellenza.
Il punto forte dell’esposizione è l’artefice a cui è dedicata, Edward Hopper, che è stato uno degli artisti americani più significativi del XX secolo. Se vi aspettate, però, di vedere l’America che tutti conoscono, quella monumentale e sfolgorante, vi sbagliate. Ad Hopper questo non interessò. Hopper si dedicò all’America più intimista, quella fatta di posti anonimi, del lavoro e della vita della middle class, l’America semi nascosta, e proprio per questo forse più affascinante. Hopper “fotografò” con una sensibilità unica gli aspetti più intimi della società americana e si dilettò in diverse tecniche artistiche, dimostrando in ognuna la sua eccellente maestria.
Il percorso dell’esposizione si articola in sette sezioni che seguono, in ordine tematico e cronologico, l’intera produzione dell’artista.
Dalla formazione accademica, al viaggio a Parigi, dal periodo classico, tra gli anni Trenta e Cinquanta, sino alle ultime ed intense opere.
Un vero e proprio viaggio alla scoperta di Hopper, non solo legato alle tematiche care all’artista, ma anche alle tecniche che lui utilizzò nelle sue opere: olio, acquarello, incisione e disegno.
Oltre a questo, l’esposizione ha come obiettivo, quello di sottolineare l’interesse che Hopper aveva per l’architettura.
Come ha affermato il Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, Presidente della Fondazione Roma, «Nel periodo parigino, Hopper, non sembra attratto dalla creatività, frenetica, che in quella stagione si manifesta, quanto bensì dalla riproduzione dapprima cupa poi subito più solare della realtà architettonica della città. . .. .egli dà alla luce opere in cui si manifesta un grande pittore di architetture urbane».
La mostra, ben articolata nel suo insieme, ha due punti forti, su cui vale la pena soffermarsi: l’allestimento e la sezione dedicata all’approfondimento del modus operandi dell’artista.
Per quanto concerne l’allestimento ci si trova di fronte ad un opera d’arte a sé.
La Fondazione Roma ha sempre dato grande attenzione alla presentazione delle sale in cui vengono ospitate le opere. Già negli anni scorsi, aveva dato prova di originalità, come nella mostra su “Hiroshige. Il maestro della natura”, dove veniva riprodotto un giardino giapponese.
Anche quest’anno non ha deluso. Anzi. Il rapporto tra Hopper e l’architettura ha ispirato le scelte dell’allestimento. Le opere sono ambientate nelle architetture di Hopper, in modo da coinvolgere lo spettatore.
Questo avviene in particolar modo nella sala d’ingresso, dove vi è la ricostruzione scenografica ispirata al bar raffigurato nel dipinto Nightawks del 1942.
Le altre sale non sono da meno: hanno tutte lo scopo di ricreare nello spettatore la sensazione di essere in una cornice sempre diversa. Ogni stanza ha un colore differente, che ben si addice ai toni delle opere in mostra.
Ad esempio in “Hopper a Parigi” sembra di fare una passeggiata lungo la Senna al tramonto, o in “L’essenza dell’artista. Tempo, luogo e memoria”, sembra di essere in una veranda circondata da un cielo luminoso come illustrato da Hopper in molti dipinti.
Altro punto forte della mostra romana è il contributo storico artistico. Nelle esposizioni è raro vedere, oltre alle opere, tutto il contorno che portò alla loro realizzazione. Nella mostra romana, invece, vi è una sezione dedicata appositamente a questo: “L’elaborazione di Hopper. Dal disegno alla tela”, dove viene analizzato e approfondito il suo metodo di lavoro.
Oltre alle opere finite a fianco sono esposti i disegni preparatori e gli studi dei particolari, che l’artista fece per raggiungere il risultato finale.
Ad esempio per il dipinto The Sheridan Theatre (1937) so possono ammirare i disegni dei particolari dove addirittura il pittore annotò i colori che avrebbe poi utilizzato nella tela. Inutile dire che l’osservazione dal vivo di questo dipinto è straordinaria, in quanto si ha la possibilità di ammirare l’infinita gamma coloristica della tavolozza che l’artista utilizzò in esso.
Il visitatore non è solo uno spettatore passivo, ma attivo, come nella sala il Processo Creativo, dove una proiezione luminosa, ripropone alcuni bozzetti di Hopper, che possono essere ricalcati.
Concludiamo con il dire che rispetto alla mostra a Milano, qui a Roma, il nucleo delle opere si è arricchito. Oltre alle 160 della mostra di Palazzo Reale a Milano, qui si trovano altri capolavori, come Self- Portrait del 1925-30, lo Sheridan Theatre (1937), New York Interior (1921 circa), Seven A. M. (1948), South Carolina Morning (1955) con i rispettivi disegni preparatori.
Se tutto questo non vi basta, non vi rimane che andare a vedere la mostra personalmente.
EDWARD HOPPER
16 febbraio – 13 giugno 2010
Fondazione Roma Museo, Via del Corso 320, Roma T 06 6786209
Sito internet: www.fondazioneromamuseo.it; www.edwardhopper.it
Orario apertura: Tutti i giorni dalle 10 alle 20; Lunedì dalle 10 alle 15; Venerdì e sabato dalle 10 alle 22; La biglietteria chiude un’ora prima
Biglietti: Intero: Euro 10,00; Ridotto: Euro 8,00; Scuole: Euro 4,50; Biglietto famiglie: Euro 20,50 (nuclei famigliari da 3 a 5 persone)
Diritto di prevendita Gruppi: Euro 1,50; Scuole: Euro 1,00
Informazioni e prenotazioni
Charta Call center T199 202202 T0445 230304
Acquisto biglietti on line www.vivaticket.it
Audioguide Discovery Audio Euro 5,00 a persona (disponibili in italiano o inglese)