Si è ripetuta anche nel 2011 l’iniziativa ideata dall’artista tedesco Gunter Demnig per ricordare le deportazioni razziali e politiche: “Memorie d’Inciampo a Roma“, curata da Adachiara Zevi, sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica.
L’idea nasce nel 1993 quando l’artista, invitato a Colonia per un’installazione sui deportati rom e sinti, si trova di fronte all’affermazione di un’anziana signora secondo la quale a Colonia non avrebbero mai abitato rom. Fu così che Demnig decide di dedicarsi alla ricerca delle testimonianze di cittadini scomparsi a seguito delle persecuzioni naziste: ebrei, politici, militari, rom e omosessuali.
Dalla ricerca all’azione. Di fronte alle case in cui hanno vissuto i deportati Demnig installa le “pietre d’inciampo”: dei comuni sampietrini la cui superficie superiore è coperta da una lucida lamina d’ottone con inciso nome e cognome del deportato, anno di nascita, luogo di deportazione e, se nota, data di morte.
Le prime Stolpersteine – questo il nome originale – risalgono al 1995, e da allora oltre 22 mila sono state installate in Germania, Austria, Ungheria, Ucraina, Cecoslovacchia, Polonia e Paesi Bassi. Ed infine anche in Italia, dove sono state raccolte le storie di alcuni deportati come Lionello Alatri, catturato nell’ottobre del 1943 insieme alla moglie e al suocero, condotti ad Auschwitz dove ha incontrato la morte nella camera a gas; Raffaele Milano, che dal carcere di regina Coeli venne condotto il 24 marzo 1944 alle Fosse Ardeatine dove venne trucidato insieme agli altri 334 civili; o ancora Filippo d’Agostino, funzionario delle ferrovie dello stato, deportato al campo di concentramento di Mauthausen perchè militante nel Partito Comunista.
Lo scopo delle Stolpersteine è far si che l’ “inciampo” sia mentale: chi passa deve soffermarsi, interrogarsi e ricordare quanto accaduto. Non vogliono essere una celebrazione né un monumento, ma entrano a far parte integrante della struttura urbana della città; diventano quotidiane.
Oltre alle installazioni previste dal progetto si prosegue con le segnalazioni allo sportello aperto presso la Biblioteca della Casa della Memoria e della Storia, cui possono rivolgersi coloro che vogliono ricordare parenti o amici che hanno vissuto la stessa esperienza, ponendo un sampietrino davanti l’abitazione. Si arriverà così a realizzare a Roma una grande mappa urbana della memoria.
Nel 2010 sono state poste 30 Pietre d’Inciampo. Con l’edizione 2011 altre 54 sono state posizionate in cinque municipi: I Municipio (Centro Storico), II Municipio (Flaminio, Parioli); III Municipio (Castro Pretorio, Nomentano); XI Municipio (Ostiense, Ardeatino); XVII (Prati). Si sta poi proseguendo con la scrematura delle segnalazioni che giungono da parte dei cittadini alla Casa della Memoria.
Con la ricorrenza della Giornata della Memoria, parallelamente alle Stolpersteine è stato avviato un progetto didattico che si protrarrà durante tutto l’anno scolastico. Alcune scuole di Roma sono state coinvolte nelle indagini sulla deportazione nei diversi quartieri della capitale. Il Liceo Classico “Visconti” sta approfondendo il tema dei bambini nella Shoah; la scuola media “G. Belli” sta seguendo un lavoro sul dramma delle separazioni familiari causate dalle deportazioni. Al progetto partecipano anche la Scuola Germanica di Roma e l’Istituto Superiore “Pacifici e De Magistris” di Sezze, impegnato quest’ultimo nella ricostruzione della storia della loro concittadina Margherita Bondì deportata nel 1944 ad Auschwitz, dove morì quasi immediatamente all’età di 61 anni nella camera a gas perchè non superò la selezione.