Scuolabus_a_piedi_cartello

Scuolabus a piedi, un progetto da riattivare per adulti e bambini

Scuolabus_a_piedi_cartelloOgni anno, nel mese di ottobre, in molti paesi del mondo ha luogo l’International Walk to School Day (giornata internazionale per la mobilità pedonale degli studenti), dove i protagonisti non sono solo bambini, ma anche genitori, insegnanti ed amministrazioni pubbliche. Ad inaugurare la ricorrenza fu nel 1994 l’Inghilterra. Un modo originale per promuovere l’incontro dei bambini, futuro della nostra società, con le figure che sotto vari aspetti rappresentano e rappresenteranno i loro riferimenti quotidiani.
Da questa iniziativa aveva preso spunto il progetto “Scuolabus a piedi”, ormai diffusissimo soprattutto in paesi anglosassoni come Inghilterra, Stati Uniti e Canada. Fu evidente come si trattasse di una trovata sensazionale, che fece rapidamente proseliti in altre nazioni del Nord Europa e cui fecero poi seguito altre realtà virtuose tra cui la Svizzera. Ed in maniera naturale, a metà del decennio scorso, il progetto aveva cominciato a diffondersi anche in Italia.

Finalmente un progetto che aveva riscosso successo unanime. Finalmente somigliavamo ad un paese moderno. A Roma, il progetto “Scuolabus a piedi” era stato avviato nel 2006 dall’Assessorato alle Politiche di Promozione della Famiglia e dell’Infanzia. Fu subito evidente il gran numero di vantaggi che il progetto aveva portato alla nostra società, e soprattutto ai bambini. In primis l’educazione e la socializzazione. I bambini potevano imparare a conoscere il proprio quartiere e la segnaletica stradale, affrontando coscienziosamente i pericoli del traffico, sviluppando il proprio senso di responsabilità e la fiducia nei propri mezzi e socializzando in maniera naturale con i “compagni di viaggio”.

L’iniziativa era, una volta tanto, “socialmente corretta”. Si può dire comunista?… Infatti, ne potevano usufruire e trarre beneficio tutte le famiglie. Il servizio era perfetto da ogni punto di vista: valorizzava in modo divertente per i bambini il delicato passaggio quotidiano dall’ambiente casalingo a quello scolastico, favoriva l’organizzazione degli impegni lavorativi dei genitori, riduceva gli ingorghi nei pressi delle scuole negli orari di ingresso ed uscita e, non ultimo, contrastava l’inquinamento sia ambientale che acustico.

Del tutto simile al servizio effettuato tramite mezzi di trasporto motorizzati, “Scuolabus a piedi” era affidato mediante bando pubblico ad un’associazione, che metteva a disposizione operatori sociali per prelevare gruppi di una decina di bambini ad orari determinati. Il servizio era destinato a bambini di età compresa tra 6 e 10 anni, che si radunavano, accompagnati a turno da alcuni genitori, presso apposite paline situate nei municipi. L’operatore sociale, munito di apposita pettorina catarifrangente e tesserino di riconoscimento, prendeva in consegna i bambini mediante apposita lista fornita dal dirigente scolastico, li muniva a loro volta di pettorina e li accompagnava fino alla scuola, effettuando un percorso quanto più possibile lontano dal traffico e, quindi, dai pericoli. Alla pianificazione del tragitto e all’identificazione dei migliori punti di raccolta collaboravano, oltre ai genitori eletti come rappresentanti scolastici, anche alcuni addetti dei Vigili Urbani.

Il servizio era stato offerto gratuitamente alle scuole dai Municipi, con un costo sostenibile per le casse comunali, soprattutto in considerazione degli innegabili vantaggi per la cittadinanza e l’ambiente. Sarebbe stato naturale aspettarsi che una città apparentemente emancipata come la capitale, decidesse di accollarsi l’onere di una tale iniziativa, colmando una delle lacune sociali più evidenti. Probabilmente le famiglie avrebbero partecipato volentieri al sostentamento di un servizio divenuto ormai per loro indispensabile. E d’altronde in quanto frutto dell’impegno di persone formate e competenti, che mettono il proprio tempo e la propria responsabilità al servizio delle famiglie.

Troppo bello per durare… Dopo l’enorme consenso dell’iniziativa, sembra destinato a fermarsi definitivamente un progetto che aveva coinvolto con successo moltissimi bambini. Nel corso degli ultimi anni il servizio aveva subito un rallentamento graduale fino ad arrestarsi definitivamente all’inizio di quest’anno.

Infatti, terminati all’inizio di febbraio 2011 i fondi a disposizione, è stata determinata la soppressione del servizio, senza quantomeno portare a termine l’anno scolastico. Già due anni fa c’erano stati i primi scricchiolii, quando all’inizio dell’anno scolastico, in alcune zone di diversi municipi il servizio non era stato riattivato. Tra le motivazioni addotte, tra l’altro ragionevolmente valide, la mancanza di strutture adeguate per garantire la sicurezza dei bambini, per esempio i marciapiedi. È risaputo, infatti, che molte zone di Roma sono nate dal popolamento incontrollato di borgate periferiche, nelle quali la percorrenza stradale dei pedoni è a rischio anche per gli stessi adulti.

E di fronte all’opportunità, finalmente, di dimostrare ai propri cittadini l’impegno nei loro confronti, il Comune di Roma ha fatto un passo indietro. Uno smacco non solo per la vivibilità della città ma anche per tutte quelle famiglie che avevano ormai dato per acquisito un servizio di enorme valore sociale. Ma anche un messaggio ai responsabili dell’urbanistica, affinché intervengano quanto prima per sanare quelle lacune alla viabilità pedonale di cui sentiamo tutti la mancanza.

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