LA FABBRICA DEI SOGNI DI CELLULOIDE COMPIE UN SECOLO: L’INCREDIBILE STORIA DELLE PELLICOLE FERRANIA
NEL DOCUMENTARIO “FANTASMI A FERRANIA”MERCOLEDÌ 23 GIUGNO AL CINEMA AQUILA DI ROMA
Diretto dal savonese Diego Scarponi e prodotto dalla bolognese Kiné, il film ripercorre le vicende dell’azienda, sorta nel 1921 nell’omonima località della Val Bormida, in provincia di Savona, che produsse, unica in Italia, le pellicole che hanno letteralmente fatto la storia della settima arte, nelle cineprese di registi come Fellini, Pasolini, Lattuada, Rossellini, cambiando la vita della vallata e dei suoi abitanti.
Appuntamento domani al Cinema Aquila di Roma alle ore 21 con “Fantasmi a Ferrania”, il documentario del savonese Diego Scarponi che racconta un secolo di storia della Ferrania Film, la fabbrica delle pellicole impiantata in un piccolo borgo dell’entroterra ligure. Prodotto dalla bolognese Kinè Società Cooperativa in associazione con gargagnànfilm e in collaborazione con Ferrania Film Museum, Home Movies – Archivio Nazionale del Film di Famiglia, Laboratorio Audiovisivi Buster Keaton Università di Genova, Associazione Culturale Geronimo Carbonò, il documentario gode del sostegno del Bando ORA! promosso dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, nell’ambito del progetto “Ferrania a Memoria”.
Era il 1921 quando la precedente produzione di esplosivi destinati principalmente a soddisfare i fabbisogni dello Zar venne travolta dagli eventi storici della Rivoluzione d’ottobre e riconvertita in quella di pellicole per il cinematografo. Una rivoluzione anch’essa, con un’intera vallata coinvolta nella chimica del fotosensibile, generazioni di uomini e donne che, al buio, cominciarono a creare rullini fotografici, pellicole cinematografiche, radiografie, lastre per la stampa. Su pellicola Ferrania è impressa la storia del cinema italiano tra gli anni ‘30 e gli anni ‘60: Pasolini, Rossellini, Fellini, Lattuada e molti altri autori l’hanno usata per i loro capolavori.
In “Fantasmi a Ferrania” il passato e il presente della vallata e dei suoi abitanti vengono restituiti dal racconto dei tre protagonisti, Alessandro Marenco, Andrea Biscosi e Alessandro Bechis, ex lavoratori della fabbrica, esperienza che rimane tangibile e centrale nelle loro esistenze. I tre sono testimoni di una generazione che ha conosciuto l’illusione di una crescita personale e professionale sotto l’egida dello storico stabilimento industriale, certezza che si è disgregata nel corso degli anni, generando, oltre alla necessità materiale di reinventarsi un’esistenza, anche la crisi d’identità connessa al vuoto lasciato da una fabbrica che aveva saputo generare, nel corso dei decenni, un forte senso di appartenenza.
Tra le macerie dell’oggi e i fasti del passato, le voci dei tre protagonisti si intrecciano ai materiali provenienti da archivi pubblici e privati e a quelli provenienti dalla fabbrica: le foto, le diapositive, la pellicola 35mm dei film di Pasolini, Rossellini e Totò, i Super8 dei film di famiglia, le lastre radiografiche. La pellicola, materia di cui sono fatti i sogni, entra nel film e contribuisce a restituire il quadro più ampio ed esaustivo possibile di una storia complessa, ricca e stratificata: la scoperta di Ferrania diventa disvelamento delle storie delle persone che ci hanno lavorato, le aspettative, i sogni, le pratiche sociali, le passioni, i successi e i fallimenti.
“Raccontare Ferrania è un modo per raccontare un territorio, è un modo per descrivere un secolo, il ‘900, ed è anche il tentativo di rappresentare un processo, quello industriale, che in Val Bormida – affiancando e sostituendo il lavoro agricolo – ha garantito lavoro e benessere, sì, ma a costi altissimi per l’ambiente e la salute dei suoi abitanti. Fatalmente, con la chiusura della maggior parte degli impianti industriali della vallata, si è generato un enorme vuoto che oggi pervade questo territorio” racconta Scarponi.
“Scarponi ha contattato la nostra società con l’idea del film oramai 4 anni fa. Aveva da poco concluso un lavoro enorme di raccolta testimonianze chiamato “Ferrania a memoria”, realizzato con gli studenti del Laboratorio Buster Keaton dell’università di Genova, Campus di Savona. Intorno a quel primo nucleo di ricerca si è sviluppato il film e il progetto più ampio, che ha mantenuto il nome di “Ferrania a memoria”, che comprende, oltre al film, la creazione di un archivio di cinema amatoriale sul territorio di Ferrania, la digitalizzazione di parte dell’archivio di fabbrica, percorsi di formazione nelle scuole del territorio e un complessivo lavoro di ricerca e attenzione intorno alla storia industriale e sociale di Ferrania” aggiunge Claudio Giapponesi, produttore del film.
BIO REGISTA
Filmmaker e ricercatore nel campo dell’audiovisivo, laureato presso l’Università di Torino in Scienze della Comunicazione indirizzo Multimedia, Diego Scarponi deve la sua formazione pratica all’esperienza del mediattivismo delle Telestreet. Oggi coordina presso l’Università di Genova, il Laboratorio Audiovisivi Buster Keaton, spazio di didattica e di ricerca sull’audiovisivo interno al Corso di Scienze della Comunicazione. Ha prodotto e realizzato numerosi progetti documentari e crossmediali, visibili online. Con L’età del ferro (2013) è stato finalista al Viaemiliadocfest e ha partecipato fuori concorso al Genova Film Festival e al Mantova Film Festival.
Con il corto doc Memoria fossile (2014) è stato selezionato nella categoria short docs al prestigioso TIFF, Tirana International Film Festival, nel novembre 2014. La sua produzione audiovisiva si incentra sulle realtà industriali, dal punto di vista sociale, economico, urbanistico, focalizzandosi sulle tracce, nella memoria orale, della presenza industriale in ambito urbano e sul ruolo che tale presenza ha oggi nella costruzione dell’identità contemporanea. Una ricerca che si fonda su di una articolazione cinematografica basata sulla testimonianza e che fa dell’intervista il momento privilegiato dell’incontro tra soggetto e macchina da presa. Il tema del lavoro, che c’è, che manca, che si rifiuta, per cui si lotta, è al centro dei suoi interessi.
Ufficio stampa
Luciana Apicella
Fonte: Luciana Apicella