Marco Travaglio

Libri come… testimoni della memoria e baluardi di democrazia

Marco TravaglioNon è proprio un bel periodo per il mondo dell’editoria, almeno nel nostro Paese. I dati relativi agli ultimi due mesi mostrano un mercato in grosso affanno e librerie, perciò, sempre meno affollate. Eppure, l’Auditorium Parco della Musica non sembrava proprio un posto deserto e colmo di desolazione. Non si trattava di un concerto, uno dei tanti che proprio lì trovano uno spazio ideale, bensì di una manifestazione dedicata all’editoria ed a tutto ciò che vi ruota attorno, ossia “ come. Festa del Libro e della Lettura”, arrivata ormai alla sua terza edizione.

Come si può spiegare questo fatto? Le persone apprezzano un evento che parla di libri, tuttavia decidono di acquistarne sempre di meno. Coloro che hanno gremito le sale dell’Auditorium saranno stati certamente, oltre che semplici addetti ai lavori, anche dei lettori cosiddetti “forti”, persone pronte a divorare un numero considerevole di libri, almeno rispetto alla triste media nazionale. E’ evidente che la questione è molto più complessa, ed anche una manifestazione del genere non può fornire una spiegazione definitiva. Una cosa è comunque sicura, le risorse ci sono, non mancano le novità, le proposte, e così via. Insomma, è ancora presto per dire addio al libro.
Andrea Camilleri, Niccolò Ammaniti, Giorgio Faletti, Carlos Ruiz Zafón, Tzvetan Todorov, Gian Antonio Stella, Massimo Cacciari, Alessandro Baricco, Francesco Guccini, Marco Travaglio… Sono alcuni dei nomi che hanno partecipato all’evento e ciò serve ad evidenziare la vastità delle proposte, anche sotto il profilo editoriale. Insomma, tutti i palati, da quelli più fini, sino ad arrivare a quelli poco esigenti, hanno potuto trovare motivi per ritenersi soddisfatti.

Uno dei temi affrontati durante le quattro giornate, 8 – 11 marzo 2012, è stato quello della memoria, la memoria del nostro Paese. Chiaramente c’è solo l’imbarazzo della scelta, ma uno spazio è stato dedicato a Tangentopoli, avvenimento che ha cambiato le sorti politiche dell’Italia. A discutere di tutto questo sono stati chiamati due giornalisti di grande esperienza, anche se differenti per curriculum e carisma, Marco Travaglio e Paolo Mieli.

Mani Pulite la vera storiaIl primo è un volto popolare della tv ed è ospite fisso delle trasmissioni condotte da Michele Santoro. Un giornalista che ha avuto la fortuna di poter crescere nelle redazioni dirette da Indro Montanelli, ed è riuscito pure a ritagliarsi uno spazio importante, grazie ai suoi interventi pungenti ed arguti su argomenti di attualità politica e di cronaca giudiziaria. Mieli, invece, è stato direttore di due grandi giornali, La Stampa e Corriere della Sera, mentre adesso dirige RCS Libri. Partecipare al loro dialogo “Come tangentopoli. Vent’anni dopo” non può che essere stato di intenso piacere per coloro, compreso il sottoscritto, che sono interessati all’informazione di qualità e seguono con piacere le grandi firme del giornalismo. I due si lasciano andare a monologhi, più che vero e proprio dialogo, ricordando una stagione che ha sconvolto la scena politica italiana e determinato la nascita della Seconda Repubblica. Mieli è arrivato a definire la vicenda di “Mani pulite” addirittura come una sorta di “bomba atomica”, che è riuscita a mutare radicalmente la fisionomia della politica italiana. I magistrati di Milano hanno avuto, nel 1992 e anno successivo, l’Italia ai loro piedi. Per Travaglio, non è assurdo parlare di un “suicidio di massa della classe politica”. Eppure, si è scelto di indagare soltanto da una parte perché, come sottolinea Mieli, non si è arrivati ai piani alti del PCI e del PDS. Evidentemente, aggiunge Travaglio, “i comunisti erano molto più prudenti di socialisti e democristiani. Craxi toccava personalmente i soldi, mentre la DC diceva e non diceva”. La conclusione dei due giornalisti è implacabile. C’è gente, infatti, che avrebbe insabbiato le inchieste e non ha voluto proseguire con le indagini. Quando è saltato fuori che la corruzione non riguardava soltanto i piani alti, ma anche quelli inferiori, piano piano i procedimenti si sono arrestati. Le varie riforme della giustizia sarebbero servite per evitare ulteriori processi. Non può, perciò, meravigliarci più di tanto la situazione attuale che stiamo vivendo. Per chi volesse approfondire la storia di Tangentopoli, è stato ripubblicato in questi giorni “Mani pulite. La vera storia, 20 anni dopo” (a cura di Gianni Barbacetto, Peter Gomez e Marco Travaglio, ed edito da Chiarelettere, 2001)
ProprioEzio Mauro all’attualità politica è dedicato il dialogo tra Ezio Mauro, direttore di Repubblica e Gustavo Zagrebelsky, giurista e docente universitario. Tuttavia, dalla stretta attualità politica si finisce presto per parlare del concetto di democrazia. Zagrebelsky ne è sicuro, la democrazia è “il regime che porta la maggiore felicità. Questo perché riesce a dare spazio alla creatività”. Per il direttore di Repubblica, il pericolo di oggi è rappresentato dall’antipolitica, qualcosa da evitare come la peste, a causa del fatto che spingerebbe i cittadini a non scegliere più. Nondimeno, occorrono sempre delle regole. Chi è stato eletto, precisa Mauro, “non si deve considerare sopra qualsiasi regola, solo per il fatto di avere vinto democraticamente le elezioni. Le regole, infatti, rappresentano la garanzia della democrazia.” La politica, quindi, e su questo i due trovano convergenza di opinioni, deve tornare a riprendersi il suo spazio, ricominciando pure ad essere attrattiva. La democrazia è una grande opportunità che abbiamo sempre davanti a noi e, spesso, non sappiamo coglierne la sua importanza, questo perché è sistema aperto, ma anche molto complesso. Non si dovrebbe mai smettere di cercare la “Felicità della democrazia” (titolo del libro di Mauro e Zagrebelsky, edito da Laterza nel 2011).
Una cosa comunque è certa, ascoltare queste grandi personalità del giornalismo e della letteratura, è qualcosa che procura un senso vicino alla felicità, e si torna a casa convinti che, nonostante i mille problemi di oggi, la , e dunque i libri, sono ottimi strumenti per non dimenticare e grandi baluardi di democrazia.

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