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Bioarcheologia con il Pigorini dai ragazzi del liceo Vivona

vivona bioantropologiaCe lo siamo sentiti dire un po' tutti da ragazzi: Roma è la città eterna, Roma ha oltre 2000 anni di storia, Roma ha un passato unico… Insomma siamo cresciuti in una città con un grande passato, anche se siamo sempre stati abituati a leggerlo tramite i suoi monumenti o dalle gesta dei grandi personaggi dei di storia. Poche sono state le occasioni tra i banchi di scuola per riflettere sulla quotidianità della più grande metropoli del passato e ancor meno le possibilità di toccarne con mano i resti dei protagonisti.

Proprio a Roma, invece, nel 2014, grazie ad un progetto finanziato dalla legge 6/2000 , i ragazzi di cinque classi quinte del Liceo Classico Statale Francesco Vivona, hanno avuto l'occasione unica di scoprire, nel corso dell'anno scolastico, cosa significhi leggere la storia dai reperti umani. Ragazzi abituati a vedere CSI alla televisione si sono trovati a comporre scheletri trovati nelle tombe della Necropoli di Isola Sacra di Porto, ricostruire le storie di altri ragazzi o di bambini tramite indizi biologici, sotto la guida esperta ed attenta del personale dalla Sezione di Bioarcheologia della Soprintendenza al Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini”. Uno staff ben preparato ha guidato loro, passo passo, alla riscoperta, da un punto di vista scientifico, della vita dei loro antenati. Una sorta di CSI fatto di tecnologia, ma anche di , per raccordare scienza ed umanesimo in un connubio sempre più fecondo.

Oggi verrà inaugurata la mostra al liceo Vivona, aperta fino al 4 giugno 2014. L'occasione è propizia per porre alcune domande all'indaffaratissima Dottoressa Paola Francesca Rossi, antropologa del Museo “Luigi Pigorini”.

Dottoressa, qual è la “scoperta” che ha stupito di più i ragazzi?

I ragazzi sono stati stupiti secondo me da varie cose che riguardano la conoscenza dello scheletro e cioè:

che si può determinare il sesso di un individuo da alcune caratteristiche visibili sul cranio e su elementi dello scheletro postcraniale quali ad esempio il bacino;

che non è così facile mettere le ossa giuste al posto giusto quando si ricostruisce uno scheletro e che si può sbagliare il lato (le ossa dei due lati del corpo infatti sono identiche ma speculari);

inoltre una ragazza mi ha esplicitamente detto che è rimasta molto colpita dal fatto che un elemento piccolo come un dente possa contenere un così grande numero di informazioni sulla vita di un bambino.

Non capita tutti i giorni di leggere di un'iniziativa così originale, che avvicini i ragazzi ad un modo, quello dei musei, cui sono tradizionalmente refrattari. Avete avuto difficoltà ad allestire un progetto simile?

Nel nostro caso non ci sono state grosse difficoltà perché avevamo a disposizione un eccezionale campione scheletrico di provenienza archeologica e abbiamo avuto una scuola molto interessata a partecipare e collaborativa. Se fossero mancate queste due cose sarebbe stato molto più complesso.

Un simile progetto può esser visto come un promettente inizio di un programma cui potrebbero aderire anche altre scuole. Perché consiglierebbe agli altri istituti di sperimentare un'iniziativa simile?

Secondo me un progetto di questo tipo è utile per le scuole perché integra il normale insegnamento scolastico e offre ai ragazzi l'opportunità di imparare in un modo diverso, come dicono gli americano “hands on”, con un approccio pratico, sperimentale. Osservando, rilevando e misurando si traggono conclusioni su un problema dato. Alcuni insegnanti ci hanno riferito che ragazzi che fanno fatica ad applicarsi in senso tradizionale, hanno rivelato interesse insospettabile per questo tipo di lavoro. Inoltre, lavorando molto con le fotografie, c'è la possibilità per i ragazzi di cimentarsi con l'elaborazione di immagini, con software di grafica per costruire pannelli per una mostra (come in questo caso) e anche di disegnare a mano libera. In questo caso ad esempio abbiamo chiesto ad ogni gruppo classe di identificare se stessi con un logo (disegnato da loro) e con un motto. Alcuni hanno proprio coniato una frase, altri l'hanno scelta dai testi classici che studiano.

Nel ringraziare la disponibilità della Dott.ssa Rossi, non rimane che invitare tutti a fare un salto alla mostra presso il Liceo Classico Statale “Francesco Vivona”, via della Fisica 14 – Roma.

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