La musica classica al Teatro Villa Pamphilj

Al Villa Pamphilj di Roma, sabato 4 marzo, alle ore 11.30 il Quartetto Sincronie dedica un concerto a Gian Francesco Malipiero, uno dei più importanti compositori del ‘900, a cinquant’anni dalla sua scomparsa.

Teatro Villa Pamphilj – Roma
sabato 4 marzo 2023 – ore 11.30 – ingresso gratuito con prenotazione

QUARTETTO SINCRONIE
Houman Vaziri, violino | Agnese Maria Balestracci, violino
Arianna Bloise, viola | Ester Vianello, violoncello
in
Omaggio a Gian Francesco Malipiero

Verranno eseguiti due dei suoi otto quartetti per archi, considerati tra le pagine più significative della sua produzione musicale: Quartetto n. 3 Cantari alla Madrigalesca (1931) e Quartetto n. 6 Arca di Noè (1947).
L’ingresso al concerto è gratuito.
E’ necessaria la prenotazione chiamando lo 06 5814176 o scrivendo una mail

Il Quartetto Sincronie è nato nel 2011 e si è formato e perfezionato presso la Scuola di Musica di Fiesole sotto la guida di M. Da Silva e di A. Nannoni, presso l’Accademia “W. Stauffer” di Cremona nel corso tenuto dal Quartetto di Cremona.
Il quartetto ha preso parte a l’Académie International de Musique M. Ravel – (Francia 2015), all’International Summer Academy (Austria 2016), e alla Savonlinna Music Academy – (Finland- 2017). Previa selezione ha preso parte, con borsa di studio, ai workshop “La creazione del timbro: gli strumenti ad arco amplificati” (2017), “Armonia e forma nei quartetti per archi di J. Cage, B. Maderna e G. Manzoni” (2021) organizzati dalla Fondazione Cini di Venezia; ha
partecipato al programma di residenza artistica per giovani quartetti d’archi la Casa del Quartetto, presso la Fondazione I Teatri di Reggio Emilia (2018).
Premiato presso la II edizione del Concorso Internazionale di Interpretazione di musica contemporanea F. Mencherini (Cagli PU, 2013), il Quartetto è stato ospite in diversi festival e teatri: Festival Internazionale di Portogruaro (2020); Dialoghi sul comporre, I Teatri, Reggio Emilia (2019); Stagione 2018 della Società del Quartetto di Vicenza; 54° Festival di Nuova Consonanza – Roma; Est-Ovest Festival; Festival dei Due Mondi di Spoleto; Rassegna Morellino Classica (GR); Società Umanitaria di Milano; Rassegna Musicale “Giovani in Musica” di Ravenna; Palazzo Strozzi (Firenze, all’interno della mostra “Ai Weiwei Libero”); Auditorium Parco della Musica (Roma), Lizzano Festival, Rassegna musicale dei Giardini La Mortella, (Ischia), Teatro di Villa Torlonia (Roma), Guitfest Roma 2014, Festival Villa Pennisi in Musica (CT).
Il Quartetto si è esibito, su invito dell’Ambasciata di Svezia, per la cerimonia di conferimento del Premio Nobel per la Fisica a G. Parisi (2021); ha collaborato con l’American Academy in Rome in residenza artistica col compositore W. Dougherty per l’evento Aluminium Forest (2021); ha preso parte alla coreografia di danza contemporanea “Cacti” di A. Ekman presso il Teatro dell’Opera di Roma in qualità di quartetto in scena nella stagione 2017. Ha registrato per il programma “Inventare il tempo” di S. Cappelletto, trasmesso da Rai 5 nella puntata dedicata a “F. Schubert”.
Nel 2021 il Quartetto è stato ensemble in residenza presso l’Accademia W. Stauffer di Cremona per il Workshop di composizione tenuto dalla compositrice americana Caroline Shaw, nel 2019 è stato ensemble in residenza per la Masterclass di composizione tenuta dal M° Daniele Bravi.

