acquerello_porto_di_ripetta
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Un pezzo di Roma riportata alla luce: la Fontana di Piazza del Porto di Ripetta

acquerello_porto_di_ripettaNei primi del settecento il  porto di Ripetta rappresentava l'ingresso alla città per eccellenza, sia per quel che riguarda le merci che per i naviganti che discendevano il Tevere dall'Umbria e dall'alto Lazio, nonostante il centro del commercio vero e proprio fosse il porto di Ripa Grande in cui attraccavano le merci e le navi provenienti dal mare.

E' lì che gettavano le ancore i barconi carichi di legname partiti da Orte e da Terni, trasporti di carbonella e grano, e vini novelli provenienti da nord che Belli e i Romani tutti chiamavano "l'acquaticci de Ripetta".


fontana

Il porto di Ripetta accoglieva i naviganti con delle ampie scale di marmo alla cui sommità si intravedevano i prati di castello, i colli tutt'intorno, i palazzi della romanità dell'epoca, il Cuppolone, l'imponente costruzione di S. Girolamo degli Schiavoni e le costruzioni di Campo Marzio.

La fontana, detta anche dei Navigatori, concepita come ristoro per tutti in marinai in arrivo o di passaggio, fu costruita nel 1704 su disegno di Alessandro Specchi come ornamento dell'emiciclo sovrastante il Porto di Ripetta fatto edificare da papa Clemente XI, Albani e soprattutto come "immediato abbeveraggio ai facchini caricatori".

L'architetto Specchi, nel costruire non solo la fontana, ma l'intero porto, si avvalse, oltre che del collega Carlo Fontana,anche di un terremoto: quello del 1703 che fece crollare un'arcata del Colosseo, il cui pregiato travertino fu usato per la costruzione dello scalo fluviale.

Nel suo Dizionario Gaetano Moroni così descrive la fontana: "Su di uno scaglione di travertino alla marinaresca con conchiglie e scogli ammassati insieme, chiuso in giro da sei colonnette di granito bigio con isbarre di ferro, è collocata una vasca ovale di pietra tiburtina.  Entro di questa, all'estremità del labbro rivolto verso il fiume, è posta una scogliera sopra la quale posa una gran conchiglia ne' cui lati sono due delfini che sollevando le code le intrecciano nel mezzo della scogliera: di qui esce l'acqua a guisa di ventaglio, come pure zampilla dalle bocche dei delfini, cadendo tutta nella conchiglia, e da essa riversandosi poi nella sottoposta vasca ovale. Sulla cima degli scogli stanno tre monti, l'un sull'altro, ed il più alto è sormontato da una stella formando così lo stemma Albani del Papa".

Verso la metà del settecento, al vertice della fontana, fu collocata prima una stella in ferro, a cui poi venne sovrapposta una lanternina in ferro battuto, con lo stemma degli Albani incorporato, in modo da facilitare l'approdo notturno delle barche.

Nel 1889, in seguito ai lavori per la sistemazione degli argini del Tevere, che fecero posto ad un ponte in ferro ed in seguito a ponte Cavour, il Porto di Ripetta venne purtroppo demolito e la fontana, smontata nei suoi pezzi, finì in uno dei magazzini comunali. Nel 1929-30 essa è stata opportunamente ricostruita nella stessa zona, quasi nel punto della primitiva collocazione, ma senza rispettare pienamente l'originario disegno.

In origine il conchiglione della fontana avrebbe dovuto essere orientato verso il fiume e di fronte al Vaticano con l'apertura della conchiglia rivolto verso la piazza con la scalinata. Collocazione questa, che oggi, dopo la ricostruzione, risulta molto più sacrificata della precedente. L'assetto originario andato perduto resta una delle perdite più pesanti della storia dell'architettura romana e del Tevere.

Oggi la fontana, un tempo alimentata dall' Acqua Felice, e ormai rifornita dall' acqua di Trevi, insieme alle due colonne con i simboli, messi in evidenza da piccole mani che sembrano sorreggerla, è l'unica cosa che rimane di un grande frammento della Roma scomparsa.

Sarebbe bello ritornare a quegli anni per rivivere l'atmosfera di quei giorni di primi settecento, e soprattutto di quelle notti di duro lavoro e di pur felice ristoro illuminati solo dalla luna alta su Roma e dalla lanterna di quella fontana; a riportarci a quel mondo fuori dallo spazio e dal tempo, i magnifici acquerelli di Ettore Roesler Franz, e dal nome di alcune vie che la circondano, come via della Mole dei Fiorentini, via della Barchetta e il Lungotevere di Ripetta.

 

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