“Un inno alla patria e alla libertà” l’ha definita il celebre baritono Leo Nucci.
E’ il Nabucco, l’opera risorgimentale per eccellenza, di Giuseppe Verdi, diretto da Riccardo Muti, il direttore d’orchestra che rappresenta l’Italia nel mondo.
Quale migliore rappresentazione avrebbe potuto celebrare i 150 dell’unità d’Italia, se non questa che raccoglie gli animi e le idee dell’epoca, una delle eccellenze italiane più celebri al mondo, nella cornice più emozionante del panorama romano: il Teatro dell’Opera.
L’opera, debuttò nel 1842 come opera patriottica, e verrà riproposta proprio il 17 marzo, proclamata festa nazionale, alla presenza delle più alte cariche dello stato, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e il Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi.
Forte più che mai l’impegno e la volontà di Riccardo Muti di dirigere l’opera del cento cinquantenario della nostra nazione. Basti pensare che appena un mese fa Muti fu ricoverato all’ospedale di Chicago per un malore, che avrebbe potuto compromettere la direzione del Maestro.
Già allora, Muti aveva dichiarato ai giornalisti: “ll mio obiettivo è essere pronto per il Nabucco di Roma . Ci tengo tantissimo, perché è stato organizzato in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, alla presenza del presidente della Repubblica. E perché non potrebbe essere più adatto per celebrare Giuseppe Verdi”.
La sera del 17, dalle 20,00 in poi, prima della messa in onda, Rai 3 e Rai Storia trasmetteranno l’arrivo al Teatro del presidente della Repubblica in piazza Beniamino Gigli e l’esecuzione dell’Inno di Mameli.
Il motivo per cui Nabucco è da sempre considerata l’opera più risorgimentale di Verdi, risiede nel fatto che sin dalla data di debutto fu considerata dagli spettatori italiani come simbolo della loro condizione politica, simile a quella degli ebrei soggetti al dominio babilonese, che videro la propria rivalsa e rinascita sui propri dominatori.
Proprio per questo, non solo è stata scelta per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, ma anche come ambasciatrice dell’Italia che partirà per la tournée a San Pietroburgo il 27 marzo, al Teatro Mariinskij.
Il debutto a Roma è stato sabato 12 alle 20.30, con repliche il 15, 19, 20, 22 e 24.
Ad interpretare Nabucco, Leo Nucci, Antonio Poli nel ruolo di Ismaele, Dmitry Beloselskiy interpreta Zaccaria, Eleisabete Matos sarà Abigaille ed Ezgi Kutlu, Fenena.
La regia e la scenografia, entrambe sobrie e minimali, sono di Jean Paul Scarpetta, che annuncia “una scena composta da una piramide, da una sola porta del Palazzo, da qualche albero nero e dorato sospeso davanti a un muro d’oro satinato e da rovine che emergono dalle nuvole, il tutto sullo sfondo di un ciclorama in grisaglia (un cielo grigio per Gerusalemme, un altro cielo grigio per Babilonia, ispirati alle illustrazioni della Bibbia di Gustave Dorè). Gli accessori sono ridotti allo stretto necessario, permettendo una reale drammaturgia. Ogni accessorio, ogni gesto, ogni movimento dei cantanti ha un significato, ed è estraneo a un qualsivoglia intento decorativo”.
Maestro del Coro sarà Roberto Gabbiani, costumi di Maurizio Millenotti, luci di Urs Schnebam.
A rendere ancora più emozionante il debutto del Nabucco, gli espliciti riferimenti ai recenti tagli alla cultura attuati dal governo. Il M° Muti ha dapprima affermato che non voleva che il Nabucco da ode di libertà e patriottismo, diventasse “inno funebre per cultura e musica”, poi ha assecondato la richiesta da parte del pubblico del bis del ‘Va’ pensiero’ a condizione che gli spettatori cantassero sentitamente a sostegno della cultura.
“Dico al coro, all’orchestra e ai tecnici di resistere nel portare avanti il loro lavoro, ma gli stipendi non permettono neanche di pagare le bollette alla fine del mese. […] La cultura è vista come una specie di bonus aristocratico da troppi politici” ha affermato Muti.
Durante la stessa serata inaugurale, di sabato 12 marzo, dal loggione, sono stati lanciati tra il pubblico una pioggia di volantini con su scritto “Italia risorgi nella difesa del patrimonio della cultura” e “Lirica, identità unitaria dell’Italia nel mondo”.
Solo un’opera di Verdi avrebbe potuto rendere a 360 gradi l’idea di cultura italiana, l’orgoglio di essere cittadini di questo paese, con tutti i valori e il calore che lo contraddistinguono. Tutto ciò insomma, che fa dell’Italia un Paese unico al mondo.