Così come i festeggiamenti per celebrare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia sono finalmente diventati traccia tangibile e visibile degli italiani e della loro storia. L’organizzazione dell’evento ha quasi tenuto “sotto scacco” la Capitale per giorni. Una frenesia, una corsa, simile a quella per l’ultimo acquisto prima della festa. E con il nome “I Luoghi della Memoria” si è messo in moto un progetto che ha “voluto”, per il 17 marzo, la classificazione, il restauro, la valorizzazione e la narrazione dei luoghi, dei personaggi e degli avvenimenti del Risorgimento presenti sul territorio. Ingenti lavori di restauro sono stati effettuati, con l’intervento dall’Unità Tecnica di Missione e l’ausilio della Sopraintendenza ai beni artistici di Roma Capitale, al Parco del Gianicolo. La Statua di Garibaldi, le 83 erme dei garibaldini, le stele commemorative, la Statua di Anita e il Faro dell’Unità e poi la Statua di Ciceruacchio, spostata al Gianicolo dalla sua antica sede sul Lungotevere, sono stati oggetto di importanti lavori di restauro.
Ed ecco che oggi, alcuni di quei giovani che avevano solo vent’anni quando morirono per l’Italia, gli eroi del Risorgimento, quei garibaldini mossi da fiammanti ideali, si presentano in tutta la loro “bianca” bellezza sulla collina del Gianicolo. Per giorni squadre di restauratrici sono state impegnate in un lavoro meticoloso e certosino pur di restituire a ogni singolo volto quell’identità di coraggio e di speranza che ha accompagnato l’innocenza della loro età al grido di “Roma o morte!”.
Gli interventi sulle statue e sui mezzibusti sono stati di due tipo: uno, di tipo “protettivo” da attacchi di alghe, licheni, e muschi, un’operazione questa che ha visto gli esperti impegnati con l’applicazione di una sostanza “biocida” ; e l’altro, di tipo “pulente” per la rimozione dei depositi di sporcizia effettuato con un impacco “di polpa cellulosa” imbevuta in una soluzione di sali di ammoniaca.
E oggi, gli storici “inquilini” del Gianicolo, i giovani garibaldini, risplendono di una nuova luce. Sono bianchi ma di un bianco quasi abbagliante. Così come potevano essere i loro ideali ancora ventenni. E Giuseppe Garibaldi, in sella e con lo sguardo rivolto verso il Vaticano, ha lustrato, per l’occasione perfino le briglie del suo cavallo. Si respira un’aria nuova sulla collina del Gianicolo. Quasi irreale. Così come irreale è il silenzio che si ode passo dopo passo lungo la sua passeggiata. Quasi a non voler svegliare dall’antico torpore il ricordo della lunga ed estenuante battaglia del 1849. E poi, c’è quella luce nuova, bianca e affascinante, riflesso dei “nuovi” volti degli eroi garibaldini, che fa diventare ogni cosa più vera. Il verde più verde. Il silenzio più silenzio. Perfino la panoramica su Roma diventa più viva; mentre, il ricordo si piega a un’altra pagina di storia che si sta scrivendo.