Pop come “Popular”, per definire un movimento che rivoluziona il concetto di arte, con l’artista non più impegnato in una forma di espressione individuale, ma nel ruolo di osservatore di una società dei consumi che diventa a sua volta oggetto di espressione artistica.
Con il suo mondo amplificato, fatto di colori pieni e vivaci, di superfici in plastica lucente, la Pop Art sceglie l’oggetto antiartistico per eccellenza: il bene di consumo prodotto in serie e creato dall’industria, rendendolo iconico.
“Con In Pop We Trust – spiegano i galleristi Raffaella Rossi e Filippo Restelli – abbiamo voluto sottolineare, in un’epoca che attraverso i social network e i mass media sembra bruciare ogni moda e ogni emozione a ritmo di like, l’importanza del ruolo di un soggetto narrante (l’artista) che ci mostri attraverso le sue opere come siamo davvero, quali sono i nostri miti e i nuovi feticci.”
E se in generale in Europa e negli Stati Uniti l’ondata Pop corrisponde ad una messa in discussione di società, cultura e stili di vita, tra le caratteristiche peculiari della Pop Art italiana emerge il rapporto irrinunciabile con la cultura, le tradizioni e la nostra storia artistica… “Un americano dipinge la Coca Cola come valore – diceva Tano Festa – per me Michelangelo è la stessa cosa, nel senso che viviamo in un paese dove invece di consumare cibi in scatola consumiamo la Gioconda sui cioccolatini”.
Ecco quindi le taniche di benzina di vecchi veicoli da guerra su cui l’artista romano Fabio Ferrone Viola dipinge un Cristo dal volto sofferente e straziato che si ispira al Gesù di Nazareth di Franco Zeffirelli. In “Fuel of Love”, le taniche che hanno in passato raccolto la benzina cioè il liquido propulsore che avvia il motore, oggi accolgono sulla loro superficie un‘immagine sacra, che è passione intesa come il tramite attraverso cui evocare la partecipazione attiva ed emotiva dello spettatore.
“Un Cristo comunicatore e messaggero di una rivoluzione interiore che ogni individuo dovrebbe fare propria – spiega Fabio Ferrone Viola – Un lavoro che nasce dalla mia passione nel recuperare materiali di consumo e di scarto come lattine, bottiglie, tappi: ogni packaging ha la sua storia e non solo.
E’ in qualche modo indissolubilmente legato alle sensazioni positive che ha suscitato nel suo primo utilizzatore: bere da una lattina provoca un senso di appagamento, di benessere, e tutto ciò in qualche modo rimane nell’oggetto, costituendo per me fonte primaria di ispirazione”.
Oggetti d’uso quotidiano che tornano a nuova vita sono anche i salvadanai di Cristiana Pedersoli. Figlia del celebre Bud Spencer, l’artista presenterà alla Galleria Restelliartco i suoi Pop Regrets, salvadanai in cotto, dipinti ad acrilico e smalto. Particolarmente interessante il pezzo che riporta l’immagine di Diabolik e quello con il volto di Bud Spencer.
“Tutto è iniziato da un salvadanaio che mi regalò mio padre – spiega – lui lo definì un Raccoglitore di Sogni poiché all’interno vi avremmo messo dei soldi con i quali poi si sarebbe realizzato un desiderio. Il Salvadanaio già per la sua forma ricorda il grembo materno ed evoca un’idea di accoglimento e di cura: ha la funzione di riportare in vita concetti ormai perduti, come l’attesa, la focalizzazione su un obiettivo e la procrastinabilità di ogni desiderio. Può essere una fabbrica di sogni, la possibilità di ottenere poi qualcosa che non puoi avere subito, è una scommessa positiva, un sasso lanciato nel futuro…”
E’ una narrazione temporale quella della Restelliartco che accompagna il visitatore in un viaggio all’interno di una generazione che ha fatto dell’immagine il tramite attraverso cui esprimere se stessi e la propria personalità. Dalle opere di Warhol dei primi anni ’70 agli arazzi di Robert Indiana, le fotografie di Robert Mapplethorpe, le serigrafie di Keith Haring, le opere di Roy Lichtenstein, di Mike Kelley, Obey-Shepard Fairey, e al contemporaneo Norman Gekko, che con le sue Louis Vuitton e Chanel, deformate e costruite in materiali riciclati, racconta l’egoistico esibizionismo di una società del finto benessere che va in scena ogni giorno sui social network. Un artista dall’identità quasi sconosciuta. Norman Gekko è uno pseudonimo e al riguardo di lui/lei dicono “Il nome è la personificazione di un’idea. Norman potrebbe facilmente essere “no man”, “nessun uomo”, e Gekko può essere visto come un riferimento alla piccola lucertola che si nasconde in ogni piccola fessura, il geco.” Rimane immobile ed osserva, a parlare sono le sue opere.