Gian Francesco Malipiero (18 Marzo 1882 – 01 Agosto 1973) nacque a Venezia in una famiglia di musicisti. Con il padre Luigi, pianista e direttore d’orchestra, viaggiò fra Trieste, Berlino e Vienna dove studiò al conservatorio tra il 1898-99. Tornato a Venezia si iscrisse al Liceo Musicale ove iniziò gli studi con Marco Enrico Bossi, per poi proseguire come autodidatta al trasferimento di questi a Bologna nel 1902. Spontaneamente scoprì la musica antica italiana e cominciò a trascrivere lavori di Monteverdi, Merulo, Frescobaldi ed altri autori che poteva reperire nella Biblioteca Marciana.
Dopo due anni di studio autonomo, nel 1904 conseguì il diploma di composizione con Bossi a Bologna. Seguirono un corso di perfezionamento con Max Bruch alla Hochschule di Berlino nel 1908, e un viaggio a Parigi ove entrò in contatto con Alfredo Casella e Gabriele D’Annunzio. Qui ebbe occasione di conoscere alcuni lavori di Ravel, Debussy, De Falla, Berg e Schönberg e nel 1913, su suggerimento di Casella, assistette alla prima della Sagra della primavera di Stravinskij, da cui ricevette una impressione molto forte che lo risvegliò (come lui stesso disse) da «una lunga e dannosa letargia». Dopo queste esperienze, Malipiero decise di distruggere quasi tutte le composizioni che aveva scritto fino a quel momento, fatta eccezione per pochi lavori.
Dal 1917 al 1920 si trasferì con la famiglia a Roma e nel 1921 a Parma, ove insegnò al conservatorio di quella città. Dal 1922 prende fissa dimora a Asolo, nel Veneto, che divenne il suo luogo ideale per dedicarsi alla composizione. In una condizione di tranquillità, Malipiero poté dedicarsi alla trascrizione di tutte le opere di Claudio Monteverdi, donando un inestimabile contributo al recupero ed alla diffusione della musica del grande maestro cremonese.
Dal 1932 insegnò composizione al Liceo Musicale di Venezia, di cui divenne direttore dal 1939 al 1952. Ritiratosi dall’insegnamento, continuò a tenere lezioni private e, oltre a dedicarsi alla composizione, collaborò con l’Istituto Antonio Vivaldi per la pubblicazione dell’edizione completa delle opere strumentali del compositore veneziano.
Malipiero è un autore estremamente prolifico e la sua produzione comprende lavori sinfonici; musica da camera, opere teatrali (tra cui: Tre commedie goldoniane, 1920/22, Torneo notturno, 1931, La favola del figlio cambiato,1934, Don Giovanni, 1963, Il capitan Spavento,1963) e concerti solistici; è inoltre autore di scritti teorici come Il teatro (1920), L’orchestra (1920), Stravinsky (1945), Antonio Vivaldi, il prete rosso (1958), Così parlò Claudio Monteverdi (1967).
La sua musica è caratterizzata da un’assoluta libertà formale e stilistica, fondata sull’espressione del canto svincolato da costrutti e regole predeterminanti. I suoi studi sulla musica antica influenzano la scrittura della prima fase nell’inflessione gregoriana di alcune soluzioni melodiche, anche se non è difficile intuire la sua confidenza con il tardo Romanticismo tedesco nei suoi primi lavori sinfonici.
Il percorso di Malipiero si avvicina alle correnti impressionista ed espressionista sia per il trattamento dell’armonia che per la complessità contrappuntistica, caratteri accumunati dal gusto simbolista di Torneo notturno del 1931.
La sostanza della sua arte si sintetizza nel rifiuto di lavorare sui temi alla maniera Romantica, fondata sull’elaborazione del medesimo materiale, ma attraverso una continua invenzione e, nell’opera, nel reciproco sostegno fra parola e musica nella creazione di uno spettacolo sintetico, lontano dai canoni naturalistici. La cantabilità melodica permane comunque in questo contesto di sperimentazione formale e stilistica. Lavori significativi al riguardo sono Le stagioni italiche (1923) soprano e pianoforte, i quartetti delle raccolte Rispetti e Strambotti (1920), Stornelli e Ballate (1923) e Cantari alla madrigalesca (1931), le “illustrazioni sinfoniche” di Per una favola cavalleresca (1914-15), Canto notturno di un pastore errante dell’Asia per orchestra, coro e voce di baritono, da G. Leopardi (1909-1910), 2 Sonetti del Berni per canto e orchestra (1922), i Concerti per orchestra del 1931, Sinfonia in un tempo (1950), Sinfonia dello Zodiaco (1951), Sinfonia per Antigenida (1962) Stradivario. Fantasia di istrumenti che ballano, per orchestra (1948), oltre alle sue undici sinfonie composte tra il 1933 e il 1969 ed ai quattro concerti per orchestra e solista, quattro per pianoforte (1934, ’48, ’50, ’64), uno per violino (1963) e uno per flauto (1967-68).
Dalla collaborazione con Luigi Pirandello nacque l’opera La favola del figlio cambiato che, rappresentata prima in Germania e poi all’Opera di Roma nel 1934, ottenne un successo poco soddisfacente che fece ripiegare il compositore su un linguaggio meno sperimentale e più rivolto alla riconoscibilità ed allo sviluppo tematico. La sua scrittura passò anche per l’atonalità, fino a lavori dove sfiora il totale cromatico, senza mai aderire alla tecnica dodecafonica.
Morì a Treviso nell’agosto del 1973. (Biografia tratta da www.ricordi.com)

TEATRO VILLA PAMPHILJ
Villa Doria Pamphilj Via di San Pancrazio 10 – P.zza S. Pancrazio 9/a, Roma

INFORMAZIONI & PRENOTAZIONI
dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18
tel. 06 5814176 

 

 

Fonte:Fabiana Manuelli – Teatro Villa Pamphilj

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