Chi entra papa ner conclave, ne risorte cardinale

cleroOvvero: chi entra papa nel conclave, ne esce cardinale.

Il significato più immediato del proverbio è che non è mai il caso di essere certi della vittoria, fino a quando non si è ottenuta davvero. Ricorda un po’ gli incontri di tennis più interessanti, quelli in cui il giocatore più alto in classifica entra strafavorito ed esce sconfitto dall’outsider dopo cinque ore di un estenuante match pieno di break. D’altra parte proprio nel tennis, si suole dire “non è finita finché non è finita”… la partita, si intende! In realtà nel mondo dello sport è spesso così, tanto che si ama alla follia la metafora sportiva per rappresentare simbolicamente la vita. Purtroppo non poche volte a torto.

In questo caso però, anche se immaginare il papa e i cardinali vestiti da tennisti è ridicolo come certi film con Leslie Nielsen, l’analogia si forma quasi da sola.
Come noto, nella tradizione popolare romana la figura più presente è quella del papa, accompagnata da quelle di tutto il clero. Una cerchia ristretta che ha avuto per qualche secolo il potere “temporale”, ovvero politico, sulla città e sullo Stato a cui Roma apparteneva. E’ ovvio perciò che molti proverbi vedono il Pontefice protagonista indiscusso.

Ma, anche se le figure in gioco nel proverbio citato sono quelle di papi e cardinali, e non certo di sportivi di varie discipline, anche se leggendolo non si ripensa ai numerosi match-point non trasformati del volley, alle palle goal mancate del calcio o al tiro da tre punti che rimbalza fuori del basket, ma si ripensa invece alle varie fumate nere sul comignolo del Vaticano prima di quella bianca tanto attesa, la competizione c’è comunque, in tutto simile ad una vera competizione sportiva, certo senza impegno di muscoli, ma in cui i nervi saldi sono essenziali.
Come d’obbligo in ogni sfida, si richiede umiltà e grinta, intelligenza e preparazione, attenzione e concentrazione. E poi resistenza e, al momento giusto, lo scatto finale che riesce meglio a chi sa essere opportunista e cogliere l’istante ideale.

Ecco perché dare la vittoria per scontata è spesso preludio di una cocente sconfitta, nella vita pubblica, privata o … sportiva di ogni persona. In effetti sentirsi già papa e ritrovarsi ad essere “solo” cardinale deve scottare davvero tanto!

Per sottolineare quanto brucia perdere quando si è certi di vincere, il proverbio non strizza l’occhio solo all’umiltà che si dovrebbe avere di fronte a certe competizioni, ma anche alla delusione che si potrebbe provare, e che sempre si prova, se si è favoriti, magari si “combatte” anche lealmente e impetuosamente, ma si viene sconfitti comunque.
Il dolore è notevole, la rabbia invadente e non sempre si ha la possibilità di rifarsi con una seconda occasione. Di nuovo lo sport ci può venire in aiuto: è questo il caso di usare tutto il proprio fair play e mostrarsi disinteressati al massimo, di non far trapelare nulla della propria sofferenza e anzi subito complimentarsi con l’avversario vincitore, per non doversi poi pentire di aver rivelato quanto si stava in realtà “rosicando” internamente.

Pazienza! Succede a tutti, anche ai “quasi” papi.

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