L’opera “Daphne is back”, dell’artista Guido Iannuzzi, collocata all’interno del Tempietto di Diana di Villa Borghese, continua a riscuotere apprezzamento e interesse da parte dei numerosi frequentatori del parco.
L’opera affronta il mito classico di Dafne e Apollo che viene immaginato di nuovo e rivisitato in chiave contemporanea.
Dafne torna a essere libera e non più imprigionata nella pianta di alloro in cui si era trasformata per sfuggire alla violenza.
L’installazione suggerisce che la mimesi, il nascondersi o il fuggire, debbano essere solo strategie temporanee, emergenziali, di fronte alla violenza, mentre è assolutamente necessario liberare Dafne e permetterle di essere sé stessa, mostrando la propria corporeità e il proprio pensiero senza il rischio di subire violenza fisica o psicologica.
Questo vale non solo per Dafne e le donne, ma per chiunque sia costretto a nascondere la propria natura e le proprie idee per sfuggire alla violenza o all’emarginazione.
L’opera ferma esattamente il momento in cui le due frecce in piombo e in oro, che avevano dato avvio al mito classico, si incontrano facendo smaterializzare la pianta di alloro che aveva protetto, imprigionandola, l’essenza di Dafne. La ninfa sparisce alla vista degli astanti essendo tornata alla sua piena libertà, rimangono ancora, per pochi attimi, solo le foglie di alloro che volteggiano sospese nell’aria come unico riverbero ed eco del precedente stato assunto da Dafne.
L’installazione che rimarrà esposta nel Tempietto di Diana fino al 27 marzo 2022 si trova a poche centinaia di metri dall’opera di Gian Lorenzo Bernini, conservata all’interno della Galleria Borghese, che rappresenta il mito classico da cui “Daphne is back” trae origine.
Fonte: Ufficio stampa Zètema Progetto Cultura