Pooh

Chi fermerà la musica…dei Pooh?

PoohUno dei gruppi in assoluto più longevi nella storia della musica italiana. Milioni di copie vendute dall’album d’esordio, “Per quelli come noi” (1966), fino all’ultimo lavoro di inediti intitolato “Dove comincia il sole” (2010). Chi fermerà i Pooh? Bella domanda, ma per adesso nessuno ci è riuscito e ne son passati di anni, di dolorose separazioni, vicissitudini, mode musicali che si avvicendano e l’inevitabile avanzare dell’età. Ora sono rimasti in tre e questo a causa dell’addio al gruppo dello storico batterista Stefano D’Orazio, avvenuta nel 2009. Nessuna polemica però e nessun trauma. I Pooh hanno deciso di continuare a registrare album ed intraprendere lunghi tour. I risultati sono ottimi perché, spesso e volentieri, hanno registrato il sold out ed il successo non è mai calato. Del resto, appartengono alla storia della musica italiana e sono considerati come un punto fermo, addirittura come “immortali”.

Una storia lunghissima, quindi, e che ripercorre anni importanti pure per l’Italia stessa. Si sta parlando, infatti, di metà anni ’60 e poi i ’70, periodo di forti cambiamenti e tensioni, per poi arrivare all’avvento dello sfrenato consumismo degli anni ’80. E così via, fino a giungere all’avvento di Internet, al successo dei Talent Show…
Tante cose, perciò, sono cambiate nella società italiana, come pure nel mondo discografico, eppure sono ancora in pista e l’addio alle scene sembrerebbe essere una cosa ancora lontana anni luce. Il segreto del loro successo? Certamente l’essersi inseriti molto bene in un panorama già in fermento, poi l’aver proposto stili musicali anche divergenti tra loro, ad esempio un album come “Opera prima” (1971), con la presenza di strumenti ad arco e a fiato, è diversissimo dal pop-rock de “Il cielo è blu sopra le nuvole” (1992), stessa cosa con la continua ricerca sonora presente in “Viva” (1979), parecchio distante da “Un posto felice” (1999), che strizza l’occhio ai tormentoni radiofonici.
E per quanto riguarda gli avvicendamenti all’interno del gruppo? Non si può non citare quello avvenuto nel 1973, che ha riguardato Riccardo Fogli, voce e basso elettrico dei Pooh. Un periodo, quello, non facile e con diverse divergenze interne. Fogli deciderà di lasciare il gruppo per dedicarsi alla carriera solista (con risultati comunque positivi, anche se non riuscirà mai a riempire i palazzetti, per intenderci) e Roby Facchinetti, Dodi Battaglia e Stefano D’Orazio (senza dimenticare Valerio Negrini, primo batterista e poi paroliere dei Pooh) sceglieranno il sostituto, ossia Red Canzian.
Stefano during_the_concertPoi c’è quella, molto meno traumatica, che ha riguardato Stefano D’Orazio il quale, con la sua decisione di dire addio al gruppo, ha un po’ meravigliato tutti, dai fans agli addetti ai lavori. Dopo tantissimi anni coi Pooh, il musicista ha voluto dedicarsi ad altro, fare cose, quindi, che gli erano precluse a causa del suo continuo impegno col gruppo. Ecco, quindi, le musiche da lui ideate, di alcuni musical di successo, fra cui “Aladin”.
Ed il presente dei Pooh? Il gruppo ha fatto uscire di recente un nuovo lavoro antologico, “Opera seconda”, chiaro riferimento nel titolo al già citato “Opera prima”. I Pooh ripropongono alcuni loro successi (compresi, però, qualche brano meno celebre, tipo “Quaderno di donna” e “Sara nel sole”) completamente riarrangiati e questo grazie pure all’apporto dell’orchestra Punto Rec Strings diretta da Fabio Gurian. Non solo un nuovo album però, perché il gruppo ha deciso di intraprendere un tour, precisamente un tour teatrale, stavolta accompagnati dalla Ensemble Symphony Orchestra diretta dal Maestro Giacomo Loprieno. Ovviamente non può mancare una data nella Capitale (per la precisione due): 16 e 17 novembre 2012, ore 21, presso Auditorium Conciliazione. Insomma, ennesimo tour e, molto probabilmente, ennesimo successo.
Un gruppo, i Pooh, capace di legare intere generazioni. Assieme ai Nomadi, rappresentano una vera certezza nella musica italiana. È chiaro che coloro che dovessero amare sonorità diverse, più “elettriche” o “alternative”, continuerebbero a non prestare attenzione alle nuove loro uscite discografiche. Eppure, il nome dei Pooh non sarebbe qualcosa a loro sconosciuto, proprio perché da anni rappresentano, in Italia, un punto fermo. Chi non conosce un pezzo come “Pensiero”, oppure “Chi fermerà la musica”, “Tanta voglia di lei”, “Noi due nel mondo e nell’anima”, “Uomini soli”? Possono pure non piacere a livello musicale, ma intanto si conoscono, vuoi perché li passano alla radio, o vuoi perché qualcuno in famiglia decide di ascoltare un loro album. Insomma, in qualche modo entrano in testa.
Questa, in sostanza, è la valenza dei Pooh: essere riusciti ad entrare nella testa (in tanti pure nel cuore) di diverse generazioni di italiani.

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