LA MOSTRA
Tra le opere presentate:
Banksy
Di Faced Tenner, 2004
Stampa a colori su carta – cm. 7,6 x 14,2
Durante il Notting Hill Carnival e il Reading Festival nel 2004, Banksy getta tra la folla una valigia piena di banconote da 10 sterline contraffatte. Al posto di “Bank of England” recita “Banksy of England” e sostituisce il ritratto della Regina Elisabetta II con Lady Diana. “Di Faced” è un gioco di parole da “Defaced-deturpato” in riferimento alla natura contraffatta della banconota. L’opera è una chiara denuncia del rapporto falsato tra arte e valore nel XXI secolo. La falsa banconota di Banksy è la prima opera dell’artista ad entrare nella Collezione permanente del British Museum
Banksy
Silver Flag, 2006 Edizione di 1000
Serigrafia a colori su carta – cm. 50 x 70
L’opera mostra un gruppo di bambini e giovani adulti che da una vecchia automobile sollevano la bandiera americana. La scena rappresenta un chiaro e polemico riferimento all’iconica fotografia di Joe Rosenthal “Raising the Flag on Iwo Jima” del 23 febbraio 1945, in cui sei marines statunitensi issano la bandiera a stelle e strisce in cima al Monte Suribachi nell’isola giapponese di Iwo Jima.
Banksy
Turf War, 2003 Edizione limitata di 750
Serigrafia a colori su carta – cm. 49 x 34
Firma stampata e numerazione in basso a destra sul fronte.
Nel Luglio 2003 Banksy realizza una delle sue prime mostre personali ‘Turf Wars’ a Dalston, Londra. In esposizione c’è il ritratto dell’ex primo ministro britannico Sir Winston Leonard Spencer Churchill trasformato in un’icona punk, con il suo caratteristico sguardo concentrato e feroce che, durante la seconda guerra mondiale, gli è valso il soprannome di ‘ British Bulldog’. Banksy decora la testa di Churchill con un taglio ‘Mohawk’, una striscia di capelli verde brillante, simile ad una zolla di erba – turf ovvero ‘prato’. Il titolo Turf War – guerra di territorio, sembra suggerire che la guerra durante la quale Churchill era primo ministro fosse stata in realtà una sorta di battaglia di confini a discapito delle vite dei civili.
Fabio Ferrone Viola
Fuel of Love , 2018 Opera Unica
Acrilico su taniche militari anni ’70 – cm.185 x 140 x 20
E’ l’opera-manifesto della mostra. L’utilizzo di vecchie taniche militari diventa un mezzo per esorcizzare la tragedia della guerra e un destino di morte, non solo in riferimento all’uomo ma anche agli oggetti, destinati a morire secondo una logica consumistica dello spreco.
Norman Gekko
Chanel XL, 2019 Opera unica in esclusiva per Restelliartco
Tecnica mista su metallo cm.107 x 70 x 36
Gekko unisce umorismo e critica sociale nella creazione di uno stile inconfondibile. L’artista crea opere d’arte che non sono semplicemente originali per il loro stile, ma sono anche interamente uniche – non esisteranno due opere uguali. In esclusiva per la Restelliartco l’artista presenta una serie di lavori realizzati grazie al riciclo di lattine e altri oggetti di scarto, come questo Flacone Chanel ricavato da un barile della Total.
Norman Gekko
Ballantines Edizione limitata
Tecnica mista su metallo cm. 31 x 13 x 12
In Principio era la Coca Cola, una vera e propria icona americana.. Quali sono le icone del nostro secolo? Uno scotch dal packaging raffinato ed esclusivo, leader del mercato in Europa e nel mondo.
E’ un oggetto di consumo ma fa parte di ciò che viene definito dai sociologi “consumo compensativo”, una sorta di status symbol da raggiungere, a qualunque costo.
Keith Haring
Apocalypse, 1988 Edizione limitata di 90
Serigrafia a colori su carta – cm. 96,2 x 96,2
Firmata, datata e numerata dall’artista. Fa parte del portfolio di dieci serigrafie “Apocalypse”.
