MAXXI: Le storie delle performance

Roma, 27 febbraio 2020. Secondo appuntamento al MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo per il nuovo ciclo di incontri Le storie della performance: una rassegna di cinque appuntamenti per raccontare gli artisti che, attraverso le loro azioni, hanno contribuito a creare nuovi linguaggi, hanno sfidato i limiti ed esplorato infiniti possibili legami tra generi diversi tra loro.

Dalle ricerche iconiche di Marina Abramović alle sperimentazioni più recenti, dal alle elettriche visioni della video arte, dai corpi in movimento della danza fino alla stimolante collaborazione tra Francesco Vezzoli e Lady Gaga.

Un viaggio affascinante alla scoperta della performance, espressione artistica potente, che forse più di ogni altra ha caratterizzato gli ultimi decenni della storia dell’arte e non solo.

Sabato 29 febbraio alle 11.30 appuntamento nell’Auditorium del MAXXI per il secondo incontro, dal titolo Elettriche visioni. Da Nam June Paik a Matthew Barney (ingresso 5 €, abbonamento 4 incontri 15 €).

Alessandra Mammì accompagnerà il pubblico del MAXXI alla scoperta di tutti quegli artisti che hanno utilizzato il video come mezzo di creazione della performance.

Da quando la Sony produce nel 1960 la prima macchina portatile, infatti, alcuni artisti–pionieri impugnano la telecamera come un’arma per stravolgere l’immaginario visivo e farne un uso politico, intimista, narrativo e persino scultoreo che arriverà a modificare per sempre anche la scrittura visiva delle mostre e la percezione dello spettatore.

Alessandra Mammì giornalista, storico dell’arte e curatore. Studi in storia dell’arte moderna all’università la Sapienza con Giulio Carlo Argan e laurea in contemporanea con una tesi sul simbolismo francese. Collabora con “GQ”, “D-Repubblica” e “l’Espresso” dove ha ricoperto per molti anni il ruolo di responsabile delle pagine culturali e inviato per l’arte e il cinema. Collabora e ha collaborato inoltre, con musei e istituzioni nazionali.

Cinque appuntamenti per raccontare l’evoluzione di un linguaggio che ha attraversato con intensa creatività gli ultimi decenni di storia

SECONDO INCONTRO | Sabato 29 febbraio, ore 11.30

Elettriche visioni. Da Nam June Paik a Matthew Barney

con Alessandra Mammì

Auditorium del MAXXI | ingresso € 5 | abbonamento quattro incontri € 15

www.maxxi.art

Prossimi appuntamenti:

Sabato 14 Marzo, ore 11:30

Le tante performance dei corpi danzanti. Da Merce Cunningham a Lady Gaga
con Anna Lea Antolini

La performance di danza evoca l’invisibile attraverso il corpo fisico e sensibile del performer.

L’incontro con Anna Lea Antolini racconta la storia delle tante performance dei corpi in movimento, in un viaggio a ritroso che parte dalle prime, fondamentali sperimentazioni di Merce Cunningham per arrivare fino all’eclettico incontro tra Lady Gaga e Francesco Vezzoli. E ancora: la fluidità del gesto di Trisha Brown, la portata planetaria di Anna Halprin, la normale diversità di Jérôme Bel e il pluralismo identitario di Akram Khan & Sidi Larbi Cherkaoui, il divenire di Alessandro Sciarroni .

Anna Lea Antolini, ideatrice e curatrice di progetti culturali esperienziali, dal 2009 al 2014 è Responsabile dell’Ente di Promozione Danza della Fondazione Romaeuropa. Per la stessa, nel 2015, cura la programmazione DNAeurope e tutti i progetti di formazione, divulgazione e archiviazione. Da settembre 2015 a febbraio 2020 lavora con il Sovrintendente Carlo Fuortes per il Balletto del Teatro dell’Opera di Roma. Attualmente è co-curatrice insieme a Cristiano Leone di alcuni appuntamenti danza per il Festival Ō/Tempo di presso Museo Nazionale Romano.

Sabato 21 marzo, ore 11.30

Performare gli elementi. Da Robert Smithson a Olafur Eliasson
con Riccardo Venturi

Il quarto incontro si sofferma su due momenti precisi della storia dell’arte, in cui gli elementi naturali sembrano assumere una potenza inedita e un ruolo centrale fino a quel momento attribuito esclusivamente agli artisti. Il primo è tra il 1966 e il 1972 e vede protagonista Robert Smithson, mentre il secondo è dal 2015 in poi con Olafur Eliasson. È possibile portare al cuore della produzione artistica i quattro elementi la terra, il fuoco, l’aria, l’acqua e le loro manifestazioni estreme, come i terremoti o le inondazioni? È possibile scrivere una “storia dell’arte senza nomi” che sappia dialogare con le sfide poste dalle scienze umane dell’ambiente? Queste e altre questioni fondamentali sul rapporto tra la performance e gli elementi naturali saranno l’oggetto dell’incontro con Riccardo Venturi.

Riccardo Venturi si occupa di storia e critica d’arte contemporanea. Collabora con la Fondazione ICA di Milano, scrive per cataloghi di mostre, pubblicazioni accademiche e non, cartacee e digitali, tra cui “Artforum”, “Alias – Il Manifesto”, “Flash Art”, “doppiozero”. Ha pubblicato Mark Rothko. Lo spazio e la sua disciplina (Electa 2007), Black paintings. Eclissi sul modernismo (Electa 2008) e Passione dell’indifferenza. Francesco Lo Savio (Humboldt Books 2018). Vive e lavora tra la Francia e l’Italia.

Sabato 18 aprile, ore 11.30

Il teatro della vita. Dal Living Theatre all’Arte Povera
con Gianfranco Maraniello

Le sperimentazioni teatrali degli anni Sessanta hanno incrociato i percorsi di un’arte in quel momento impegnata a decostruire paradigmi e idee tradizionali. Esperienze come quella di Grotowski, padre del Teatro Povero o le sperimentazioni avanguardistiche del Living Theatre hanno fortemente influenzato le pratiche dell’Arte Povera, di Fluxus e, ancora oggi, il senso della performance, del comportamento, dell’happpening e, più in generale, il tempo e lo spazio d’azione per un’arte che cerca di restituirsi alla vita.

Gianfranco Maraniello (1971) è il Direttore del Mart di Rovereto. È Presidente di AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani, membro del CdA della Pinacoteca di Brera e del Comitato Scientifico della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano. In precedenza ha diretto il MAMbo di Bologna e ha curato numerose esposizioni come la Biennale di Shanghai del 2006. È stato curatore del MACRO di Roma e del Palazzo delle Papesse di Siena.

 FONTE UFFICIO STAMPA MAXXI

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