Biglietti volatilizzati nel giro di qualche giorno. Ciò non accade sempre, ma soltanto con i grossi artisti internazionali e questo è il caso, ovviamente, dei Radiohead, che si esibiranno all’Ippodromo di Capannelle, il 30 giugno 2012, nell’ambito di Rock in Roma. C’è attesa perché si tratta, forse, della realtà più importante dell’alternative rock mondiale e, cosa di non poca importanza, vendono pure parecchio. Altro motivo che giustifica il quasi immediato sold out, è il fatto che la band di Thom Yorke non si esibisce nella Capitale dal lontano 1995, in occasione del tradizionale concerto del 1º maggio. Quindi, appuntamento proprio da non perdere per i tanti appassionati del loro rock pieno di contaminazioni, lontano dalla banalità e, soprattutto, prevedibilità.
Tutto ebbe inizio con l’EP di debutto intitolato “Drill”, che anticipò l’uscita dell’album “Pablo Honey” (1993). Dopo un esordio non facile, la band arriva al successo con un brano che è, probabilmente, quello più celebre della prima parte della loro carriera, “Creep”, un pezzo rock immediato e di facile presa, che già mostra comunque il lato raffinato della band inglese. Anche “You” ottiene un ottimo riscontro e verrà spesso riproposto nei futuri concerti. La conferma arriverà col secondo album, “The Bends” (1995), il primo successo mondiale del gruppo. “Just”, “High and Dry” e “Fake Plastic Trees” mostrano a tutte le enormi qualità di ogni singolo musicista.
Britpop o rock sperimentale? Le etichette iniziano a stare strette ai Radiohead che, per tutta la loro lunga carriera, mostreranno sempre un marcato distacco da qualsiasi tipo di genere ben definito. Ciò è chiaro dal successivo lavoro, un album straordinario che si può considerare a tutti gli effetti un capolavoro, ossia “Ok Computer”. Uscito nel 1997, è immediatamente trainato dal primo singolo “Paranoid Android”, che è pure uno dei brani più celebri dei Radiohead. L’album è caratterizzato da una continua ricerca sonora, che li porterà a sondare territori vicini all’elettronica ed al progressive rock. Anche i video promozionali ottengono un vastissimo consenso, specialmente quello di “Karma Police” e “No Surprises”. Il successo mondiale di “Ok Computer” avrà effetti, però, anche negativi sulla band. Lo stress psicofisico si fa sentire e ciò porterà quasi allo scioglimento. Dopo una pausa lunga tre anni, tornano nel mercato discografico con un album che dividerà profondamente la critica ed i loro numerosi fan, “Kid A”. Il suono diventa minimalista, viene lasciato maggiore spazio all’elettronica ed i brani risultano meno immediati e, chiaramente, lontani da un genere come il britpop. Nessun compromesso quindi e non c’è un “Ok Computer” parte seconda, o un ritorno addirittura al rock di “The Bends”. Da qui in avanti sarà sempre così, i Radiohead andranno avanti per la loro strada senza badare ad imposizioni discografiche, mode musicali del momento, richieste dei fan. Nessun compromesso e ciò verrà anche fuori quando, nel 2007, la band decise di permettere il download digitale, sul loro sito, dell’album “In Rainbows”. Gli utenti potevano decidere liberamente il prezzo e questo è stato, sicuramente, un fatto abbastanza clamoroso, anche perché si trattava di una band di grande notorietà.
L’ultimo album dei Radiohead si intitola “The King of Limbs”, di cui è stata annunciata la pubblicazione pochi giorni prima, tanto per sottolineare, ancora una volta, il loro voler essere per forza di cose “alternativi” e non solo nelle sonorità. Si tratta di un lavoro che necessita di più ascolti e può apparire ostile, criptico, difficile da inquadrare. Elettronica, drum machine, atmosfere vicine a quelle di Björk e la ricerca di qualcosa che vada “oltre”… Chi li segue da anni ha bene imparato a non stupirsi più di tanto, anche perché un ritorno al rock immediato degli anni ’90 sarebbe impossibile da compiersi. C’è qualcuno capace di opporsi al loro strapotere in ambito, diciamo, “alternative rock”? L’unico gruppo in grado di stare dietro alla band di Yorke sono, senza dubbio, gli inglesi (anche loro!) Muse, nonostante un sound molto più accessibile, pure tenendo conto dell’evoluzione continua negli anni. Ci sarebbero, ovviamente altri gruppi, ma nessuno è capace come loro di vendere molto e di mantenere, allo stesso tempo, intatta la qualità dei brani.
Cosa devono attendersi i fortunati possessori del biglietto, coloro che potranno assistere al ritorno live dei Radiohead? Azzeccare la scaletta è forse impresa disperata, ma forte è la consapevolezza che difficilmente andranno a pescare nel vecchio repertorio, tranne gli immancabili classici di “Ok computer”. La curiosità è comunque tanta, se si pensa pure alla complessità di proporre dal vivo i brani dell’ultimo album. Pezzi come “Bloom”, “Separator”, “Lotus Flower”, sono tutto tranne che abbordabili, di facile comprensione, “caldi”. Un concerto sottintende esecuzioni più dirette, più adattabili ad un contesto come quello di un palazzetto dello sport, di uno stadio o arena. Non rimane, quindi, che attendere il 30 giugno per poter godere di uno show, senza dubbio, imprevedibile e ricco di momenti rarefatti. Per chi, come il sottoscritto, non è riuscito a portarsi a casa il tanto desiderato biglietto, non rimarrà altro da fare che sperare in un colpo di fortuna (un biglietto in vendita all’ultimo), oppure attendere il prossimo concerto a Roma, o zone limitrofe. Guardando al passato, tutto questo potrebbe risultare ancor più complesso del sound di “The King of Limbs”. Ci sono momenti nella vita che toccherebbe preferire la semplicità, ma loro sono i Radiohead e da buoni fan cerchiamo di farcene una ragione…
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