Jun ichikawa

R.I.S. Roma – Delitti imperfetti, quando la fiction è un “talent”

Jun ichikawaLa struttura è quella solita di tante serie tv di genere poliziesco, quindi un pericoloso serial killer, oppure una banda di criminali efferati, che mettono a dura prova i protagonisti. Questa è, così si può dire, la vicenda principale, mentre attorno ci sono tutta una serie di piccoli casi che, generalmente, vengono risolti alla fine del singolo episodio. Si tratta di una formula vincente, che ha molto appassionato i telespettatori, tanto da determinare una lunga serie di “copia e incolla” per quanto riguarda la struttura della fiction.

Sceneggiatori, perciò, all’opera per ottenere dei buoni risultati in fatto di ascolti.
Così è accaduto pure per “R.I.S. – Delitti imperfetti” (su Canale 5 dal 2005 fino al 2009) che, come format, ha ottenuto ottimi riscontri anche all’estero e ciò è testimoniato dal relativo adattamento. Questo è accaduto in Spagna, Francia e Germania, dove il titolo è stato cambiato, com’era comprensibile, in “R.I.S. Cientifica”, “R.I.S, Police Scientifique” e “R.I.S. Die Sprache der Toten”. Tuttavia non finisce qui, perché è stato realizzato pure uno “spin-off” italiano dal titolo, per la verità non troppo fantasioso, di “R.I.S. Roma – Delitti imperfetti”, andato in onda su Canale 5 a partire da marzo 2010.

Fabio TroianoQui troviamo, chiaramente, diversi aspetti in comune (volutamente), a partire dalla produzione di Taodue, dall’ideatore della serie, ossia Pietro Valsecchi (produttore anche di “Distretto di polizia”, “Un eroe borghese” e della seconda serie de “I liceali”), per poi arrivare alla scelta del cast.
Notiamo la presenza, innanzitutto, di Fabio Troiano, che vestirà ancora i panni del Tenente Daniele Ghirelli e dell’attrice e doppiatrice giapponese, Jun Ichikawa, nel ruolo del Tenente Flavia Ayroldi. Quello che però risalta subito all’occhio è il cambiamento di luogo, perché stavolta non ci troviamo più a Parma, bensì nella più grande e caotica Capitale d’Italia. Ciò che cambia ancora è il reparto investigazioni scientifiche, non più quello di Parma, oramai sciolto, bensì quello di Roma. I due, già colleghi nel reparto della città emiliana, si ritrovano nella Capitale per lavorare nel nuovo gruppo R.I.S.
Ad attendere i protagonisti della serie è un difficile caso, rappresentato dai delitti compiuti, all’interno di un ospedale, da un misterioso serial killer battezzato “Angelo della morte”. Le indagini sono complicate e, almeno all’inizio, non si riesce a trovare un sentiero giusto da percorrere. Poi i sospetti cadono su di un tecnico di laboratorio che, tuttavia, risulterà colpevole soltanto di un delitto. Successivamente si arriverà a puntare il dito contro una infermiera, ma anche qui ci troviamo davanti ad un errore poiché, cosa non da poco, la donna verrà uccisa da una paziente in circostanze molto strane. Insomma, ribaltamenti di situazioni, tentativi di creare atmosfera di suspense per lo spettatore, un po’ di azione, alone di mistero, ecc… Ma il risultato finale qual’è? Poco da dire, non ci troviamo dinnanzi ad una regia di Alfred Hitchcock e i dialoghi sono adatti solo per un prodotto del genere. Sì, prodotto, perché qualsiasi altro termine rischierebbe di risultare, come minimo, fuori luogo. I telespettatori vogliono questo? Bene, ecco il prodotto adatto a loro! I risultati poi, a livello di ascolti, sono più che incoraggianti, altrimenti non ci sarebbero seconde serie, “spin-off” e format da vendere ad altri Paesi. Un po’ come quello che accade in altri settori come, ad esempio, il cinema (“cinepanettoni”, commedie sentimentali tutte uguali, film senza pretese per adolescenti) e la musica (si intende, ovviamente, quella commerciale e radiofonica). Ci possiamo sorprende se, nel 2008, è uscito un videogioco ufficiale tratto proprio da “R.I.S. – Delitti imperfetti”? C’è fedeltà alla serie televisiva e la presenza di alcuni intermezzi, che richiamano proprio momenti della fiction. I giocatori si trovano a dover affrontare, per poi magari risolvere, diversi casi polizieschi ambientati a Roma.
Insomma, il ferro deve essere battuto sempre quando è caldo… Tuttavia, questi prodotti televisivi rappresentano una palestra per attori ancora non proprio affermati, basti pensare a Jun Ichikawa.  Quest’ultima ha debuttato in un film di Ermanno Olmi del 2003, “Cantando dietro i paraventi”, ma è risuscita ad arrivare alla notorietà, grazie a diverse serie tv, come “Commesse” (2001), “Incantesimo” (2004) e “Provaci ancora Prof” (2008). Stessa sorte quella che è toccata a Fabio Troiano, che ha lavorato con registi come Marco Ponti e Silvio Soldini, per poi raggiungere il successo tramite la tv, in fiction come “ Le stagioni del cuore” (2004) e “Le cinque giornate di Milano” (2005).
Viene spontaneo, allora, il parallelo con i tanti Talent Show presenti in massa nei palinsesti (“X Factor”, “Amici”…) che, è proprio il caso di dirlo, rappresentano dei trampolini di lancio per i tanti giovani artisti in cerca, magari nell’immediato, di visibilità e affermazione.
Questo non significa mancanza di gavetta negli attori delle fiction, ma la constatazione di un dato di fatto. Le serie tv sono diventate un passaggio obbligato, o quasi, per coloro che vogliono trovare spazio nel mondo dello spettacolo e del cinema in particolare. Basti pensare, un nome su tutti, a Beppe Fiorello, attore fra i più richiesti ed osannati della fiction, che ha saputo dimostrare la propria bravura anche nel cinema cosiddetto di qualità, di spessore (“Terraferma”, film del 2011 di Emanuele Crialese).
Alla fine, il serial killer da acchiappare è la notorietà che, legata all’effettivo talento, può trasformare tutto in una favola…

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