“No, vi giuro, io non ho mai bestemmiato in trasmissione, questo perché non amo fare pubblicità!”
“È ora che gli italiani scendano in piazza, ma contro se stessi! Io sono stato il primo a dirlo e non Claudio Bisio al Festival di Sanremo.”
“È un peccato che Roma stasera non sia qui, ma questa è la città delle occasioni perdute che accorre in massa solo per ascoltare giornalisti e saggisti che girano con la verità in tasca.”
“L’omosessualità oggi è servizio pubblico, perché i gay non fanno figli.”
Queste sono solo alcune delle numerose esternazioni di Aldo Busi durante l’incontro denominato “One Man Writer”, che si è svolto giovedì 14 marzo alla Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica, nell’ambito della quarta edizione di “Libri come. Festa del Libro e della Lettura”.
Da ciò si può ben capire che si è trattato di un incontro certamente non troppo “convenzionale”, “accademico”. Del resto il protagonista è Aldo Busi, l’autore di “Vita standard di un venditore provvisorio di collant”, “Sodomie in corpo 11”, “Cazzi e canguri. Pochissimi i canguri”… Insomma, chi conosce questo scrittore non è certo rimasto meravigliato dai suoi discorsi, dalle sue battute, dalla sua mancanza voluta di politically correct. C’è un aspetto, a dire il vero, che ha sorpreso, ovvero una Sala Petrassi non certamente piena. Aldo Busi non è proprio uno sconosciuto e, oltre ad essere uno scrittore (e lui vuole essere definito come tale) è un “personaggio”, che non ha evitato neppure l’agone televisivo. L’orario non era neppure proibitivo, trattandosi delle 21 e la manifestazione è giunta alla quarta edizione e quindi non la si può di certo considerare una novità. Perché allora poco pubblico? C’è da dire che si è notato un calo generale, se si considera l’edizione precedente. Ovviamente accorre molta più gente quando arriva il momento dei “big”, pensiamo a Salman Rushdie, Niccolò Ammaniti, Alessandro Piperno, Andrea Camilleri, Javier Marías, Gianrico Carofiglio ed ai registi Nanni Moretti ed Ermanno Olmi. Ma allora Aldo Busi non lo si può considerare un “big” a tutti gli effetti? Il problema di Busi è che è divenuto, col passare degli anni, più “personaggio”, rispetto al suo essere scrittore. “Libri come” è evento letterario e Busi ha fatto la parte quasi del corpo estraneo. Eppure è tornato dopo parecchi anni alla forma del romanzo con l’ultimo “El especialista de Barcelona” (Dalai Editore), che ha ottenuto ottimo riscontro da parte della critica e, probabilmente, se la vedrà con Walter Siti per la vittoria al Premio Strega 2013. Busi ha esordito in letteratura nel 1984 con “Seminario sulla gioventù”, subito bene accolto dalla critica e dai lettori, portandosi a casa pure il Premio Mondello per la migliore opera prima. I successivi romanzi hanno confermato la sua abilità nella scrittura e sempre ottimi sono risultati i dati di vendita. Poi, però, Busi è passato a scrivere il “Manuale della perfetta Mamma”, “Manuale del perfetto Papà”, “Bisogna avere i coglioni per prenderlo nel culo”, tutti testi ben lontani dai contenuti e dallo stile dei primi romanzi.
Non solo libri, perché deciderà di partecipare a varie trasmissioni tv, ad esempio alla settima edizione dell’Isola dei famosi, dove però si ritirerà dopo un mese con polemiche al seguito e la decisione della Rai di escluderlo da ogni programma a causa di “palesi e gravi violazioni delle regole”.
Le polemiche, alla fine, lo hanno sempre accompagnato, basti pensare a quelle scatenate a causa della sua partecipazione, nel 1996, al Maurizio Costanzo Show: Uno contro tutti. Le sue provocatorie considerazioni sulla pedofilia hanno, infatti, suscitato molte reazioni di sdegno e le reazioni dello scrittore non hanno certo aiutato a far sì che le acque si calmassero.
Insomma, il personaggio-Busi ha prevalso sullo scrittore, colui che aveva pubblicato quel “Seminario sulla gioventù”, ritenuto da molti un libro di culto.
Chissà cosa avrà intenzione di fare dopo l’uscita dell’atteso “El especialista de Barcelona”, così ricco di personaggi, situazioni, intrecci, parole, colori… Il tempo delle polemiche con gli editori (ricordiamo la rottura con Mondadori, i contrasti con Giunti, fino poi all’epilogo felice con Dalai Editore) sembra sia finito, quindi Busi è chiamato a dover scegliere, anche se non è più un ragazzino. A conclusione dell’incontro, l’autore ha forse fornito una risposta indiretta: “Questo è il mio sogno, svegliarsi senza essere Aldo Busi solo per leggere la mia opera: voi potete farlo, e io no. Come vi invidio!”
Bene, attendiamo allora di continuare a leggere opere di Busi, sempre però della stessa forza e qualità dell’ultimo romanzo. C’è un tempo per tutto e quello delle polemiche, del fare il “naufrago” in qualche isola e dei manuali “per una perfetta umanità”, forse è veramente terminato da un pezzo.