Nel 1988, mentre era malato di AIDS, Keith Haring iniziò la sua collaborazione con William S. Burrough, realizzando una serie di dieci differenti serigrafie “Apocalypse” che descrivono la storia della lotta personale di Haring contro la malattia. L’Apocalisse è l’atto finale, quello in cui un uomo vicino alla morte sente che le creature che popolano i suoi incubi, sono più reali che mai.
Robert Indiana
Chosen Love, 2006 Edizione limitata di 175
Tappeto tinto, trapuntato a mano in lana – cm. 240 x 240
Dichiaratosi il “pittore americano dei segni”, Robert Indiana raggiunge il successo nel 1966 con il suo “LOVE”, un messaggio semplice e potente composto da quattro lettere maiuscole; la lettera O posizionata in obliquo si collega in diagonale con la V, creando un senso di asimmetricità, che secondo alcuni critici richiama l’instabilità dell’amore. La composizione di Robert Indiana è astratta, formalmente sofisticata, una parola-poesia. Il brillante contrasto dei colori infonde alla parola una straordinaria intensità visiva. Con il minimo cambiamento di luce il positivo diventa negativo e viceversa, con un effetto quasi violento per la vista. Sul retro è riportata la frase: “Con la giusta attenzione, questa opera d’arte porterà AMORE intorno a te per molte generazioni”.
Cristiana Pedersoli
Diabolik, 2017 Edizione limitata
Acrilico e smalto su cotto – cm. 30 x 27
Esemplare dei “Pop Regrets” dell’artista, dedicato a Diabolik
Cristiana Pedersoli
Bud, 2019 Opera unica in esclusiva per Restelliartco
Acrilico e smalto su cotto – cm. 30 x 27
“Non siamo altro che contenitori di attimi, di colori e di emozioni, io provo a renderli tangibili”.
Andy Warhol
Most Wanted Man, 1967
Serigrafia in bianco e nero su carta – cm. 44,5 x 77
L’opera ritrae il fuorilegge Louis M. ed è stata realizzata in occasione della mostra “The Thirteen Most Wanted Men” alla Galerie Ileana Sonnabend di Parigi nel 1967, in formato differente dalle serigrafie esposte. Warhol decide di utilizzare le foto segnaletiche del libro del NYPD con i 13 criminali più ricercati dello Stato di New York e realizza su commissione di Philip Johnson i loro ritratti per una vasta opera murale al New York State Pavilion in occasione dell’Esposizione Mondiale del 1964.
Le immagini in bianco e nero vengono stampate con tecnica serigrafica su grandi tavole quadrate montate a scacchiera – 36 mt – in grado di coprire l’esterno dell’edificio, ma il tema trattato suscita immediate reazioni politiche. La direzione chiede a Warhol di rimuovere il pannello. Dunque l’artista decide di ricoprire la sua opera con vernice color argento affinche’ rimanesse indelebile il ricordo della censura subita. Successivamente Warhol produce i ritratti per l’esposizione alla Galerie Sonnabend di Parigi.
Andy Warhol
Marilyn Monroe, “Sunday B. Morning”, 1970 Edizione limitata
Serigrafia a colori su carta – cm. 84,5 x 84,5
Firmata da Andy Warhol con dicitura ‘This is not by me’ a mano con stampa ‘fill in your own signature’ e ‘published by Sunday B. Morning’ in black ink sul retro. Edizione con differenti colorazioni dal portfolio originale.
L’immagine di Marilyn è tratta dalla fotografia pubblicitaria di Gene Korman realizzata per il film ‘Niagara’ del 1953 ed utilizzata da Warhol per il portfolio del 1967. Nel 1970 la Sunday B. Morning realizza la serie delle Marilyn non autorizzata comunemente denominata ‘This Is Not By Me’ in formato cm. 84,5×84,5 con differenti colorazioni dal portfolio originale, con timbro ‘fill in your own signature’ e ‘published by Sunday B. Morning’ in black ink sul retro.
IN POP WE TRUST
Banksy, Fairey-Obey, Ferrone Viola, Gekko, Haring, Hirst, Kelley, Indiana, Lichtenstein, Mapplethorpe, Pedersoli, Stein, Stern, Warhol.
Live Performance di Fabio Ferrone Viola
Inaugurazione lunedì 21 ottobre 2019 ore 18,00 – 21,00
Esposizione 21 ottobre – 30 novembre 2019
Galleria Restelliartco
Via Vittoria Colonna, 9 – 00193 Roma
Orari: lun – sab 10,30 – 13,30; 15.30 – 20,00
mart – ven 10,30 – 20,00
Info:
+ 39 06 3243919
info@restelliartco.com
www.restelliartco.com
Fonte Ufficio Stampa Stella Maresca Riccardi