La nube di ceneri vulcaniche che la settimana scorsa ha coperto i cieli di quasi tutta l’Europa ha mandato i trasporti aerei in tilt. La conseguenze più sentite sono state la grande perdita di denaro e il disagio dei passeggeri (turisti, ma non solo) … ma siamo stati spettatori e protagonisti anche di fervidi e vivaci cambiamenti dell’ultima ora.
I viaggiatori, infatti, si sono trovati in difficoltà inaspettate, privi della possibilità di prevedere cosa sarebbe accaduto nei giorni o anche solo nelle ore successive. Così le decine di migliaia di persone coinvolte, come sempre succede nei casi di emergenza, si sono dovute arrangiare ed ingegnare per tornare a casa o per raggiungere mete che sembravano irrangiungibili, per i motivi più disparati, a volte anche importanti o personali. Alcune di loro si sono organizzate alla meno peggio, spesso stringendo accordi o mercanteggiando i prezzi migliori.
Hanno cercato mezzi di trasporto alternativi, primo fra tutti il treno: ovviamente le prenotazioni si sono sprecate e i vagoni sono stati invasi da turisti disposti a stare dieci ore in piedi pur di tornare in patria. Ma non solo: il taxi è stato ad esempio uno dei mezzi più utilizzati da chi si poteva permettere una notevole spesa o da chi, con grande intraprendenza e capacità comunicativa, è stato in grado di radunare un numero sufficiente di persone disposte a dividere la spesa. Chi si trovava in porti di mare, o comunque nelle vicinanze, ha scelto la nave, approfittando per una breve crociera, anche se priva di comfort visto il sovraffollamento fino all’ultimo ponte disponibile. Altri ancora hanno optato per i classici passaggi in auto, a pagamento, mostrando una notevole capacità di adattamento, offrendo cifre forfaittarie decisamente più economiche rispetto ad un taxi, ma rischiando comunque di trovare un guidatore non professionista … dall’acceleratore facile. Lo stesso è valso per chi ha scelto di affidarsi all’autostop. Insomma migliaia di viaggiatori hanno fatto il giro d’Europa per tornare a casa. La Merkel, d’altronde, è stata un ottimo esempio: non si è fatta mancare neanche il classico pullman, e la foratura di una gomma. Lo spirito di adattamento è davvero Europeo!
A proposito di spirito di adattamento, chi invece si è ostinato ad aspettare il volo (per non perdere i soldi del biglietto o perché non poteva permettersi alternative) si è arrangiato a dormire in aeroporto sui sedili, per terra o ovunque fosse possibile, per qualche notte. Certo gli alberghi hanno perso le prenotazioni di chi doveva arrivare, ma alcuni che dovevano partire hanno prolungato il soggiorno compensando parzialmente le perdite. C’è chi invece ha chiesto ospitalità all’ultimo minuto a B&B e agriturismi approfittando del momentaneo abbassamento di prezzi per la situazione di emergenza, o, semplicemente, si è rivolto agli amici.
Che dire di più: disagi, ma anche nuove avventure, ansie, ma anche nuove amicizie: perché dormire insieme dividendo un sacco pieno di vestiti che faccia da cuscino unisce le persone, forse per sempre!
Questo cataclisma della natura che, per fortuna, finora non ha provocato morti o feriti, ci ha dato una bella lezione. Non solo perché ci ha ancora una volta ricordato che la natura è determinante per le nostre vite, nonostante la tecnologia, non solo perché ci ha messo di fronte all’importanza che la tecnologia, che spesso diamo per scontata, ha nella nostra vita, ma anche perché ci ha permesso di ricordare che siamo ancora bravi ad adattarci ed aiutarci a vicenda quando c’è un problema. Insomma non tutto è sempre pronto all’uso, e quando c’è andrebbe apprezzato nella sua interezza, ma quando non c’è, ce la possiamo fare lo stesso!